Quattro ragazze, diverse per ceto, personalità, aspirazioni e approccio all’amore, ma accomunate dal contesto in cui vivono: una crisi sociale ed economica che si fatica a lasciarsi alle spalle, mentalità moderne assediate da un certo oscurantismo d’altri tempi, una crescente tensione politica che si alimenta di paura, ignoranza e razzismo. Vi sembrano argomenti familiari? Eppure, non siamo nell’Italia giallo-verde del XXI secolo, bensì nell’Amburgo degli anni Venti e Trenta.
Con Figlie di una nuova era, Fazi propone ai lettori italiani il primo volume di una nuova, appassionante saga che, dopo la delusione della famiglia Aubrey, si prospetta finalmente all’altezza dei Cazalet. Oltrepassata la Manica, ci immergiamo nella quotidianità germanica di Henny, Käthe, Ida e Lina, le protagoniste attorno alle quali orbitano mariti, fidanzati, famiglie e colleghi. È proprio la quotidianità, la vita spiccia fatta di lavoro, ideali, sogni e delusioni, a essere protagonista della prima parte del libro. Una prima parte in cui sembra che le quattro ragazze e la Germania tutta siano in grado di superare il trauma della Prima Guerra Mondiale per veleggiare verso un mondo nuovo, più moderno e sereno. La Storia con la esse maiuscola inizia però a infiltrarsi nelle pieghe di questa quotidianità, in maniera sempre più insistita, fino a prenderne le redini e indirizzarne il corso.
Il ventennio tra le due guerre mondiali è un periodo che finalmente si sta cominciando a riscoprire, anche a livello letterario. Gli anni tra il 1918 e il 1939, confinati nei libri di scuola a una sintetica e superficiale parentesi tra i ben più importanti eventi bellici, stanno riacquistando una loro dignità a se stante. Sono, in effetti, anni interessantissimi: un pentolone di rinnovamenti sociali, ideali e politici che ribolle di vitalità. Ma sono, soprattutto, anni in cui la vita va avanti. Il tempo non è sospeso, magicamente congelato tra la carneficina delle trincee e quella del Blitzkrieg, bensì animato da effettiva vita vissuta: Henne e Käthe che si dividono tra amori personali e il loro lavoro da ostetriche, Lina che scopre e abbraccia la sua omosessualità, la viziata Ida a cui i confini di un matrimonio d’interesse in stile Ancient Regime stanno sempre più stretti. La vita, tra il Kaiser e il Führer, è andata avanti. E proprio per questo, la nuova guerra che arriverà a interromperla sarà ancora più traumatica.
Di recente, gli anni della Repubblica di Weimar erano stati lo sfondo di Babylon Berlin, il libro prima (Feltrinelli) poi serie tv (Sky Atlantic) di Volker Kutscher. In quel caso, però, servivano appunto come mero sfondo, come ambientazione turbolenta e confusa in cui far muovere l’ispettore Gereon Rath. In Figlie di una nuova era, come detto, è invece la quotidianità a essere protagonista. Ma l’autrice Carmen Korn qualcosa in comune con Kutscher ce l’ha comunque. Anche la giornalista/scrittrice di Amburgo nasce infatti come giallista, e il ritmo di scrittura da thriller è importato nel romanzo storico. Se la Howard è più introspettiva nel raccontarci i suoi Cazalet, focalizzandosi su pensieri, stati d’animo, piccoli dettagli affettuosi, la Korn è invece prevalentemente trama: è il susseguirsi degli episodi, delle azioni e delle vicissitudini che tratteggia e ci restituisce la personalità dei protagonisti.
La trama, intensa e scorrevole, è inoltre supportata da una intelligenza di scrittura che contribuisce a elevare il tono dell’intero libro. Perché è vero che si parla degli anni Venti e Trenta, ma a ogni pagina, a ogni dialogo, affiora un pensiero costante: quegli anni assomigliano maledettamente ai giorni nostri! Se leggere oggi i Booddenbrok di Thomas Mann – che indubbiamente hanno ispirato la Korn – ha una funzione quasi meramente filologica, volta a scoprire com’era la Germania, inesorabilmente irrecuperabile, di prima della Seconda Guerra Mondiale, con Figlie di una nuova era si compie anche una implicita riflessione aggiuntiva su quello che siamo oggi e su dove sta andando la nostra società. Al lettore, rimangono un romanzo intenso e la speranza che, per salvarci e non ripetere gli errori del passato, le figlie della nostra nuova era siano già nate.