La bellezza stava tutta dall’altra parte, dalla parte dei giovani
La prima volta che ho letto un libro di Witold Gombrowicz – uno dei più grandi autori della letteratura polacca – è stato durante le vacanze a ridosso di una Pasqua che mi strappava – finalmente – a un periodo lungo e faticoso in cui stavo preparando la tesi lavorando in un laboratorio di ricerca. Staccare da tutto, fare due ore di macchina verso una casa al mare, freddissima e isolata, abbandonarmi a un sonno ristoratore di svariate ore pomeridiane per poi cominciare al mio risveglio il suo ultimo romanzo: Cosmo del 1965. Quella lettura andò avanti per tutta la notte come se fosse letteralmente impossibile abbandonare quell’«ultima perturbante storia raccontata da Gombrowicz […] un romanzo che coglie nell’atmosfera poliziesca gli smerigli filosofici di un’indagine sulla tragedia umana, i disperati tentativi di scovare un senso nei dettagli marginali dell’esistenza, gli impulsi sessuali esasperati fino all’aberrazione che manipolano la nostra percezione del mondo, e l’ambiguità del reale cui la noia del vivere rivendica inesauribili interpretazioni».
Un’atmosfera in parte simile anima le pagine di Pornografia (1960) – uscito a dicembre e terzo titolo (dopo Cosmo e Kronos) edito da Il Saggiatore che sta riportando in libreria le opere di uno dei più affascinanti scrittori europei del diciannovesimo secolo. Pornografia – nella nuova traduzione di Vera Verdiani, a cura e con una postfazione di Francesco M. Cataluccio – racconta di Witold e Federico, due amici che hanno superato, e di molto, la primavera della loro esistenza, che si trovano nel villaggio di Brzusztowa mentre la Polonia è sotto il giogo mortale dell’invasione nazista. Qui, dall’incontro con Enrichetta – la figlia del loro ospite Ippolito – e con un giovane fattore dal nome Carlo, ordiscono un piano per strappare la giovane al matrimonio con un avvocato attempato e spingerla nelle braccia del giovane ragazzo. La storia intreccia il proprio corso con i fuochi lontani della guerra, con la resistenza polacca per precipitare inesorabilmente verso le spire della sensualità fino ai suoi limiti più crudelmente perversi.
«Mentre stavo scrivendo questa Pornografia – qui e là assai pornografica – sentivo un bisogno, ma di quelli prepotenti: far filtrare il mondo attraverso la giovinezza; tradurlo nel linguaggio della giovinezza, ossia nel linguaggio dell’attrattiva… Ammorbidirlo con la giovinezza… condirlo con la giovinezza… – perché si lasciasse violentare…»
Al centro di tutto si erge come fosse un barlume di luce nella notte più buia dell’Europa la giovinezza come unica salvezza e come sola forma d’innocenza. Federico e Witold si muovono lungo tutto il racconto senza quasi mai parlarsi come due estremi di una comunicazione fatta prima solo di sensazioni e accenni, quindi di lettere notturne che preparano la ragnatela nella quale far cadere i due ragazzini. La sessualità c’è – e si può immaginare quanto fosse scandalosa in Polonia all’uscita del libro – ma è lontanissima da un eros appagante e carnale; è piuttosto il tentativo cerebrale, ultima àncora rimasta ai due uomini legati a loro volta da un’attrazione reciproca – per come stavano attualmente le cose lui e io eravamo due impotenti: esautorati da noi stessi, non eravamo più per noi ma per quell’altra sensibilità, la sensibilità giovane, e questo ci sprofondava nella bruttezza.
…ora nel paesaggio si era insinuato una specie di abbassamento di voltaggio e di nuovo mi pareva che tutto, pur restando lo stesso, fosse completamente diverso […] gli alberi avevano perso ogni sicurezza di sé, il cielo appariva sbiadito, la mucca non opponeva più la sua bella solidità, la perennità della terra adesso appariva confusa, incerta e come menomata…
Il mondo dentro cui si muovono i personaggi è quello che esploderà qualche anno dopo tra le pagine di Cosmo – il suo romanzo più filosofico – un mondo totalmente svuotato di senso che si lascia piegare dall’immaginazione dei protagonisti come una materia arrendevole, incapace di offrire alcuna resistenza alle ossessioni febbrili degli uomini che lo abitano. Witold – fin dalle prime pagine, durante una messa in una chiesa di campagna, percepisce in maniera sconvolgente il sovvertimento dell’ordine, colpito da una ferita mortale inferta dalla modernità: quello svuotamento di contenuto era un assassinio perpetrato fra le quinte, al di fuori di noi, al di fuori della messa, dal muto ma micidiale commento di qualcuno che assiste in disparte. […] Quel commento marginale, quella glossa omicida erano effetto della crudeltà, erano opera di una coscienza penetrante, acuminata, tagliente come un rasoio, implacabile.
