Lune di miele di Chuck Kinder, è una stravagante storia autobiografica la cui stesura ha richiesto una ventina di anni. È la storia dell’amicizia tra l’autore e lo scrittore americano Raymond Carver, ma non solo: è una totale immersione in una California degli anni ’70, in cui i protagonisti vivono crisi deliranti, scenate da commedia, drammi e tradimenti.
Jim Stark (Chuck Kinder) e Ralph Crawford (Raymond Carver) iniziano alla Stanford University a condividere la passione per la scrittura e per la letteratura, a coltivare grandi speranze per il futuro.
“Il sogno meraviglioso che condividevano era un sogno di gloria”
Liti furiose con le rispettive mogli e insoddisfazioni professionali portano i due scrittori a consolarsi vicendevolmente e ad abbandonarsi all’alcol, all’uso di droghe, a una condotta dissoluta e lasciva, spesso fuori controllo. Momenti di gioia per i successi ottenuti sono spesso interrotti da duri momenti di disfacimento dovuti a relazioni extraconiugali, fallimenti finanziari e problemi con la legge. È un continuo rimettere insieme i pezzi appena distrutti delle loro esistenze.
Tutto viene raccontato con distacco. Il personaggio di Jim viene descritto come un “cattivo ragazzo”, un duro che frequenta un gruppo di bikers, ma con un animo sensibile. Uno scrittore fuorilegge, quasi leggendario, pronto a cambiare vita da un giorno all’altro. L’autore non si risparmia: ammette e descrive ogni gesto vile e spregevole ai danni dell’amico Ralph (non che quest’ultimo fosse meno capace di atti meschini), ogni pensiero iniquo. Ammette persino di aver vissuto nella giovinezza quest’amicizia come una sfida continua, un confronto, con l’ansia di rimanere nell’ombra.
“Jim aveva detto in giro che la festa era per il compleanno di Ralph, ma Ralph aveva capito al volo come stavano le cose. Jim stava usando il buon nome di Ralph e il successo del suo ultimo libro di racconti come esca. Jim aveva invitato alla festa più o meno ogni autore degno di nota della Bay Area, e Jim leccava loro il culo senza ritegno”
Questa trasposizione rende l’idea di quanto schietto sia Chuck Kinder nell’ammettere bassezze e debolezze del passato. Nonostante tutto, malgrado i tradimenti reciproci e il darsi addosso pesantemente, questi due esseri umani, riconoscendo il marcio l’uno dell’altro, hanno sempre fatto in modo di perdonarsi, di essere un rifugio sicuro in cui accasciarsi e leccarsi le ferite.
Di Ralph si parla come di un “grasso figlio di puttana”, una canaglia buona e bugiarda, che ama la moglie Alice Ann, ma che non può fare a meno di tradire con Lindsay. Un uomo che tocca il fondo varie volte, che incede verso lo sfacelo. A tratti ci viene presentato come una povera vittima delle sue emozioni, indifeso e bisognoso. Tuttavia, non si riesce proprio a detestare il “vecchio Ralph”. Paradossalmente potrebbe invece rimanere in bocca un retrogusto amaro analizzando proprio la figura di Jim.
Alice Ann è di sicuro la figura femminile che più affascina: il suo aspetto dolce, i suoi lineamenti delicati e belli nascondono un vero e proprio ciclone. Mezza hippie, interessata alle filosofie orientali, alle tendenze new age, proiettata verso l’espansione dei propri orizzonti; sarà per ben 18 anni una fervida sostenitrice del marito. Pronta a salvarlo e difenderlo, a seguirlo in questa montagna russa che è la loro vita, e anche a stenderlo a terra a calci, se necessario. Ama il talento di Ralph, la sua capacità di sublimare e fare di un dramma quotidiano uno dei suoi racconti. Tutto gli passa attraverso, “tutti vivono per passare alla storia secondo Ralph” come dice Alice Ann in un momento di profondo dolore. Quasi sicuramente senza di lei, Ralph non sarebbe passato alla storia come il maestro della narrativa breve.
È un libro che offre un interessante spaccato di vita di due autori americani, genuino nonostante spesso i dialoghi conducano eccessivamente a uno stereotipo, risultando artefatti e posticci. Ogni pagina è un atto di profondo affetto, che va oltre la concezione classica dell’amicizia, che molto si avvicina a “un legame karmico”.
a cura di Noemi Quattrocchi