Le donne messicane di Sandra Cisneros

C’è tanta vita nella letteratura chicana. Quella letteratura di chi, avendo origini messicane, ha scelto di vivere e risiedere negli Stati Uniti. Attraversare il confine. O nascerne al di là. Come nel caso di Sandra Cisneros: scrittrice e poetessa messicana nata a Chicago e che attualmente vive in Texas, a Sant’Antonio. Una donna capacissima e tanto legata alle sue radici, che riaffiorano e si manifestano in tutta la loro colorata potenza nelle sue opere letterarie.

Ho conosciuto Sandra Cisneros leggendo i suoi racconti e così ho cominciato a voler bene a lei, alla sua scrittura e alle protagoniste che animano i mondi che racconta: piccoli sprazzi di esistenze e situazioni, piene d’amore, speranza e dolore. Le protagoniste che sceglie per le sue storie sono bambine, ragazze, donne. Tutte messicane: alcune non se ne sono mai andate e altre che, pensando al Messico o al Texas dove magari sono nate e vivono, si sentono straniere due volte.

A casa sua, i genitori non avevano mai alzato le mani né tra di loro né contro i bambini. Anche se era pronta ad ammettere di essere stata educata in maniera un po’ indulgente in quanto unica figlia femmina – la consentida, la principessa – c’erano cose che non avrebbe mai tollerato. Mai.
Da Fosso della strillona

Quella vita che racconta, attraverso diverse voci che crescono e si rincorrono, rispecchia un po’ le esperienze della stessa autrice, conosciute per via diretta o anche no, in quanto chicana. Le storie di queste donne sono dei Piccoli miracoli, come suggerisce il titolo con cui la casa editrice indipendente La nuova frontiera ha appena scelto di ripubblicare questa bella raccolta di racconti, già apparsa in passato in libreria col nome parlante di Woman Hollering Creek, ovvero Fosso della strillona. Anche il titolo corrente prende spunto da uno dei racconti di donne contenuti nella raccolta: Piccoli miracoli e promesse mantenute.

Qui non ci sono fratelli maschi. Solo femmine e un padre non c’è quasi mai a casa e una madre che dice sempre Ay! Mi sento tanto stanca e tante di quelle sorelle che non si fa mai a tempo a contarle. Me ne sto seduta al sole anche se è la parte più calda della giornata, quando anche le strade hanno le vertigini, quando il calore ti si mette sopra la testa come un cappellino e cuoce la polvere e le erbacce e il sudore per benino, tutto evapora e odora come di granturco dolce.
Da La mia amichetta Lucy che odora di granturco

Fin da bambine, le donne messicane di Sandra Cisneros si scontrano con diverse situazioni che ne influenzeranno l’identità. Sono figlie e sorelle. Sono femmine, relegate a ruoli da femmina. Stanno spesso a casa: da grandi sono l’anima della famiglia e dei suoi bisogni, da piccole sono principessine. Le giornate passano, tra giochi, suoni e odori. I racconti assumono una connotazione quasi magica, onirica, sebbene rimangano sempre realistici. Per queste piccole donne arriva presto la consapevolezza di essere identificate dagli altri in quanto femmine, e questo dato di fatto ne influenza le relazioni con altri.

«Femmina. Mica possiamo giocare con una femmina». Femmina. È ormai diventato l’insulto preferito di mio fratello, peggio di “femminuccia”. «Che femmina che sei!» si strillano a vicenda. «Tiri la palla proprio come una femmina.»
Da Mericani

Dopodiché crescono e si imbattono nell’amore: questo sentimento sconosciuto e per molte di loro associato alle storie raccontate da altro, ai desideri da telenovela. Un amore che, spesso, non è il sentimento totalizzante che si aspettavano. Vengono abbandonate, mandate lontane perché incinte, ignorate, sbeffeggiate. Eppure resistono, e continuano a raccontare la storia della propria vita come se fosse un canto da tramandare, come se fosse una tela da dipingere giorno dopo giorno. Crescono, le donne di Sandra Cisneros. E continuano a resistere.

Diceva che mi avrebbe amato come una rivoluzione, come una religione. Abuelita ha bruciato il carretto e mi ha spedito qui, a chilometri di distanza da casa, in questa città di polvere, con una strega piena di rughe che mi massaggia la pancia con la giada e sedici cugine ficcanaso.
Da Una notte santa

La bravura di Sandra Cisneros, grazie alla quale riesce a rendere vividi i suoi Piccoli miracoli, risiede tutta nel registro linguistico, che adatta di volta in volta alla maturità anagrafica ed emotiva delle donne che racconta. Dalla sua scrittura trapelano colori, rumori, odori e suggestioni. Dentro alle sue parole si mischiano volti, età, legami, delusioni e speranze. Se c’è un modo in cui immaginarsi il Messico e la sua gente, che viva ancora lì o, al contrario, abbia scelto di andarsene lontano, è proprio attraverso un racconto di questa scrittrice.

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