Per i due gentiluomini – raffinatamente contigui a De Sade e per riflesso ai fascisti di Salò del grande ultimo film di Pasolini – il sesso è dappertutto (come nella splendida copertina che ritrae l’opera di Akio Takamori, Her Love, del 1987). A dominare le loro giornate in un ritiro lontano dalla guerra, però, più che il desiderio in sé è l’attesa stessa del desiderio e il suo inseguimento ossessivo e perciò sterile.
Il piano che provano a realizzare ha le fattezze di una fredda messinscena – Avrei un’idea per una sceneggiatura… la sceneggiatura di un film… certe scene sono un po’ spinte, bisogna lavorarci sopra, sperimentarle sul vivo – da cui la pornografia del titolo, un esercizio intellettuale da voyeur che contrasta in maniera impressionante con “quella sensualità minorenne [che] brillava di un valore inestimabile”.
E, come se non bastasse, quell’idea delirante, degna di un asilo psichiatrico, degenerata e selvaggia, quella schifosa trovata da intellettuale emanava il profumo inebriante di un arbusto in fiore da quanto era seducente […] il bagno di sangue per dar risalto alla gioventù omicida e l’unione attraverso il coltello.
Così mentre il mondo giovanile è dominato da una naturalezza dei sensi, da una gioiosità dei corpi, dalla sottile, perversa innocenza dell’attrazione naturale, quello della maturità è irrimediabilmente compromesso dall’inesorabile trascorrere del tempo – Un uomo può risultare sopportabile a un altro uomo solo come propria rinuncia, in quanto rinuncia di sé a favore di qualcos’altro: l’onore, la virtù, la patria, la lotta… ma l’uomo in quanto uomo e basta, che orrore! – e stringe un abbraccio mortale con un’eccitazione che si riversa nel risvolto mortifero del desiderio sessuale – il desiderio di morte – in un confondersi della voglia e della colpa.
Quello di Federico e Witold è un desiderio artificiale destinato a soccombere davanti alla gioia dell’adolescenza che non è più loro in alcun modo accessibile se non come solitario piacere pornografico – Il solito senso di vuoto che segue l’attuazione di un evento molto atteso: la realizzazione di un progetto è sempre torbida, mai all’altezza delle aspettative, priva della grandiosità e della purezza iniziale.
Il crepuscolo, questa sostanza che inghiotte le forme…
Pornografia si fa così il romanzo di una proiezione, di un sogno erotico destinato a un piacere effimero e macabro; è, soprattutto, l’estremo tentativo di recuperare attraverso il desiderio ciò che è andato perduto: il senso delle cose. Già qui emerge l’ossessione per i particolari, per le connessioni, per le trame nascoste che l’osservatore – il voyeur – sente di aver scovato più come risposta a un bisogno personale di disegnare un tracciato, un percorso della propria ragione che come reale scoperta; istinto di sopravvivenza cui appigliarsi per non soccombere alla mancanza di senso delle cose del mondo – Ah, quel coltello si collegava all’altro delitto, lo evocava… Sospeso hic et nunc in mezzo a noi: un’analogia a dir poco strana, una ripetizione che dava da pensare – che si fa allo stesso tempo segnale inequivocabile di una nevrosi devastante che emerge nel baratro tra l’ambizione del proprio desiderio e l’incapacità di appagarlo.
Dentro quel vuoto c’è solo l’orrore da riempire – Irruppe il calore, quella morte era già una morte erotica. E tutto ciò, la morte, la nostra paura, il ribrezzo, la nostra impotenza, al solo scopo di permettere a una mano giovane, troppo giovane, di afferrare la ragazza… Già mi ci tuffavo a capofitto, non come in un delitto ma come nell’avventura dei loro corpi sordi e immaturi. Voluttà! – e il piacere come solo possibile simulacro di una grazia ormai perduta.
Come per Cosmo – portato sullo schermo nel film testamento di Andrzej Żuławski che sposta l’azione dalla Polonia alle coste del Portogallo, costringendo me come i due giovani protagonisti Witold e Fuks a indagare le connessioni tra la mia lettura con il rumore del mare in tempesta e le onde dell’oceano che si vedono nel film – anche Pornografia rimarca in maniera impressionante la sua attualità, ricordandoci in fondo come la grande letteratura non smetta mai di parlarci, capace – com’è – di anticipare temi e ossessioni che caratterizzano il nostro tempo.