Ovvero, dodici o tredici canzoni per chi non ha avuto il tempo necessario per star dietro alle decine di uscite folk o cantautoriali del 2015.
(Ho controllato, sono tredici)
13. Tobias Jesso Jr. – Whitout You
Dopo essere stato tirato sotto da una cadillac mentre era in bicicletta (che, non ve lo dico neanche, gli hanno rubato mentre era privo di sensi) il musicista canadese esordisce per la True Panthers con Goon. Uno dei cantautori più ispirati e canonici dell’anno.
12. Wilco – Taste The Ceiling
Uno dei ritorni più (in)attesi del 2015. Verso la metà di luglio la band di Jeff Tweedy ha rilasciato in free download Star Wars, il loro nono (nono!) album in studio. Continua ad essere un mistero come il sestetto di Chicago faccia a non risultare mai banale con un paio di chitarre acustiche e una manciata di accordi.
11. José González – Open Book
Nel suo terzo album solista il cantautore di nazionalità svedese (lo avevate già capito dal nome, giusto?) condensa i suoni e le incursioni degli ultimi dieci anni di indie folk.
Ballate per organi tiepidi.
10. Yo La Tengo – All Your Secrets
In Stuff Like That There la trentennale formazione del New Jersey rivisita 14 canzoni, tra grandi classici e canzoni proprie, in chiave folk.
All Your Secrets era già apparsa in Popular Songs del 2009, ed è uno degli episodi più belli del disco.
9. Julia Holter – Sea Calls Me Home
I primi cinque ascolti di Have You In My Wilderness, fuori per la Domino, non produrranno altro che sospiri di noia, ma al sesto vi renderete conto di ritrovarvi di fronte ad una delle cantautrici più barocche e talentuose del decennio.
8. Kurt Vile – Pretty Pimpin’
Con b’lieve i’m goin’ down l’ex War On Drugs trova finalmente il centro di gravità semipermanente tra il folk rock più americano e le sonorità più lisergiche.
Smettere di cantare il ritornello di Pretty Pimpin’ non è una cosa possibile.
7. Mac DeMarco – Another One
Mac DeMarco è un tipo a cui si vuole proprio bene, sia per le canzoni che scrive che per i testi che canta. Se poi con l’ep Another One sfocia in venti minuti di tenue sentimentalismo non possiamo che volergliene ancora di più.
6. Destroyer – Sun In The Sky
Per Poison Season vale esattamente lo stesso discorso fatto per il disco di Julia Holter: inizialmente sembra un disco terribilmente pomposo e barocco eppure, se ci fate l’orecchio, non riuscite a non abbandonarvi alle incursioni jazz di Dan Bejar.
5. Sun Kil Moon – Birds Of Films
La Svizzera, il set di Youth, le Apli, i fiori comprati ad una ragazza italiana incontrata per strada, New Orleans, il costo della vita di San Francisco e New York, la voce di Mark Kozelek, la sua chitarra classica e il suo interminabile flusso di coscienza che dura per quasi dieci minuti.
4. Jim O’ Rourke – Friends With Benefits
Nato a Chicago quarantasei anni fa, da quindici vive a Tokyo, dopo aver collaborato con alcune delle migliori band indie (Wilco, Stereolab e Smog) e aver suonato nei Sonic Youth, Jim O’ Rourke prosegue la sua brillante carriera solista con Simple Songs, confermandosi come uno dei cantautori più avanguardisti e sinceri degli ultimi decenni.
3. Sufjan Stevens – No Shade In The Shadow Of The Cross
In seguito alla morte della madre Carrie, Sufjan Stevens compone, suona e produce il suo capolavoro definitivo, in cui ripercorre la sua infanzia burrascosa trascorsa tra le braccia della sua amata madre schizofrenica.
2. John Grant – Grey Tickles, Black Preassure
Nella title-track del suo ultimo, incredibile, disco John Grant sfrutta tutte le sue doti da songwriter in una delle canzoni più caustiche e spietate del suo repertorio.
1. Father John Misty – Bored In The USA
Performer infaticabile e ultimo, spietatissimo, romantico. Tanto sul palco, quanto su disco Josh Tillman nel 2015 ha venduto cara la pelle, scrivendo un album memorabile.
Impossibile non innamorarsi di ogni singola canzone di I Love You, Honeybear.
Foto di copertina: Flickr CC