Per assistere a una delle più interessanti chicche di questa stagione di rinascita dei concerti, bisogna trovarsi in Santeria Toscana 31, Milano, il 27 aprile. A far registrare il sold out c’è Novo Amor, brillante moniker dietro al quale si nasconde Ali John Meredith-Lacey, un trentenne gallese che canta, produce e suona una moltitudine di strumenti.
Pur dovendo molto ai numi tutelari del cantautorato indie – Bon Iver su tutti, ma forse è superfluo ribadirlo – Novo Amor riesce a discostarsene con grande personalità, tanto nella forma quanto nei contenuti. I suoi brani hanno la delicatezza delle ballate dei grandi songwriter folk, quelle che i busker di mezzo mondo replicano sulle loro chitarre acustiche per le strade delle grandi città, eppure i suoni, così raffinati e caleidoscopici, sono frutto di una ingegnerizzazione magistrale, difficilmente replicabile. Sarebbe sacrilego ascoltare la musica di Novo Amor per strada o in qualunque altro ambiente acusticamente contaminato, per questo è importante cogliere la preziosa occasione di intercettare questo tour, che arriva a lenire la sofferenza di quasi tre anni di lontananza dai palchi.
Ali John è tornato da pochi mesi da una di quelle esperienze arricchenti che portano un artista a ridefinire la propria arte. Un viaggio di quasi un mese a bordo di una nave di Greenpeace, tra i ghiacciai dell’Antartide. Immaginate di lasciare a metà la preparazione di un tour e i lavori per la costruzione di un nuovo studio di registrazione e di trovarvi catapultati a dodicimila chilometri da casa, a navigare tra iceberg grandi quanto intere città, in un contesto scevro da ogni caustica distrazione occidentale, ma con il necessario per continuare a produrre musica. Sicuramente, a suonare per la città di Milano, non è lo stesso artista che salì sul palco del Circolo Ohibò nel 2019. E visto il periodo storico, anche la persona potrebbe non essere la stessa.
In attesa di conoscere l’album strumentale nato durante la navigazione, in uscita la prossima estate, a comporre la scaletta della serata troviamo gli amati brani di sempre, arricchiti dall’ultima uscita discografica: “Cannot Be, Whatsover”, del 2020. Sono davvero pochi i momenti in cui il sing-along del pubblico in Santeria riesce a emergere. Per lo più si tratta di un religioso silenzio, in cui si fa fatica a scegliere quale momento immortalare con lo smartphone, perché ogni segmento sembra più intenso ed emozionante del precedente.
Avete presente la “scala Shepard”? È un’illusione acustica, spesso ricorrente nelle colonne sonore dei film di Christopher Nolan, grazie alla quale il tono sembra sia eternamente ascendente. In sostanza: un crescendo senza fine. Allo stesso modo, questo show, sembra animato da quella che potremmo battezzare come “scala Novo Amor”, un’illusione emotiva dal principio analogo. Ogni volta che pensi di aver raggiunto il picco della serata e di poter mettere via quel rivestimento di pelle d’oca che ti porti addosso da ormai qualche canzone, ecco che arriva un nuovo motivo per sfoggiare una nuova collezione di brividi.
“Opaline”, “State Lines”, “Carry You” (nella sua toccante e inedita veste live), “Keep Me”, ”Anchor”, “Repeat Until Death”, “Alps”. Sono solo alcune delle gemme che si susseguono in questo piccolo prodigio. Ed è incredibile accorgersi di come i pezzi dal vivo siano tutti molto coerenti e coesi, ancorati a cifre stilistiche solide e riconoscibili, eppure mai ripetitivi. Ogni canzone sembra direttamente imparentata con le altre, pur mantenendo dei caratteri distintivi che scongiurano qualunque rischio di ripetitività. Visto il genere di provenienza, si tratta di merce rara. Rarissima.
La ricchezza sonora riesce anche a colmare i vuoti lasciati dalle limitate doti intrattenitive di Ali John che, coerentemente con la sua poetica, appare schivo, difficilmente leggibile, a volte forse pure un po’ a disagio nell’interazione col pubblico. A dare un po’ di forma ad un concerto altrimenti onirico ci pensa la grande band al servizio di Novo Amor. Sei musicisti – tra i quali spicca il fondamentale Ed Tullett, co-autore di molti brani tra i più apprezzati – che sul piccolo palco di Santeria sono costretti a sfruttare ogni centimetro calpestabile, soprattutto quando devono cambiare posizione per aggiungere o sottrarre strumenti agli arrangiamenti. Corde e fiati rincorrono l’eterea voce acuta del frontman che, pur non essendo sempre impeccabile, ha il potere del pifferaio magico. Si torna al proprio libero arbitrio, incamminandosi verso casa, solo perché Novo Amor, dopo una ventina di brani, decide che per ora la sua missione è compiuta.