Nel duello all’alba tra dieta veg e carnivora non vince nessuno

Okay, (dopo che l’Oms ha classificato le carni lavorate come cancerogene) pare sia molto rock’n’roll postare foto di braciole e prosciutti sui social, almeno quanto lo sarebbe se postassi la foto del mio posacenere zeppo di cicche di sigarette, in contestazione a cosa di preciso non ne ho idea. Mangio carne anche io, e non credo riuscirei mai a rinunciarci, ma mi sembra davvero un’occasione persa quella di far duelli tra bistecche e friarielli. Forse sarebbe il momento in cui dovremmo rendere conto di quanto la sovrapproduzione stia superando il consumo, del concetto di spreco, e di come ci divertiamo a simulare contestazioni da copertina senza la disposizione ad accettare almeno l’ipotesi che in qualcosa probabilmente stiamo sbagliando.

Questa divisione in due grandi corporazioni o filosofie, e mi riferisco alla vecchia bega tra vegetariani e carnivori, immiserisce un po’ la questione. Personalmente continuerò a mangiare carne, ma la sorte di tutta quella carne che avanza nei supermarket mi è poco chiara, così come mi è poco chiaro cosa succeda negli allevamenti di bestiame, e che impatti ambientali alla lunga abbia tutto questo. Mi è poco chiara pure la quantità di risorse che stiamo sprecando, la mania di sovra-produrre rispetto al consumo reale. Siamo abbastanza in là per farci delle domande che non riguardano solo l’ipotesi del cancro o il fatto che la carne faccia male all’uomo (l’importante è che resti chiaro che ognuno è libero di fare le cose nella totale libertà, e non dovrei nemmeno dirlo per quanto è scontato), domande che non riguardano la dieta migliore, ma proprio che tipo di mondo stiamo mandando avanti e in quale vorremmo vivere.

Qualche mese fa un contributo di Anthony Appiah ci ha dato il conto della relatività dei valori nell’umanità:‘moltissime tradizioni che oggi scandalizzano le coscienze delle persone civili un tempo erano pratiche totalmente abituali’‘, e ci ha invitato per esempio a fare i conti con alcune tradizioni oggi abbastanza tollerate, ”il trattamento degli animali nell’industria agroalimentare, la nostra sconsiderata distruzione dell’ambiente su scala globale, l’impiego massiccio delle pene carcerarie, l’accumulo di armi nucleari”. Con una certa immaginazione potremmo andare indietro nel tempo e provare a immaginare come reagiremmo di fronte alla schiavitù, forse in un certo senso archivieremmo il problema come un dato di fatto e ce ne faremmo una ragione, così come oggi ci pare così bello che sia stata abolita, e non metteremmo mai in discussione l’idea.

Non sono un ottimo esempio, ma ho la curiosità di farmi delle domande, e mi chiedo se la nostra sfrenata corsa al consumo (in generale) non stia prendendo la piega di un’esibizione. Riguardo al consumo di carne ho delle idee abbastanza precise: tra tutti i motivi per cui smettere di mangiarla il fatto che faccia male non è molto persuasivo per me, mi circondo di cose che fanno male, ma sono pronta a discutere il fatto che faccia del male agli animali o all’ambiente. E continuo a chiedermi se un giorno quello che diamo per scontato oggi non verrà visto come una specie di retaggio proto-nazista o bestialità, e se io faccio parte di questo movimento delle cose. I dubbi che mi spingono a fare certe considerazioni riguardano quanto abbiamo davvero bisogno di sprecare risorse, e quanto rimandare i problemi si sia rivelata una scelta idiota nella maggior parte dei casi (vedi Siria).

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