Ho provato a far riscrivere pezzi indie iconici a Chat Gpt

Le IA ci ruberanno il lavoro? “Ma magari!” potrebbe rispondere una pletora di precariato creativo, autori avventizi e social cosi alle prese con anni di stage gratuiti, apprendistati in nero e p.iva che era meglio non aprire.

Questo per potersi dedicare a quelle attività dove si sentono più produttivi: fumare erba e giocare a Call of Duty.

Ma al di là della facile ironia, il tema sta incuriosendo sempre più creatori di contenuti, storytellers e artisti, oltre ad essersi elevato ad argomento di conversazione mainstream anche per i più boomer.

Del resto se avete aperto questo link sapete già cos’è Chat Gpt. Forse l’avete già provata e conoscete all’incirca sia le modalità di utilizzo che le possibili applicazioni di questa tecnologia.

Bene. E allora avrete di certo sperimentato benefici pratici, tanto quanto clamorosi glitch che la piattaforma non riesce (ancora) a correggere, alle volte con esiti pure surreali e divertenti.

Mentre giocavate ad alimentare la Skynet del futuro, qualcuno lì fuori ha cominciato ad interrogarsi su quanto le IA potessero veramente sostituirci, non solo nei lavori più meccanici, ma anche in quelli più creativi.

Infatti la domanda che in questi giorni ricorre sempre più spesso è la seguente: ma le IA arriveranno mai a sostituire gli artisti? Insomma, IA in grado di raccontare storie, comporre musica o concepire prodotti per l’intrattenimento.

Dal test Turing al test di Lovelance ne è passata di acqua sotto i ponti e ad oggi sono molte le notizie che si accavallano in merito. Vedi gente che pubblica su Amazon romanzi scritti da bot, oppure la serie tv generata dall’IA in onda su Twitch, che poi è stata bannata per transfobia.

Uno pensa di creare il reboot di Seinfield e alla fine gli esce fuori Vittorio Feltri.

Insomma è il principio informatico di “garbage in, garbate out” (GIGO): quello che butti dentro ti torna fuori.

Nella fattispecie Chat Gpt è un large language model sviluppato come un chat bot in grado di imitare in maniera realistica il linguaggio umano e si alimenta, più o meno, di tutto quello che trova online (purchè sia prima del 2021). Sì anche di quel tuo vecchio Tumblr di cui hai perso la password o delle pagine di ByoBlu.

Va da sé che l’IA in questione non può far altro che replicare lo status quo in esso rappresentato (altro bel tema che non possiamo affrontare adesso). In fondo l’IA si comporta proprio come i nostri cantautori, che dalla realtà generano qualcosa di ancora più deprimente.

Perciò, tenendo conto di tutte queste premesse, mi sono detto: proviamo a fare un esperimento, chiediamo a Chat Gpt di reinterpretare pezzi iconici dell’indie italiano. Ovvero facciamo riscrivere i testi con stili diversi, inserendo di volta in volta prompt pensate per produrre output sorprendenti e/o divertenti.

Qualcuno forse si ricorderà i generatori automatici di Vasco Brondi, dei Verdena o di Diego Fusaro. Quelli erano fatti per ridere. Invece con Chat Gpt potremmo potenzialmente creare la futura discografia di Niccolò Contessa.

E questo è il racconto di ciò che è successo.

N.B: gli screenshot riportati di seguito non sono stati in alcun modo alterati nei loro contenuti, sono 100% autentici. Solo in alcuni casi sono stati adattati graficamente per una maggiore comprensione e leggibilità.

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I Cani ma nel 2020

Nel 2011 non ci sono stati pezzi in grado di fotografare meglio de I Cani lo spirito autoironico-malinconico della generazione hipster.

E così ho chiesto a Chat Gpt di riscrivere Velleità, ma come se fosse scritta nel 2020.

Due cose:
1) fa sorridere il cortocircuito “Contessa-Skam (serie tv)”;
2) Chat Gpt non sa veramente cosa sia vero (altro tema eticamente rilevante), un po’ come la zia no vax su Facebook. Perciò alle volte l’IA può prendere delle belle cantonate;

Ma non mi do per vinto, ritento. La meccanica di dialogo è proprio quella di una chat.

