Bob Dylan all’epoca viveva proprio nei pressi dell’aerea nello stato di New York dove si tenne il Festival di Woodstock nell’estate del 1969, eppure non salì sul palco con i Jefferson Airplane, Joe Cocker, Janis Joplin, Crosby, Stills, Nash & Young, Jimi Hendrix e tutti i grandi nomi che fecero la storia del festival della pace e dell’amore. Non era il solo grande assente, Joni Mitchell e i Doors non suonarono a Woodstock, eppure Woodstock ancora oggi è un chiodo fisso nella memoria, l’esempio dei grandi festival di massa. Una sola edizione, che rimase nella storia, nonostante la spietata concorrenza del festival dell’isola di Wight.
Quell’agosto succede un’altra cosa nel mondo della musica: Neil Young entra a far parte del supergruppo composto da David Crosby (Byrds), Stephen Stills (Buffalo Springfield) e Graham Nash (Hollies), giusto in tempo per accompagnarli a Woodstock in formazione a quattro. ”Dal mio punto di vista le telecamere non dovevano stare sul palco. Se avessero filmato da lontano non mi avrebbero annoiato”, così ha commentato Young in un’intervista il rifiuto di essere filmato durante il live a Woodstock.
”I’m not goin’ back to Woodstock for a while, Though I long to hear that lonesome hippie smile” canta Neil Young in Roll Another Number (For the Road), traccia che viene direttamente da uno dei tre album che compongono la Trilogia del Dolore, dell’oscurità, della droga, della fine di un’epoca. Gli americani la chiamano Ditch Trilogy. I tre dischi sono il live Time Fades Away del 1973, On The Beach del 1974 e Tonight’s The Night che esce nel 1975. Un periodo brevissimo, 73-75, in cui Young si crogiola nel dolore.
Quella di Neil Young è anche una piccola battaglia contro il morbo dell’eroina che aveva devastato le menti di grandi musicisti. Aveva già affrontato il tema in una piccola perla della sua discografia, The Needle and the Damage Done, canzone dedicata a Danny Whitten, dipendente al punto che i Crazy Horse decisero di cacciarlo. Danny Whitten è una figura oscura che torna ripetutamente nell’immaginario di Neil Young. Il senso di colpa lacerante per aver deciso di interrompere la collaborazione con l’amico-chitarrista per problemi di droga ai tempi di Harvest, e la sua morte per overdose la notte del 18 Novembre 1972, perseguiteranno il cantautore canadese facendolo sprofondare in un dolore che sfogherà solo nelle successive pubblicazioni. Sembra quasi una premonizione quella di Neil Young in The Needle and the Damage Done nei versi dedicati a Whitten: ‘‘I hit the city and I lost my band / I watched the needle take another man / Gone, gone, the damage done’‘. Pochi mesi dopo il musicista morì. Woodstock e il suo immaginario diventano così lo specchio di un sogno infranto.
”Il peggiore dei miei album è Time Fades Away, anche se come documentario di quello che mi stava accadendo all’epoca è una grande registrazione”. Registrato direttamente in tour, Times Fades Away è la testimonianza dell’inizio del periodo nevrotico e oscuro di Neil Young. Whitten era appena scomparso, la voce di Young a volte scompariva pure lei, e le registrazioni andavano avanti a sorsi di tequila su un palco che acclamava e reclamava After the Gold Rush e Harvest.
Le praterie del dolore possono essere sterminate, popolate di fantasmi e disperazione. Il 4 Giugno del 1973 muore anche Bruce Berry, un’altra overdose di eroina per il roadie di CSN&Y. Young si carica sulle spalle l’eco di una generazione che ha fallito nel suo ottimismo dei Sessanta, e tira fuori uno degli album più disperati del decennio. On The Beach è il messaggio apocalittico di Neil Young. Solitario, urgente, letale.
L’accoglienza del pubblico è ancora fredda, è il Neil Young che nessuno si aspetta, quello scavato dal dolore e dal caos, e che esplode ancora meraviglioso e tormentato in Tonight’s the Night del 1975, album dedicato ai due amici scomparsi. Nelle note al disco Young scrive: ”Mi dispiace. Voi non conoscete queste persone. Questo per voi non significa nulla”. All’interno del disco c’è anche una melodia rubata a Lady Lane dei Rolling Stones, si tratta di Borrowed Tune: Young prende il pezzo in prestito perché troppo devastato per scriverne uno suo. La title-track dà corpo ai fantasmi del cantautore, Bruce Berry was a working man, canta Young raccontando la morte dell’amico. Il cantato a poco a poco sembra farsi un lamento ululante, in Mellow My Mind esplode in una specie di pianto-litania.
Tutto il sogno maledetto di Young e di quegli anni si condensa in una frase estratta da Albuquerque, I’ll find somewhere where they don’t care who I am. Troverò un posto dove a nessuno importerà chi sono: fuggire da sé stesso, dalla sua figura ingombrante, dal dolore. Via verso Albuquerque, lontano da tutto quello che si chiama Neil Young.