Sallusti pensa, Sallusti fa

Sallusti; Sallusti e il carcere; la cassazione sospende il carcere; Sallusti dice “vado in galera”; Sallusti dice di rifiutare gli assistenti sociali perché non è uno spacciatore; Sallusti pensa; Sallusti fa. Censura o non censura? Fascismo o non fascismo? Proviamo un attimo a fermarci e a guardare ai fatti, a guardarli sul serio senza perdere il senno.

Sallusti non ha mai conosciuto tanta popolarità come in questi giorni, eppure è il direttore di uno dei giornali più discussi d’Italia. Sallusti è un uomo famoso per le prime pagine del suo giornale, prime pagine spesso intrise di cattivo gusto, a volte persino con qualche contenuto sessista (come non citare il “Ciao Ciao Culona”). Però Sallusti è un giornalista, anzi “il” giornalista più cercato su google delle ultime ore. Sallusti pensa. Sallusti fa.

Quello che ha fatto Sallusti è stato pubblicare un articolo di un certo Dreyfus (che non si sa realmente chi sia a parte rivelazioni inaffidabili), un articolo menzognero, un articolo anti-abortista completamente sballato e creato ad arte per indurre a compassione il lettore, per farlo commuovere, per farlo indignare. Insomma per sconvolgerlo emotivamente.

Il titolo è già di per sé un programma: «Il giudice ordina l’aborto. La legge più forte della vita». Io, che sono un pro-aborto personalmente se conoscessi un giudice che ordina a qualcuno di abortire gli tirerei un sasso, come minimo. Figuriamoci le reazioni empatiche che si potevano sviluppare tra gli anti-abortisti (cioè spesso il pubblico a cui è destinato Il Giornale). Poi l’articolo prosegue così: «Un’adolescente di Torino è stata costretta dai genitori a sottomettersi al potere di un ginecologo [il quale in questo articolo è chiaramente interpretato da un figlio di satana] che, non sappiamo se con una pillola o con qualche attrezzo, le ha estirpato il figlio e l’ha buttato via. Lei proprio non voleva. Si divincolava [ammettiamolo è un immagine orribile]».

Tutte queste belle visioni quali l’estirpazione di un feto da una tredicenne o la ragazza che si sottomette al ginecologo sono, oltre che prepotentemente fuori luogo dato che si sta parlando di un medico che esercita semplicemente la sua professione, totalmente false. La ragazza non si è sottomessa. Anzi. Lei voleva abortire. Riporto velocemente alcuni punti dalle sentenze dei giudici, evidenziate dal Fatto Quotidiano:  «la notizia pubblicata dal quotidiano diretto dal dott. Sallusti – scrive la Cassazione – era ‘falsa’ (la giovane non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò ad una sua autonoma decisione, e l’intervento del giudice si era reso necessario solo perché, presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest’ultimo la decisione presa)»

In conclusione, un articolo menzognero, falso, scritto per propaganda anti-aborto, per empatizzare con i fedeli lettori. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere un quotidiano, un organo di informazione, un mezzo di diffusione delle verità (lo so, non è mai così, ma di teoria stiamo parlando). Quindi è stato condannato a quattordici mesi di carcere. Giusto. Ha senso. No… un momento… il carcere?!? Veramente il carcere?!?

Stiamo condannando un giornalista (per quanto deprecabile o meno) al carcere. Bene, dichiaro ufficialmente che siamo al fascismo puro e semplice, allo stalinismo becero, alla mancanza totale di ragione… anzi no… al populismo! Questo maledetto populismo che ci corrode l’anima, questo senso di moto rabbioso da forcaioli che non fa altro che esultare di fronte ad un giornalista (che ha sbagliato) che entrerà in carcere per quello che ha scritto. Siamo al beppegrillismo puro, al vaffanculismo incontrollato, probabilmente se avessero aspettato Sallusti sotto casa e lo avessero arso vivo ora penseremmo che nel mondo c’è giustizia. Grazie batman.

No mi dispiace, non credo che Sallusti meriti la galera. Io credo che ci siano altre forme di sanzioni più sensate, ad esempio il radiarlo dall’albo, una multa che si mangi tutto il suo reddito, un qualcosa per il quale sia costretto a guardare in faccia alla realtà della propria inadeguatezza professionale.

Ma il carcere? Sapete cos’è il carcere? Il carcere è un luogo dove mettiamo la gente che non vogliamo vedere, dove la gente soffre e si suicida, dove le persone sono chiuse in un perimetro perché “è meglio così”. Il carcere è un rigurgito medievale che non serve a nulla, specie com’è formulato oggi. Una palestra di criminalità.

Sallusti incarna tutto ciò che io non sarei mai. Ma il carcere è un posto che non dovrebbe nemmeno esistere (prima di pensare “e adesso dove li mettiamo i criminali?”, cerchiamo di capire cos’è un carcere, come è gestito, cosa c’è realmente dentro). Oltretutto in questo modo facciamo di Sallusti un martire, un simbolo strano, un giornalista che – considerato quanto scritto più sopra – tutto deve divenire fuorché un’icona.

P.S.: Diamo il bentornato allo squadrismo istituzionalizzato.

P.P.S.: Qui l’articolo incriminato

P.P.P.S.: Tra non troppo tempo, un bel focus sul carcere non ce lo leva nessuno.
(Foto dalla Rete)

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