Paolo Benvegnù (acoustic) @ Galleria 19

11 Febbraio 2012

Galleria 19, Napoli


Sono belle le canzoni chitarra e voce, semplici nella loro forma scarna, nude come sono nate, senza fronzoli e orpelli. Sono fragili come il cristallo, hanno bisogno del silenzio per toccarti, per lasciarsi apprezzare ed emozionare.

Deve aver pensato proprio questo Paolo Benvegnù quando ha deciso di girare l’Italia, insieme al fido Guglielmo Rodolfo Gagliano per presentare le sue canzoni in veste acustica. E’ andata però che di silenzio e quindi di attenzione sabato alla Galleria 19 di Napoli ce ne fossero davvero pochi. Il locale, vuoi per la situazione metereologica, vuoi per la concomitanza di due serate (il concerto e il dj set degli abitudinari frequentatori del club) era gremito di persone. Sotto al palco i più attenti, i duri e puri, quelli che sono venuti per ascoltare il Paolone nazionale, che non se lo perderebbero per niente al mondo e che non perdono mai occasione, durante l’esibizione, di cantare ogni singola parola delle sue canzoni, mentre, nelle retrovie, c’erano i cazzeggiatori, quelli che “speriamo che finisce presto sto tizio, così magari si balla”. E’ dalla fusione di queste due anime che nasce il fastidiosissimo chiacchiericcio che farà da sottofondo ad ogni brano eseguito.

L’inizio del live è affidato ai pezzi di Hermann diventati ormai classici, da Love is talking a Io ho visto fino a Avanzate, ascoltate. Tutti i brani ne guadagnano di genuinità e ottengono restituita la loro essenza melodica, profondo il lavoro di accompagnamento di Gagliano che aggiunge espressività alla veste scarna delle canzoni. Benvegnù, e questo lo sapevamo già, si rivela grande interprete seppur vestito solo di una chitarra e di un leggio, si emoziona e si diverte, sopratutto quando decide di intervallare i suoi brani con una sorta di fiaba surreal-fantasy, che narra le gesta di Rocco Siffredi alle prese con vari personaggi della contemporaneità, dall’attualità alla musica. Un simpatico divertissement con cui spezzare i veri classici del nostro come la poetica Cerchi nell’acqua, l’ormai imprescindibile Il mare verticale, le intense La schiena e Il nemico. Il volume dell’impianto, purtroppo, è piuttosto basso e non fa apprezzare a pieno il concerto, soprattutto per il chiacchiericcio in sottofondo. Eppure quando parte Suggestionabili non si può non venire rapiti dalla sua inconfutabile verità, e la concentrazione ritorna senza sforzarsi troppo, non importa dei rumori di sottofondo, l’etereo romanticismo di Quando passa lei li spazza via. Il concerto volge al termine con l’ormai collaudata chiusura con Troppo poco intelligente e la tipica rivisitazione di Alejandro di Lady Gaga.

Solo un bis corto per omaggiare i fan e il suo (probabilmente) primo live a Napoli senza problemi tecnici. La struggente storia di Johnnie e Jane chiude una serata ben riuscita ma che poteva riuscire meglio, se solo l’ambiente fosse stato più intimo. Tutto sommato è andata bene così.


Foto di Michela Iaccarino

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