Tutte le foto sono di Alise Blandini
Il femminismo della seconda generazione è passato attraverso la liberazione del corpo e la lotta per il diritto ad autodeterminarsi. La donna resta però a oggi un essere sociale il cui percorso viene spesso ostacolato per il solo fatto di essere donna. Ce lo racconta Mary Beard nel suo Donne e potere, dove con Penelope zittita dal figlio Telemaco si inaugura una sequenza di donne messe a tacere, all’angolo, mai protagoniste, e quando uniche eroine della propria storia immediatamente rese soggetto di insulti volti a farne perdere credibilità.
Dico questo perché, dopo tutto, negli ultimi due anni sono stati scoperchiati più vasi di Pandora: sempre più donne, per iniziativa personale o unite in campagne e movimenti, hanno alzato la voce. E se c’è un album che con potenza si è innestato in questo periodo, dando risalto a una voce femminile, facendola esplodere e rubare la scena, quello è senza ombra di dubbio GO GO DIVA de La rappresentante di lista: terzo album partorito dal progetto musicale di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina.
GO GO DIVA arriva tre anni dopo il precedente album BU BU SAD, di cui riprende la struttura del titolo, lo stile sfrontato di tracce quali Apriti Cielo! E Cosa farò?, ma anche la tenerezza di Siamo ospiti – portata anche in live con il messaggio di solidarietà necessario più che mai in questi tempi plumbei. Eppure, se c’è una cosa che va riconosciuta all’accoppiata metà siciliana e metà toscana è quella di essere partiti dai piccoli locali di Palermo con una personalità grezza ma già riconoscibile, un orientamento artistico e un gusto musicale a cui non era possibile affezionarsi, per giungere a un pubblico sempre più grande e a produzione anche più consistenti (in ultimo il passaggio all’etichetta Woodworm) senza lasciare che ciò scalfisse o tradisse il nucleo vitale da cui tutto ha preso forma in origine.
I cambiamenti – per natura fisiologica di ogni essere vivente – ci sono stati: a partire dalla formazione della band, che accoglie sempre più personalità e strumenti, alle sonorità messe in gioco. GO GO DIVA, prima di qualsiasi altra cosa, è un album solido, maturo. Coraggioso. E lo dichiara sfacciatamente a partire dal singolo che apre l’album e ne ha anticipato l’uscita. Questo corpo è la perfetta bandiera delle intenzioni che vibrano in ogni singola traccia successiva. Un inno al corpo, alla riappropriazione di esso, all’istinto che scorre nelle vene e che non deve mai essere lasciato a riposo. Un corpo vivo, imperfetto, che a tratti disturba perché lontano dall’imposizione di piacere a tutti i costi. Un corpo da cui spesso ci dissociamo e al quale dovremmo ritornare.
A me non piace niente
E non mi piace nessuno
Questo corpo che è stato una festa
Pieno di falsi amori
Pieno di peli
Verrò con tutto il mio cuore
A dirti “cosa credi?”
E quel corpo, femminile, è quello di Veronica Lucchesi che nel bellissimo video del singolo si muove quasi in modo animalesco sulle sonorità elettroniche che accompagnano il testo.
L’album continua sviscerando l’amore, le relazioni, tra sonorità pop e ballate più dolci. Un contatto con l’altro che non è mai immediato, mai di facile lettura: dalle aspettative e la durezza di Maledetta Tenerezza ai Ti amo cantati a squarciagola. Da parte di artisti multiforme e impegnati anche alla sensibilizzazione per i diritti civili, non mancano le tracce di denuncia ai tempi che viviamo: dalla violenta The Bomba (“il muro, il muro, adesso tiro su il muro, fallo per dimenticare quello che non vuoi guardare”) alla delicatissima Panico, ispirata dalla tragedia di piazza San Carlo di due estati fa.
Tutto raccontato da un punto di vista femminile che emerge con fulgore nel ventre di GO GO DIVA, con due dei brani non solo tra i più belli (difficile scegliere), ma sicuramente più rappresentantivi. Giovane Femmina e Guarda come sono diventata. La prima, ancora una volta, una dichiarazione di intenti, di assoluto diniego delle privazioni imposte dalla società:
“Io sono la giovane femmina
Adesso che bevo, voglio ancora la sete”
La seconda una vera e propria rinascita, una resurrezione intima e piena; non un farsi spazio tra le tenebre alla cieca, ma una presa di coscienza spavalda. Il tutto accompagnato dalla voce splendida di Veronica, che arriva lì, esattamente dove deve arrivare.
È impossibile pensare a GO GO DIVA senza perdersi in ammirazione per il talento di questa artista, che anche per la stessa natura dei testi prende la scena nei live ed emerge come entità ammaliante, irresistibile. Un asservimento al corpo e alla musica, lo stesso istinto esaltato parola per parola viene impersonato in un’atmosfera che non può che travolgere anche il pubblico.
D’altro canto questo nuovo album segna, a partire dalla data del festival di Berlino organizzato dall’etichetta Woodworm l’iniziazione a un pubblico più ampio che ha saputo accogliere e concedere il giusto successo a questa band ancora giovane, che ha ancora da dire e non ha paura di farlo – a differenza di molti nel panorama indie italiano.
Al live de La rappresentante ci si scatena, ci si commuove, ci si lascia entusiasmare grazie ai momenti di pura bellezza che la band nel suo insieme riesce a regalare. Si ritorna alle origini, a partire dal singolo omonimo da cui tutto è iniziato, fino al presente e l’inevitabile invito al restare umani.
Veronica è la protagonista, ma come ogni DIVA ha il suo gruppo ad accompagnarla e a fare di tutto per valorizzarla, senza mai scomparire nell’ombra. La percezione che si ha è quella di essere davanti a dei complici, sempre in sintonia, in libero scambio di vibrante energia tra loro e il pubblico. La stessa condivisione che sembra essere terreno fertile per ogni nuovo album. Tre anni ci sono voluti da BU BU SAD, tre anni che ci hanno permesso di avere in mano un capolavoro. Se ce ne saranno altri per il prossimo: ne varrà la pena.