Da Occupy Wall Street verso il Global Change?

Occupy Wall Street – foto di Lee Ranaldo

 Zuccotti Park è un parco a sud di Manhattan, vicino alla Bank of America, alla Federal Reserve, e in generale a pochi passi da Wall Street, ed è diventato il cuore della protesta americana che partendo da New York ha attraversato il Midwest fino alla California. Il movimento Occupy Wall Street sta crescendo a vista d’occhio da tre settimane circa, grazie anche ai canali della rete (la rivoluzione in un cancelletto #), attirando simpatie e critiche. Qualche giorno fa ad esempio circolava una voce secondo cui i Radiohead avrebbero dovuto suonare a sostegno del movimento senza leader a Ny, che è finita per essere naturalmente smentita visto il caos che avrebbe provocato un evento del genere nel cuore di Manhattan, tuttavia Thom Yorke non ha nascosto le proprie simpatie per la protesta, e qualche concerto c’è stato lo stesso, basti pensare al live di Jeff Magnum dei Neutral Milk Hotel. D’altro canto c’è chi non è stato così carino col movimento, il sindaco Michael Blooomberg per esempio, che ha accusato Occupy Wall Street di essere non produttivo e di distruggere il lavoro della City. Ma, bando alle ciance, tra i sostenitori del movimento annoveriamo un premio Nobel come Paul Krugman, che sulle colonne del New York Times ha scritto “l’accusa dei manifestanti verso Wall Street, considerata come una forza distruttiva, sia economicamente sia politicamente, è completamente giusta”, addirittura Krugman ha definito il movimento un punto di svolta che andrebbe preso in considerazione per riformare con nuove proposte il sistema. In tutto questo baillame di parole che cosa ne pensa il Presidente? “E’ la voce degli americani frustrati dal funzionamento delle strutture economiche e finanziarie di questo paese”.

Il 17 Settembre 2011 è l’avvio ufficiale delle proteste: dimostrazioni convocate dal gruppo Anonymous e dal movimento Adbusters occupano Wall Street. Da questo momento scattano i primi arresti, la polizia di Ny viene accusata di usare metodi duri contro i manifestanti, intanto il numero della protesta cresce esponenzialmente, si attira simpatie d’autore, e da New York si diffonde in tutti gli Stati Uniti, sfondando a Los Angeles, Chicago, Boston, e persino nelle zone più impensabili tipo il Minnesota e il Connecticut. Ben presto lo slogan diventa ”Noi siamo il 99%”: il 99% di quelli che subiscono gli effetti della crisi di contro quel misero 1% che non ha pagato alcun scotto e si spartisce più di un terzo della ricchezza del paese.

Occupy DC in Freedom Plaza, Washington

Li chiamano un manipolo di fricchettoni e perciò si sentono in diritto di arrestarli, come è accaduto a Boston dove ci sono stati più di 100 arresti. Nonostante le difficoltà e la mancanza di un leader il movimento sta tentando di organizzarsi. Come ha suggerito Joshua E. Keating su Foreign Policy va bene la mancanza di leader ma ci vuole una piattaforma, aperta a tutti, che prenda ispirazione dalla Primavera Araba, da Tahrir Square per esempio, e cerchi di attirare l’amicizia anzichè l’inimicizia delle forze dell’ordine, arrivare gradualmente al punto in cui la polizia comincerà a capire di essere dalla parte dei manifestanti, nel 99% e non in quell’1 che difende, proprio come è successo in alcune zone arabe la scorsa primavera durante le proteste. E in effetti l’organizzazione prende forma, ad esempio attraverso The Occupy Wall Street Journal, il giornale della protesta che però non è quello ufficiale, there is no official media! (ufficiale o no che sia, potete sfogliarlo qui).

Intanto il vento della protesta sta per soffiare anche in Europa, in effetti tutto sembra essere partito dagli indignados di Madrid, e secondo The Guardian nel weekend la protesta arriverà ufficialmente anche nella città di Londra. Una data per tutte è il 15 ottobre, sabato prossimo, giorno di mobilitazione europea e mondiale che dovrebbe coinvolgere tutte le piazze e le strade delle capitali. Si chiama United for #globalchange (per approfondimenti sulla questione consigliamo l’ausilio di twitter), e sembrano attualmente almeno 350 le manifestazioni convocate in tutto il mondo. Anche Roma non è esclusa dall’appello, per le 14 di sabato inizierà un corteo da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni, e sono numerosi i bus che partiranno da tutta Italia verso la capitale. Qui sotto il video con cui potete fare un giro del mondo.




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