Birdman strappa quattro statuette di prim’ordine (miglior film, regia, fotografia e sceneggiatura). Iñárritu sale e scende di continuo dalle scale del palco del Dolby Theatre di Los Angeles e col suo accento latino ha spazio per ringraziare tutti, compresi i suoi “compañeros mexicanos” tra i quali Alfonso Cuarón che l’anno scorso vinse fotografia e regia con Gravity. Oscar pesanti che non sono altro che la consacrazione di un capolavoro.
“Un film che inizia con un uomo di mezz’età a gambe incrociate che fluttua nel suo camerino può arrivare ovunque, e noi siamo qui, non so come sia successo, ma è successo!” Nelle parole del regista trapela quella sicurezza di chi è consapevole di aver fatto qualcosa di grande rimanendo fedele a se stesso e alla sua genuina follia.
Attori
Il miglior attore protagonista è Eddie Radmayne premiato per la sua interpretazione del fisico Stephen Hawking ne La teoria del tutto. Rimangono a bocca asciutta Cumberbatch e Keaton per le loro due interpretazioni con la I maiuscola.
Julianne Moore è invece la migliore attrice degli Academy 2015 con Still Alice, in cui interpreta una linguista della Columbia University malata di Alzheimer.
Nella categoria miglior attore non protagonista vince un osannato J.K. Simmons, l’ambizioso maestro di musica che grida, s’infuria e schiaffeggia di Whiplash.
Patricia Arquette, dopo aver recitato la parte per dodici anni, si porta a casa l’oscar per l’attrice non protagonista grazie a Boyhood. Dedica il premio alle donne : “è il nostro momento per ottenere, una volta per tutte, un’uguaglianza salariale e uguali diritti per tutte le donne degli Stati Uniti d’America!” Mary Streep si infuoca e dirige il boato della platea. È l’unico oscar per il film di Linklater colpevole solamente di essere capitato nell’anno sbagliato.
Musica
Il brano Glory di John Stephens e Lonnie Lynn del film su Martin Luther King, Selma vince l’Academy alla miglior canzone e si prende una lunga standing ovation per una maestosa interpretazione dal vivo. Segue un discorso politico un po’ spinoso che si risolve con il sollievo generale portato della sigla celebrativa. Grand Budapest Hotel si aggiudica la miglior colonna sonora grazie alle vibranti musiche di Alexandre Desplat.
The Imitation Game vince miglior sceneggiatura non originale scritta dal giovane Graham Moore, adattamento della biografia del matematico Alain Turing di Andrew Hodges. Una tempesta di entusiaste mani battenti accompagna il suo Stevejobiano “stay weird, stay different”.
Sorrentino passa il testimone a Pawel Pawlikowski che vince l’oscar per il miglior film straniero con Ida. E’ il primo Academy Award per la Polonia (alla decima candidatura). “Un film sul silenzio e sulla contemplazione ed eccoci qui,nell’epicentro del frastuono” commenta il regista polacco. La platea ride, distratta.
Sempre un po’ d’Italia
Seppur non protagonisti come l’anno passato l’Italia lascia il suo segno anche nel 2015 con l’oscar per i migliori costumi che va a Milena Canonero per Gran Budapest Hotel, che, in quanto a numero di statuette, eguaglia Birdman aggiudicandosi quattro oscar (colonna sonora, production design, trucco e costumi). Amaro in bocca invece per l’assenza, nella commovente sezione In Memoriam, del nome del regista napoletano Francesco Rosi.
Il miglior documentario è Citizenfour mentre l’animazione la vince Big Hero 6.