Perciò cerco di persuadere l’IA come farebbe un malato di figa che perseguita le tipe di Onlyfans ma su Instagram (anche in seguito vi risparmierò gli screenshot dei vari botta e risposta).

Finalmente ottengo qualcosa di più interessante.

Ho apprezzato la chicca sul sottofondo 80s.

Qui l’IA non fa altro che prendere gli stereotipi dipinti da Contessa ritraducendoli in chiave contemporanea. Tecnicamente Chat Gpt non fa altro che ricomporre un taglia e cuci statisticamente basato sui 175 miliardi di parametri (= i documenti di cui è composto il suo database) e se ne esce con qualcosa di, alle volte più alle volte meno, plausibile.

In questo caso il giochino era semplice: individuare riferimenti testuali potenzialmente riattualizzabili, per poi sostituirli con qualcosa di contemporaneo. Scorrendo il testo ci potreste leggere una patina di ironia, credo involontaria.

Ne faccio tesoro e comincio ad aggiungere layer interpretativi diversi. Mi dico: vediamo quanto Chat Gpt è in grado di replicare delle astrazioni più sofisticate.

E qui inizia il bello…

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Tommaso Paradiso redpillato

A posteriori potremmo considerare la pucciosità romantica di Completamente sold out dei The Giornalisti l’altra faccia del maschilismo tossico.

Voglio dire, più di qualcun* nel 2023 potrebbe considerare i vocali di 10 minuti di Tommaso Paradiso puro e semplice stalkeraggio.

E allora ho cercato di immaginarmi l’ex frontman dei The Giornalisti che riscrive Completamente, l’inno della melassa synthwave per eccellenza, come se fosse un incel indie pop.

Ecco cosa è successo:

Chat Gpt si rifiuta di procedere per questioni etiche e ci sta. Allora cerco di riformulare la prompt in modo da ricevere un output rilevante.

Per evitare il ban di Paradiso redpillato chiedo all’IA di riscrivere il pezzo come fosse di Andrea Scanzi.

La risposta, confesso, mi ha spiazzato.

Niente da fare: Scanzi sta sul cazzo pure a Chat Gpt. Comincio a pensare che dietro all’IA ci sia davvero un’intelligenza.

Provo a cambiare prospettiva.

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Offlaga Disco Pax ma leghisti

Correva l’anno 2005. Robespierre degli Offlaga diventa un inno generazionale, rosso genuino, prima che arrivassero i rossobruni.

Di per sé un pezzo inconsapevolmente perfetto per i meme, un layout che più persone hanno utilizzato per creare le proprie versioni homemade (vedi quella in periodo Covid composta da miei concittadini ❤️).

Allora ho provato a chiedere a Chat Gpt di riscrivere il pezzo in modo da rappresentare la rabbia populista di questi pazzi anni ’20.

Niente da fare. Viviamo in un mondo dove l’algoritmo social facilita la diffusione dell’alt right, ma si vede che Chat Gpt è del PD.

E allora ancora una volta, provo a raggirare il ban.

Il firewall politico di Chat Gpt non cade nel tranello del trojan horse Pezzali. Inutile insistere, sono stato smascherato.

Decido per un altro test, ancor più sottile.

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Baustelle fuori sede

In Un romantico a Milano ho sempre percepito la quintessenza dei Baustelle: l’atmosfera vintage, quel ritornello un po’ così, le continue citazioni che coinvolgono non solo le liriche ma pure il videoclip, un chiaro tributo alla nouvelle vague e alla malavita meneghina.

Eppure il pezzo parla di Luciano Bianciardi, che nei ’50 emigra a Milano. Perché quindi non far interpretare il pezzo ad un fuorisede calabrese dei nostri giorni?

Qui l’IA si limita a tradurre il pezzo in dialetto calabrese (non so manco se sia davvero corretto, chiedo l’aiuto da casa). Sono perplesso perché, oltre a non aver colto il parallelismo tematico, io ci vedo pure un velo di razzismo. Poi magari esagero.

E allora cambio tiro.

