Prima di provare a dire la propria su Who Built The Moon? penso sia quasi necessario far finta di non aver ascoltato nessun disco chiamato As You Were negli ultimi due mesi, soprattutto nel caso in cui chi prova a dire la propria apprezza particolarmente gli Oasis. Solo dopodiché si può parlare o scrivere liberi da ogni condizionamento esterno di questo terzo album in studio di Noel Gallagher con i suoi High Flying Birds.
A differenza di quanto avvenne con il lavoro precedente Chasing Yesterday (scritto e prodotto interamente da Gallagher), questa volta il cantautore britannico non ha fatto proprio tutto da solo: già qualche mese fa ci raccontò di quanto sia stato importante l’incontro con il produttore David Holmes (vecchia conoscenza di U2, Doves e Primal Scream) affermando che sin dall’inizio l’unica regola da rispettare era quella di non comporre nulla che si avvicinasse anche lontanamente a Oasis o High Flying Birds, pena annullare tutto e ripartire da zero. In merito a ciò The Chief ha dichiarato:“Per il primo anno è stato frustrante, ero confuso. Ma appena ho capito la direzione in cui si stava andando ho cominciato a divertirmi”. Già, per lui sarà stato frustrante aver visto tante sue canzoni gettate nel cestino senza alcuna pietà, ma con questa sorta di lavaggio del cervello Holmes è riuscito sicuramente a dargli la spinta giusta per quel cambio di rotta tanto desiderato.
I primi segnali evidenti di questa svolta ci arrivano già dalla prima traccia Fort Knox, brano quasi del tutto strumentale pieno di elementi psichedelici e a tratti trip hop in cui finalmente ci godiamo un Noel Gallagher che molla per un po’ la sua chitarra acustica per mettersi in gioco con l’elettronica.
L’unico vizio che Gallagher continua a portarsi dietro dai due lavori precedenti è relativo alla scelta dei singoli: a mio parere Holy Mountain e It’s A Beautiful World non sono collocabili tra i migliori pezzi del disco, la prima in modo particolare nonostante l’organo dell’amico Paul Weller. Esperimenti riuscitissimi come The Man Who Built The Moon o la funkeggiante Keep On Reaching meritano invece molta più attenzione e spero vivamente che escano entrambe come estratti.
C’è anche un po’ di spazio per la vecchia cara chitarra acustica, usata però in maniera decisamente insolita: Love Is The Law è uno dei pochissimi pezzi folk da lui scritti in venticinque anni di carriera, con la straordinaria partecipazione di Johnny Marr all’armonica che rende il tutto ancora più magico. Ma è anche e soprattutto il caso della bonus track Dead In The Water, uno di quei capolavori da pelle d’oca che si potrebbe definire come la Talk Tonight degli High Flying Birds. Forse è stata inserita come bonus track in quanto è l’unica che si avvicina al sound degli Oasis, perché qualitativamente parlando vince tutto a mani basse.
Ad eccezione di quest’ultima, molto introspettiva e se vogliamo anche un po’ triste, sono tutte canzoni felici e spensierate che non hanno nulla a che fare con le cattive notizie che girano ultimamente sui giornali. Di recente Gallagher ha aspramente criticato band come Green Day, Foo Fighters o Queens Of Stone Age perché (secondo lui) i loro brani trattano solo di politica e protesta contro i poteri forti.Who Built The Moon? è un disco sostanzialmente allegro che parla di gioia, speranza e positività in un periodo storico in cui c’è ben poco da essere positivi.