Donne con un talento espressivo, donne iconoclaste, che hanno vissuto alla loro maniera e si sono rifiutate di stare in un angolo del focolare per far felici tutti tranne che loro stesse. Donne come Nina Simone, Marguerite Duras, Clarice Lispector, Jean Rhys, Toto Koopman, Lydia Cabrera e tante altre. A raccontarne gli spiriti inquieti e creativi è la giornalista Cristina De Stefano nel suo ultimo libro Scandalose, vite di donne libere (Rizzoli).
La De Stefano si dimostra ancora una volta – ci ha già donato, tra le altre pubblicazioni, l’indimenticabile biografia di Oriana Fallaci Oriana, una donna (Rizzoli) ed i racconti, sempre biografici, Americane avventurose (Adelphi) – una maestra nel riavvolgere i fili delle esistenze degli altri, scoprendone i segreti, i momenti drammatici ma rivelatori di talenti personali, dalla scrittura alla scultura.
Ci ritroviamo tra le mani racconti non fiction, incursioni in ambiti privati di artiste più o meno note, che per carattere hanno dato scalpore e hanno fatto parlare di sé almeno quanto le loro opere. Il rischio monotonia se ci si cimenta in libri del genere è alto. Il pericolo è di finire irretiti in una sequenza di date e avvenimenti, ma non è il caso di Scandalose.
L’autrice mixa biografismo e narrazione, seguendo un punto di vista che da suo diventa quello della donna che rimette al mondo, scrivendo. Il risultato è uno stile inconfondibile, un marchio che ha reso la De Stefano una rabdomante di vite. Intorno alle scandalose ci sono i padri orchi o generosi, gli uomini che le hanno amate, riamati a loro volta. Molto spesso amici, che di queste ragazze senza tempo hanno apprezzato l’ironia, l’estro, la solitudine, la cocciutaggine, le dipendenze.
Se la società, di qualsiasi epoca, immagina la donna come un essere remissivo e obbediente, c’è solo una cosa da fare: opporsi e adottare un proprio stile, accettandone le conseguenze, perché nessuno può ignorare il fuoco che gli impazza nel cuore. Scandalo? E sia.