Salmo, il rap e le cose fatte per bene

Salmo

Undicimila persone, tutti quanti ospiti di Salmo che ha svolto egregiamente gli onori di casa. Nel Mediolanum Forum pieno stipato Maurizio Pisciottu (all’anagrafe) è riuscito a creare un’atmosfera quasi intima.

Partito circa 8 anni fa dall’underground più oscuro quando faceva concerti per cinquanta persone, è arrivato a fare sold out in uno dei palazzetti più grandi della penisola. Una serata che è stata una vera e propria consacrazione per lui che nei live ha sempre dato tutto il meglio come ribadisce sia nei suoi album che sul palco.

L’ha definita una “finale di Champions League”, nonostante non sopporti il pallone: un match che non si è giocato da solo, ma assieme ai “ragazzi” del pubblico, che ha coinvolto durante tutto lo show e ai quali ha lanciato dal palco qualche bottiglietta d’acqua per stemperare la calura del forum infuocato. Ne ha fatta di strada Mauri, sul palco insieme a lui chitarra, basso e batteria e Dj Slait, fido compagno che sin dall’inizio lo supporta con i suoi scratch e assieme al quale ha firmato alcuni dei suoi più grandi successi. C’è più gusto, persino o soprattutto nei concerti rap, quando sul palco c’è una band completa: una pratica che è ormai molto diffusa negli U.S. e che pian piano anche in Italia sta prendendo piede, ma che sicuramente alza il livello dello spettacolo.

Partenza al massimo con la hit 90 MINUTI dal suo ultimo disco, poi carrellata di brani senza prendere fiato. Parla attraverso la sua musica e ogni tanto si emoziona anche, per l’affetto e l’attaccamento che i suoi fan gli dimostrano cantando a squarciagola i suoi versi. Come a Roma ha deciso anche di ricordare le vittime della tragedia di Corinaldo con uno struggente minuto di silenzio, necessario quanto giusto a sensibilizzare tutti i giovani e giovanissimi presenti riguardo questa tematica e ricordando che siamo esseri umani nonostante la patina dello spettacolo.

Non si ferma un secondo, canta, salta, fomenta e più volte si cambia d’abito: intervallando o implementando i brani con gag e siparietti. Durante la traccia strumentale TIÈ in cui assieme al suo bassista si traveste da Beatles in Sgt. Pepper, esibendosi in un solo batteria, accompagnata dal basso. Spettacolare anche l’esecuzione di PERDONAMI in cui inserisce la celeberrima schitarrata iniziale di Humble che scomoda il collega americano Kendrick Lamar. Non mancano i consueti ospiti, che fanno incursione sul palco. Arriva Nitro, uno tra i suoi più fedeli compagni di merende, per il brano DISPOVERY CHANNEL accolto anche lui con cori da stadio dalla folla. Lo raggiungono anche Gemitaiz e Madman, insieme ai quali rappa Killer Game e augurano un Buon Natale con Buon N***** freestyle. Con l’amatissimo Coez esegue SPARARE ALLA LUNA con tanto di finto blitz delle teste di cuoio della D.E.A. Memorabile l’apparizione di due formosissime ballerine “curvy” che se lo sono spupazzato sulle note di Estate di Merda. Il punto più alto raggiunto è stato quando dopo una serie di pezzi ha eseguito a sorpresa La prima volta, in una versione a cappella, in coro con la platea.

Un live dove si mostra per quello che è: un’artista davvero appassionato a ciò che fa, ma anche un ottimo direttore artistico, messo in piedi uno spettacolo in cui ha calcolato tutto nel dettaglio. Si mette a nudo e continuamente si confronta con il pubblico, in one man show da manuale, dove ha provato a raccontarsi e a raccontare la cura che mette in ciò che fa, sia nella forma che nel contenuto.

Fa emozionare tenendo il palco come una vera e propria rockstar. Zero autotune e zero basi registrate, solo strumentali sul momento e gli scratch di Slait. Tutto live, senza playback.


Un rapper e una personalità che serve alla scena per dettare il passo, di modo che tutti “questi Lil e questi Yung” delle nuove leve del rap sappiano a che qualità puntare e con chi devono fare i conti se vogliono diventare veri musicisti. Lo studio è buona parte dell’opera d’arte e solo attraverso questo si riesce ad esprimere il talento. L’estro è importante, ma l’arte ingenua non esiste, ci vuole tempo e dedizione, credo proprio sia questo che vuole insegnare soprattutto ai giovanissimi, ai quali dice “se ti chiedono il futuro dov’è digli presente”. È giusto riconoscergli i meriti e iniziare a capire che l’estetica conta, ma solo i contenuti ci salveranno.

Foto di Alise Blandini

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