C’è ancora spazio per l’indie rock anni ’00? Dopo l’ep d’esordio del 2016, in cui debuttavano chiedendo scusa per l’accento, con “sorry for my accent”, i Cactus? tornano a pubblicare un disco, il loro primo full lenght. Le sonorità e le basi della band vicentina sono sempre di alta qualità: un perfetto stile british indie rock, tutto in versione lo-fi, che intrappola e si appiccica addosso, come fosse qualcosa che cerchi da tempo e non riesci a trovare.
L’indie rock è morto? Di sicuro non è un genere che, ora, riesce ad essere mainstream. Surclassato dalla trap e da tutto il resto, può sembrare in declino, non trovando grande spazio nella programmazione delle radio e nella moda: è un genere di nicchia che si nasconde in rivoli di strade urbane. Quando meno te lo aspetti, però, te lo ritrovi davanti in ottima forma.
No People Party, definito “upbeat indie, dance e lo-fi”, fonde all’interno dei brani delle caratteristiche che fanno pensare a un sacco di nomi: dai Bloc Party agli Interpol, dagli Arctic Monkeys dell’inizio agli OK Go.
In Sam Battle i Cactus? raccontano storie tristi fatte di amore non corrisposto, in un modo futurista incentrato sulla velocità, in cui “fast cars” sfrecciano e si inseguono fino a schiantarsi sul guard rail. Le basi sono magnetiche, fatte di ritmiche serrate, in cui chitarra, basso e batteria si rincorrono, a cui si uniscono ipnotiche linee di synth.
Una tentazione che tende ad affiorare quando si parla di band meno conosciute è quello di fare il gioco delle somiglianze, perché i nomi tendono a venire in mente in automatico, ma non sempre è utile. Anzi, è dannoso, perché ci tende a chiudere in cornici inquadrate, non permettendoci di pensare a mente libera, come fossimo delle tele bianche su cui dipingere.
“It is what it is, just keep going at your pace / it is what it is, please keep going on”
I Cactus? uniscono un suono ruvido fatto di chitarre frazionate, ad arpeggi, poggiando il tutto su di una sezione ritmica incalzante e ipnotica. Si passa da ritmi serrati a ritmi più distesi, come nell’intro di Shy Hearts Club, dove vengono aggiunti armonici giri di tastiere pulite. La voce, in pieno stile lo-fi, è effettata per aggiungere ancora più pathos a una prestazione malinconica e lontana.
A suo tempo, all’ep di esordio, li avevo recensiti parlandone entusiasta come uno dei migliori album che ho ascoltato quell’anno. A tre anni da quell’ep, anche il loro primo disco riesce a catturare. Tanto per le canzoni più movimentate e danzerecce, quanto per le parti in cui il ritmo rallenta (See Me Cry).
Rispondendo alla domanda posta sopra, posso dire che no, l’indie rock (pure in tutte le sfaccettature che lo compongono: dal surf rock al post punk) è vivo e sta benissimo: se si ha un background segnato dall’indie rock, perdersi ascoltando No People Party è facile e bello.
I Cactus? hanno anche un paio di fun facts: un singolo del loro ep, I Don’t Think It’s Good For You To Stop Smoking, è stato inserito nella playlist Spotify di Domino Records, la nota etichetta inglese, che vede tra i suoi artisti Arctic Monkeys e Franz Ferdinand, per citarne alcuni. Ancora, la base di una loro canzone, postata senza parte vocale, è stata usata dal rapper americano Bodhi, che ne ha fatto una canzone e ha portato i Cactus? ad accompagnarlo in alcune date.