Occhi aperti per la prima volta di Julia Holter a Roma

Il 31 marzo scorso è uscito per la Domino Documents In The Same Room, live album del tour di Have You In My Wilderness (2015), quarto album in studio di Julia Holter. Undici tracce di raffinata composizione musicale e vocale – lo erano sin dal disco presentato due anni prima – descrivono minuziosamente le tappe di un’artista che comincia a presentarsi con un’identità completa e precisa.

In questo momento, la songwriter americana sta girando l’Europa in solo, piano e voce, accompagnata ai synth da Tashi Wada. Domenica scorsa è toccato per la prima volta ad un palco romano e ci siamo ritrovati così, finalmente, al Quirinetta.

 

Nonostante il teatro non fosse pieno, si può dire sia stato un successo, anche solo per l’atmosfera che ci ha accolto. Nessuna perdita di tempo, nessuna aggiunta superflua: vestita di nero e con i lunghi capelli sciolti, la Holter si è esibita di fronte al suo pubblico per un’ora (seppur scarsa) di essenziale e sincera condivisione musicale.

Brevità a parte, il concerto è stato impeccabile, caratterizzato dall’eleganza complessiva e dall’estrema precisione nel canto. Oltre ai pezzi nuovi, tra cui una splendida Sea Calls Me Home in finale, abbiamo potuto ascoltare una dolce cover di Chiamami adesso di Paolo Conte. Che sorpresa! E che delizia, questa Julia Holter.

In un momento storico in cui si presta moltissima attenzione alle sovrastrutture, la giovane statunitense rimane tra i pochi a trasmettere, sia in studio sia dal vivo, l’intimo e più spontaneo desiderio di comunicare un’intenzione molto umana e, possiamo dirlo, molto bella.

Qui alcuni scatti della serata a cura di Pietro Paroletti.


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