Provare a ricostruire il Cinema Italiano. Parla Francesco Boschetti (Underdog Film)

Il cinema italiano è in caduta libera. O perlomeno lo era.
Nel 2008 tutti annunciano la grande ripresa a seguito del Premio della Giuria che “Il Divo” e “Gomorra” vincono a Cannes. Già da qualche anno prima, più o meno dall’affermarsi del digitale che ha permesso la realizzazione di film a prezzi estremamente ridotti, si era visto l’affermarsi di una nuova generazione di registi che, tra autoproduzioni e tentativi azzardati, provava a farsi breccia nel complesso mondo del cinema italiano puntando a quell’ormai spesso dimenticata qualità. E così si continua oggi.
Non sempre gli esiti sono positivi ma è visibile un grande sforzo e pellicole, talvolta, davvero interessanti e degne di nota. Tra i registi ricordiamo i più famosi Sorrentino e Garrone, Daniele Vicari che passa dal feature film al cinema documentario, i fratelli Taviani, Alex Infascelli, Eros Puglielli, Costanza Quatriglio e molti altri.
Tra alti e bassi, molto più nell’ombra, si muovono giovani produttori e cineasti che non demordono e continuano a provarci nonostante spesso vedano film non distribuiti o non degnamente riconosciuti.  Ed è ai loro sforzi e, non per fare retorica, al loro coraggio che si deve rendere conto di fronte a gran parte delle produzioni di qualità degli ultimi anni.
In questo articolo parliamo della Underdog Film che (citiamo il sito ufficiale):

nasce per volontà di cinque giovani professionisti, società a responsabilità limitata finalizzata alla produzione di film e documentari per il cinema e la televisione
Ma “Underdog” è un gruppo, prima ancora che un’impresa, che incarna i valori di una scommessa appassionante: quella di riuscire ad affermarsi creando, grazie all’unione delle professionalità e dei talenti, prodotti che siano l’esaltazione di una qualità frutto non di enormi capitali, ma dell’entusiasmo e della dinamicità di una compagine ambiziosa.

In un anno di vita, la Underdog Film ha prodotto un documentario (“The Age of Kommunalki” di Francesco Crivaro ed Elena Alexandrova”) ed il lungometraggio “Amoreodio” (esordio di Cristian Scardigno) che è stato selezionato al Montreal World Film Festival, pellicola nata con lo scopo di dimostrare come sia possibile girare un film di qualità anche senza investire milioni di euro, andando a tagliare tutto quello che non è strettamente necessario alla riuscita tecnico-artistica del film.
Francesco Boschetti, regista e socio della Underdog Film, risponde a qualche nostra domanda:

Che cosa consigli ad un giovane cineasta o ad un aspirante regista in Italia?
Di vedere tanti film, leggere sceneggiature, mettere la cultura personale tra le prime priorità, e studiare per conto proprio, evitando le scuole di cinema che, salvo pochi casi, sono una perdita di soldi e di tempo. Ma soprattutto, gli consiglierei di fare molta pratica diretta sul campo, ovvero il set, quindi farsi notare iniziando a girare cortometraggi e documentari. Il tutto in un contesto di gruppo, di cooperazione con altre figure tecniche e artistiche, sia per un proprio accrescimento, sia per evitare di farsi identificare nella pericolosa categoria del “filmmaker”, che in Italia viene equiparata a quella degli “amatori”.

 

Puntare tutto all’estero o tentare la strada in Italia?
Oggi nel nostro Paese c’è davvero scarsa propensione al rischio, soprattutto se ad essere valutati sono progetti e autori che non godono del reference system. Il discorso investe non soltanto il cinema, ma l’imprenditoria in genere. Prima del denaro manca la voglia di rischiare. Tuttavia, per limitarci al cinema, sono moltissimi i precedenti di film che prima di ottenere riconoscimenti in Patria, hanno dovuto ricevere gloria all’estero. Immaginiamo, ad esempio, la storia travagliata del film “Salvo”, che per “meritare” una distribuzione in Italia, ha dovuto passare una lunga trafila, nonostante fosse stato premiato a Cannes! Per cui la mia idea è che i festival e i mercati esteri possano essere uno sbocco importante per i registi emergenti, nonché un trampolino di lancio per arrivare al mercato italiano da una porta secondaria.

 

Cosa pensi del fenomeno delle webseries? Web come piattaforma di lancio o solo trampolino per una fama temporanea?
Il mezzo è sicuramente interessante. Tuttavia, come spesso accade, quando nasce un’idea tutti vi si lanciano alla cieca, e così oggi siamo invasi di prodotti di questo tipo e veramente pochi sono interessanti. Per cui, ritengo che il web possa essere un mercato importante, sia per farsi conoscere che per creare un business. Però è indispensabile, come in ogni ambito, proporsi con idee veramente originali, coerenti col target di riferimento, dove l’originalità non investa il mezzo in sé, bensì l’idea sottesa al prodotto che si offre.

 

Cinema : mezzo in inesorabile decadimento o possibile risalita?
E’ sotto gli occhi di tutti come il cinema stia vivendo una preoccupante involuzione. Solo i multisala riescono a generare utili. Colpa, tra le altre cose, di un mutamento socio-culturale, dell’espansione dell’offerta televisiva, e in una certa misura della fruibilità del prodotto filmico mediante vie alternative, della pirateria in espansione…
Tuttavia, al tempo stesso, ritengo che il cinema sia un mezzo comunicativo-espressivo talmente forte e dalla tradizione così importante, che abbia le potenzialità per risalire in qualsiasi momento. Servirebbe soprattutto una classe politica più attenta, che restituisca alla cultura l’importanza che merita, e che la collocazione dei fondi pubblici nello spettacolo avvenga premiando la qualità dei progetti, incoraggiando i giovani, invece di far realizzare sempre gli stessi film alle stesse quattro società di produzione. Anche qui potremmo procedere all’infinito.

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