Cominciamo col dire che sin dall’apertura e dalla prima traccia questo disco vi conquisterà. No, non è qualcosa che ci capita spesso ormai, nel rutilante mondo contemporaneo ricchissimo di nuove uscite, in cui al venerdì mattina si va al ritmo di una inquieta cavalcata tra nuovi singoli, nuove ossessioni, dischi, progetti, esordi fulminanti, e soundtrack da sottofondo per i pasti quotidiani. Eppure il disco di Rhye (diciamo di e non dei, perché Michael Milosh è rimasto da solo a questo giro) vi conquisterà sin dalla primissima traccia, Waste.
Quel caldo ritmo R&B vi avvolgerà e trascinerà via con nostalgia, per un attimo la voce di Milosh sembrerà essere venuta fuori direttamente da certe atmosfere-cartolina anni Ottanta. Ma non è proprio così, traccia dopo traccia è chiaro quanto Blood sia un album perfettamente contemporaneo, che mescola i beat a tastiere e batteria, provocando quell’incalzatura del ritmo che Milosh cercava per questo disco, nella volontà di buttar fuori un album che non fosse solo fatto di lacrime ma anche di movimento (Feel Your Weight ne è la prova). Il tutto avvolto in un’atmosfera che mescola R&B a dream-pop, che ci catapulta letteralmente in una bambagia sonora in cui è piacevole restare per un po’ – sospesi.
È un disco sulla fine di una relazione, in alcuni episodi (Please) ritmato da una sadness e uno struggimento d’altri-tempi. Una malinconia che risulta essere perfetta per il disco del post Robin Hannibal, che aveva registrato Woman insieme a Milosh e poi lo aveva abbandonato, rompendo la magia del duo misterioso che si era fatto largo online nei primi tempi di formazione dei Rhye. La collaborazione Milosh/Hannibal era stata salutata – ai tempi – con largo interesse e apprezzamenti trasversali: uno stile che si era fatto riconoscere, grazie alla voce originale di Milosh, alle soffuse atmosfere create dal duo canadese/danese, e ai video molto catchy in versione B/N tra il romantico e il sensuale che han già fatto la fortuna di band come i Cigarettes After Sex.
Dopo Woman, Milosh collaborerà anche a un pezzo con Bonobo per l’album Migration, Break Apart. Ma era proprio il momento che tornasse con un nuovo disco, e ci mostrasse cosa aveva da dirci in solo per il progetto Rhye. La sensualità di Woman non è andata perduta (basti vedere la copertina dell’album), in particolare in pezzi come Phoenix che accendono l’atmosfera, anche grazie alle parole cantate da Milosh: “Feel my body through your fears and stains”. E persino nel soffice lamento di Softly c’è quel retaggio sonoro di sensualità che ci piace.
No, non è solo un disco per piangere – come voleva Milosh, perché in questo crogiolarsi esiste ancora una speranza di redenzione che lui ci porta a vedere (o intravedere), soffusamente attraversata dai ritmi caldi di un R&B dolce in cui le note del pianoforte hanno l’effetto di una culla, e i pizzichi alla chitarra del pezzo finale Sinful, ci riportano a casa appagati.
Blood è il disco che dimostra il talento di Milosh, l’apoteosi di una malinconica sensualità: un album a cui vi conviene dare subito un ascolto.