Dopo quasi quattro anni da Era Extraña, i Neon Indian tornano con un nuovo album dal titolo che sembra vagamente uno scioglilingua, ma che rappresenta uno dei progetti più ambiziosi e chiaramente identificabili della formazione texana. Si tratta di VEGA INTL. Night School, il terzo frammento del mosaico musicale realizzato da Alan Palomo, leader della band, figura di spicco e pioniere della chillwave, che oggi sperimenta sonorità lontane dalle sintetiche pulsazioni di Psychic Chasms.
Le carte in tavola sono cambiate, ma il batticuore è lo stesso di sei anni fa, quando tra le carezze delle maree di fine ottobre ascoltavamo Deadbeat Summer e non potevamo ancora immaginare che quella canzone insieme a Should Have Taken Acid With You e alle altre nove tracce contenute nel disco sarebbero diventate il sottofondo di una delle nostre stagioni più spensierate.
Oggi ci siamo svegliati sudati, reduci dai primi ascolti di VEGA INTL. Night School e dalle ore trascorse tra luci e oscurità ad ancheggiare al centro della pista sulle note di Slumlord e improvvisando un karaoke mentre riecheggiava The Glitzy Hive. Non abbiamo avuto neanche il tempo per scaldare i piedi e indossare i nostri scaldamuscoli quando un vortice di nome Alan Palomo ha deciso di sequestrarci e imprigionarci in una cella in bilico tra la psichedelia e il funky.
Gli iridescenti e post-moderni anni ’80 sono al centro del viaggio notturno dei Neon Indian che dimostrano di conoscere dalla A alla Z questo decennio, passando con naturalezza dall’italodance all’elettrofunk fino ad arrivare a suoni più glam e ricercati. Alcuni sono pezzi catchy come Annie o Dear Skorpio Magazine che hanno bisogno di un solo ascolto per rimanere impressi, mentre altri brani si vestono di sonorità potenti e policrome, capaci di scuotere e colpire come la tribale e spietata Slumlord’s Re-lease o la rarefatta Techno Clique, che potremmo mandare in ripetizione cinquanta volte consecutive e non esserci ancora stancati di sentire.
La notte filtrata attraverso gli occhi dei Neon Indian risulta perfettamente armonica nel suo tumulto di vite, respiri, urla e di decenni che scorrono come la sabbia dentro una clessidra. L’incantesimo pare non dover mai svanire, ma il giorno è prossimo a cominciare. Ci resta il tempo per un ballo cheek to cheek (Baby’s Eyes), mentre il sole sorge fuori dagli infissi serrati e il volume della musica non accenna ad abbassarsi. La sala si sta svuotando intorno a noi, ma sopravvivono i passi coraggiosi degli ultimi ballerini sul ritmo travolgente di 61 Cygni Ave. Le luci artificiali si sono ormai spente, ma la musica continua a rimbombare sotto i nostri cuscini. Domani ci sveglieremo o continueremo a dormire?