“Evohé” rappresenta il richiamo e l’esclamazione di giubilo, in questo caso, per la poesia. Una rubrica a cura di Tania Pleitez Vela e Rocío Bolaños, alla ricerca di poeti, versi. Qui i numeri precedenti.
Nata a Córdoba, in Argentina, Neus Aguado è arrivata in Catalogna con la famiglia all’età di dieci anni. Poetessa, narratrice, traduttrice e critica letteraria, ha lavorato anche come giornalista culturale e ha collaborato a progetti femministi, teatrali, editoriali e bibliotecari. Ha portato a teatro diverse opere poetiche, come quelle dell’argentina Alejandra Pizarnik e della catalana Maria-Mercè Marçal. Ha inoltre tradotto in spagnolo opere di Marçal e Montserrat Abelló. È stata cofondatrice della rivista Al Vent e del Comitato di Scrittori del PEN Català. Ha pubblicato, tra gli altri, i libri Paseo présbita (La Gaya Ciencia, 1982), Juego cautivo (Laia Editorial, 1986), Ginebra en bruma (Lumen, 1989), Paciencia y barajar (Tusquets, 1990), Aldebarán (Lumen, 2000), Intimidad de la fiebre (El Tot de Barro, 2005), En el desorden de la casa (Ediciones 1010, 2006) − in collaborazione con Marga Ximenez −, Tal vez el Tigre (In-verso Ediciones de Poesía, 2014) e 66 maneras de mirar (Animal Sospechoso, 2023). La sua poesia è stata tradotta in francese, inglese, tedesco e russo.
La poesia di Neus Aguado è caratterizzata da un delicato equilibrio tra emozione e ironia, profondità e leggerezza, complessità e gioia. In 66 maneras de mirar [66 modi di guardare] − il suo ultimo libro pubblicato, dal quale condividiamo tre poesie −, la poetessa include testi composti tra il 1999 e il 2021. La voce poetica delinea scenografie ed esplora la realtà da diverse angolazioni e aperture di luce. Si tratta di momenti vissuti, sentiti, atemporali. Origine e divenire, crepe nel tempo; un liquido che si diffonde e trabocca nello sguardo. L’amore dell’autrice per il teatro greco, i suoi miti e le sue tragedie, si rivela, ma non con un desiderio estetizzante, bensì come un ritorno all’origine. Un regresso. Tuttavia, non si torna mai nello stesso luogo, ma alla sua ombra, alla sua sfumatura, alle sue macerie. Accanto a questo impossibile ritorno, emerge il genio umoristico di Aguado che, con la sua fine ironia, ricostruisce il quotidiano, la luce, i tempi del bar. Nel libro appare anche l’esperienza migratoria, una lacerazione con cui la voce poetica impara a convivere: un cuore che è molto più di un sopravvissuto, molto più di fuoco e acqua.
Tania Pleitez Vela e Rocío Bolaños
15
ARTE di luce
il faro che accendi
per attirarmi da acque impossibili
dove lotto con le tenebre.
Arte di luce
e tu puoi servirmi alla cena di stasera
come infelice sardina
che si è lasciata attirare in mezzo alla luce,
nemmeno una sirena,
l’aura mitica la lascio per i giorni più bui.
Sardina d’argento che sfugge
fino a essere catturata dall’arte di luce,
dalla tua arte di luce incandescente che mi brucia ancora e ancora.
come se tu fossi la sirena e io seguissi incauta il suono della luce.
06.10.2006
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11
OGGI, alzati all’alba
e chiedi a Dio che non ti marcisca il cuore
oppure veglia tutta la notte
e chiedi a Dio che non ti marcisca il cuore
oppure cammina senza fermarti
e chiedi a Dio che non ti marcisca il cuore
oppure rimani in silenzio
e chiedi a Dio che non ti marcisca il cuore
oppure non alzare un dito
e chiedi a Dio che non ti marcisca il cuore
In quella comunione inverti le ore e i giorni
e quando sentirai che il tuo cuore sboccia ancora
rindi grazie e poi agisci secondo il tuo cuore.
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Riconoscimento
Abbiamo avuto bisogno di cambiare paese, di cambiare contesto: cambiare. Ci siamo riconosciuti nel bel mezzo di quel cambiamento essendo mutazione. Metamorfosi di un’identità segnata col martello e punteruolo nel nostro sangue, nei geni della montagna. Abbiamo identificato il fuoco e l’acqua, le due conquiste della sopravvivenza.
Ti prometto che saremo molto più che semplici
sopravvissuti.
19.04.2016