Fotografie di Cristina Palazzo e Maurizio Vaccariello
Si sono spente le luci sulla quinta edizione del Premio Buscaglione, il concorso dedicato ai talenti emergenti della musica italiana, che ogni due anni torna alla ricerca della nuova Next Big Thing di domani e che in otto anni è diventato un punto di riferimento per cantautori e band con il sogno di produrre un disco e di aprirsi a un nuovo pubblico. Nato nel nome di Fred Buscaglione, il concorso ha perseguito senza incertezze o intermittenze la propria missione, coinvolgendo nel corso degli anni sempre più persone e senza, però, dimenticare che al centro di tutto rimane la musica. Quest’anno ospiti delle tre serate conclusive Andrea Laszlo De Simone, Pinguini Tattici Nucleari e Canova.
402 iscritti da ogni parte di Italia, di cui 14 qualificati ai quarti di finale di Milano e Bologna e 8 alle semifinali di Torino (Effenberg, Il Branco, Yosh Whale, Sarah Stride, La Notte, Liede, Malmö e Noon). Queste le cifre che servono a ricapitolare numericamente l’edizione che si è appena conclusa e che ha portato sui palchi passione, energia e qualità. Dopo tanto sudore e adrenalina arrivano in finale Il Branco, La Notte, i Noon e gli Yosh Whale.
Quattro gruppi diversi, ma uniti dalla stessa determinazione. Bastano pochi minuti per immergersi nella dimensione sonora a cui ciascuno appartiene, frutto di anni di sale prove e di chilometri percorsi per abbracciare il desiderio di suonare davanti a un pubblico. La luce nei loro occhi racconta un paese lontano dai talent televisivi, un paese fatto di locali dove incontrarsi, parlare e conoscersi.
Il fotogramma più bello di questa edizione è impresso in quella particolare connessione che si instaura tra le band e le persone strette vicine sotto il palco. Quasi un’alchimia di suoni, gesti e sguardi che trova il culmine nel momento in cui le quattro formazioni vengono chiamate a reinterpretare le cover del repertorio di Fred Buscaglione.
Il Branco viene da Terni e decide di portare una versione punk di Teresa non sparare, fatta principalmente di chitarre e graffi, paragonati ad Alberto Fortis dal presentatore Ufo dj degli Zen Circus e dal pubblico ai Pixies. Con La Notte, invece, viaggiamo verso lidi più romantici: la band toscana sceglie Che bella cosa sei, conservando il trasporto dell’originale e aggiungendo l’influenza di due grandi maestri della scuola cantautoriale italiana: Lucio Battisti e Lucio Dalla. Più sperimentali sono i campani Yosh Whale che con Mi sei rimasta negli occhi danno libero sfogo alla loro attitudine elettronica, non dimenticando il calore del soul e dell’R&B. Infine i leccesi Noon reinterpretano Juke Box, dando vita a una giostra acustica di chitarre, tastiere e voci vellutate.
Si aggiudicano la vittoria della quinta edizione del Premio Buscaglione gli Yosh Whale, premio vinto anche da Lo Stato Sociale nel 2012 e che a loro ha portato fortuna, soprattutto dopo aver conquistato quest’anno il secondo posto a Sanremo. Gli Yosh Whale oltre a ricevere 3000 €, potranno partire quest’estate per nove date tra i festival partner di Sotto il cielo di Fred ed entrare nella compilation dell’etichetta discografica La Tempesta. Durante l’intervista realizzata prima della semifinale ce lo avevano detto: Aspettatevi di sentire qualcosa di intenso, a tratti oscuro e travolgente, e così è stato. Un’energia che soltanto una formazione giovane (età media 23 anni) e di talento è in grado di far esplodere. Il Premio dei Festival va, invece, a La Notte, mentre il Premio Sold Out a Il Branco.
Di questa quinta edizione del Premio Buscaglione rimarranno impressi tanti momenti memorabili, le voci fresche e i volti nuovi della nostra generazione, persone che si impegnano a trasmettere la loro musica e altre, invece, che seguono questo mondo in crescita, alimentando le speranze di chi ha talento. Nelle parole di Francesca Lonardelli, fondatrice e direttrice del premio, si registra l’euforia di un’edizione che non poteva chiedere di meglio:
Non diventeremo mai Sanremo, e non è quello a cui miriamo. Ci piace pensare che si possa fare ancora meglio, coinvolgere ancora più gente, artisti, pubblico, festival. Di sicuro ci sentiamo investiti di una grande responsabilità, di aspettative che creiamo e di cui speriamo di essere sempre all’altezza. Speriamo di riuscire a far passare un messaggio che vada al di là della vetrina.
Ancora una volta una piccola, grande magia, mentre la luna di lassù ci sta a guardare.