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Le Luci della Centrale Ebbasta

Provo ad alzare la posta. Perché non mixare due linguaggi e 2 generi completamente lontani nello spazio e nel tempo tempo?

Tipo Vasco Brondi e la trap. Due mondi distanti, popolati da matricole del Dams con l’iPod e da tiktoker affetti da ADHD dipendenti dallo svapo.

E allora chiedo a Chat Gpt di riscrivere Cara catastrofe da Sfera Ebbasta.

Ok qui l’IA genera un testo in 3 secondi netti. Viene fuori un mappazzone che mischia i versi di Vasco con slang parafrasati che non sono molto credibili.

Forse ho chiesto troppo all’IA e veder stuprato il testo di Brondi in questo modo mi suscita emozioni contrastanti.

Voi che dite?

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Afterhours & Maneskin: generazioni a confronto

Decido di riprovare con un nuovo clash generazionale, questa volta però unendo due mondi musicali più vicini.

Prendiamo gli Afterhours e i Maneskin, con un pezzo di Agnelli, 1.9.9.6, che, come dire, è uno sputo in faccia alla borghesia (e ai palazzinari di Milano) che si apre con una bestemmia.

Qui la sfida è contenutistica. l’IA riuscirà a immaginare i Maneskin, freschi della stroncatura su Pitchfork, replicare la verve graffiante del loro “mentore”?

Nella mia testa la voce di Damiano si fonde perfettamente con quella di Manuel, ma non riesco ad immaginarmi, a livello di liriche, come il gruppo romano possa esprimersi davvero “contro” qualcosa.

Digito la prompt e chiedo a Chat Gpt 1.9.9.6 in versione Maneskin. E qui succede qualcosa di strano.

L’IA si rifiuta. Dice che i due gruppi sono troppo distanti tra loro (WTF!). E ok, magari c’è più 1.9.9.6 nei Coma_Cose che nei Maneskin, ma fino a prova contraria la band romana e gli Afterhours sono entrambi gruppi rock. Per qualche ragione l’IA non è d’accordo.

Ok, qui ammetto che ho riso molto. La risposta di Chat Gpt sembra quasi una gag. E che l’IA stia cercando di percularmi è un sospetto che mi viene immediatamente dopo, quando, anziché consegnarmi l’output richiesto, mi propone Cara Catastrofe come se fosse scritta da Battiato (WTF!).

Insisto. E alla fine il risultato finale è una cosa che, boh…

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Tenco canta Calcutta

Provo a fare il contrario. Ma questa volta metto le mani avanti.

Mi rendo conto che ora la sfida si fa più difficile. E difatti se prima l’IA computava i testi quasi in tempo reale, questa volta si impalla (“che per entrare nella parte si sia sparato un colpo in testa?”) e ci impiega vari minuti prima di fornirmi un output.

Non saprei sinceramente cosa commentare.

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Bambola femminista

Ultimo test. Prendere un brano del passato e renderlo più allineato ai principi morali contemporanei.

Ok, ammetto non di essere stato molto originale.

L’IA si è più volte rifiutata di procedere. Non può essere anche questa volta un caso. Mimare gli incel non va bene, i leghisti nemmeno, Max Pezzali, Scanzi e le femministe idem con patate.

Questa Chat Gpt più che una alias del PD mi pare proprio la DC.

Alla fine parafrasando la prompt in diversi modi sono riuscito ad ottenere un risultato.

Meh…

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Conclusione

Insomma, per scongiurare una sorta di scenario indie-cyberpunk, dove rischiamo di infoiarci su un deepfake di Iononsonouncane, possiamo dire che: no, attualmente non c’è pericolo che l’intelligenza artificiale possa riuscire a sostituire i nostri beniamini indie. O almeno questo è quello che mi sento di desumere da questo esperimento.

Per concludere mi sono fatto direttamente suggerire la chiusura del pezzo da Chat Gpt. Giusto per testare anche il suo sense of humor.

Beh dai, meglio di Siani…

BONUS TRACK

No non mi sono dimenticato del caro vecchio Brunori 🙂

Qui Chat Gpt è pure meglio di una tavola Ouija.

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