“…i poeti più grandi sono quelli che affondano le mani ‘int’ ‘a cardamma, che si sporcano, che vivono! Tu vuò fa’ l’artista? E allora t’hé ‘a spurcà!”
La fine dei fagioli, edito da Italo Svevo Edizioni, è il nuovo libro di Angelo Petrella, scrittore, giornalista e sceneggiatore napoletano che ha esplorato molteplici registri di scrittura trovandosi sempre a suo agio in ogni forma di espressione sulla carta stampata. Il suo ultimo libro, a metà tra romanzo e raccolta di racconti, è un’opera profondamente napoletana nel senso più nobile del termine. In queste dieci storie che possono essere lette sia singolarmente che come pezzi di un unico racconto di formazione, lo scrittore napoletano sa alternare l’impostazione saggistica con la bestemmia dialettale senza scomporsi. Dentro troviamo la Napoli che attraverso gli anni ’80 e ’90 vive i suoi momenti di maggiore ricchezza ma anche di peggiore difficoltà. In questi anni nasce e cresce il protagonista delle storie di Angelo che coincide più o meno con la vita dello stesso autore che legge il mondo circostante con la lente di dieci autori francesi che hanno segnato la letteratura transalpina oltre che la vita del protagonista. Rabelais, Éluard, Verne, Balzac, Beckett, Baudelaire, Maupassant, Izzo, Stendhal, Rimbaud: veri e propri fari per un’intera generazione di napoletani aperti al mondo e alla conoscenza tramite la lettura.
La fine dei fagioli, infatti, è fondamentalmente un inno d’amore per le lettere, per la pagina scritta, per la scoperta della vita e delle passioni attraverso i grandi libri e la loro lettura. Angelo Petrella in questa conoscenza quasi enciclopedica dei maggiori autori, non solo francesi, trasmette l’anima partenopea più aperta alla conoscenza, quella capace di dare i natali ad alcuni dei maggiori intellettuali degli scorsi due secoli. Ma al contempo la stessa anima sa abitare il grottesco mischiando la conoscenza con la vita dei vicoli e con le beghe di strada con cui si trova ad avere a che fare il protagonista delle storie del libro.
Non a caso con i fagioli il titolo cita la smorfia napoletana che riesce a fondere sacro e profano, vita grama e alta letteratura. Dieci è il numero che nella smorfia napoletana rappresenta i fagioli. E, secondo un modo di dire francese, quando da mangiare non restano più neanche i fagioli, è davvero la fine di tutto: «La fin des haricots», per l’appunto. Petrella in passato aveva abitato con molta sapienza il territorio del noir e del poliziesco, sconfinando anche nel thriller internazionale per poi passare alla sceneggiatura di alcuni dei maggiori successi televisivi degli ultimi anni come, ad esempio, Mare Fuori o I bastardi di Pizzofalcone. Con questo libro si riappropria di una certa leggerezza, l’unica arma efficace per raccontare le passioni fondamentali della vita come l’amore e la scoperta di sé stessi.