La definizione di “artista” ha subito un radicale cambiamento in questi anni, un rovesciamento di ruoli fra chi dovrebbe esserlo veramente e di conseguenza lasciare che siano gli altri a definirlo tale e chi invece si appropria di questa parola come punto di partenza (e spesso unico punto) per identificarcisi quasi per osmosi, esser riconosciuto a priori come “chi opera nel campo dell’arte come creatore” (dal dizionario italiano del Corriere della Sera).
Chassol è un artista vero, secondo tutte le definizioni che possiamo citare e anche oltre. La prima volta che mi sono imbattuto nella sua musica e nella sua arte è stata per mia fortuna nell’ambiente che più gli si addice: quello dal vivo. L’anno scorso si è infatti esibito all’interno del ricco cartellone dello Spring Attitude Festival (ne parliamo qui) regalando una delle performance più intense e ben riuscite della manifestazione, lasciando a bocca aperta tutti i presenti , compreso il sottoscritto. L’occasione perfetta per saperne di più sul suo conto è arrivata qualche mese più tardi, al Jazz:Re:Found, andato in scena poco più di un mese fa. Proprio lì, dopo esser stato rapito da un’altra splendida esibizione, ho avuto il piacere di farci due chiacchiere nel backstage.
Francese classe ‘76 di origini martiniche, Cristophe Chassol inizia a studiare il pianoforte al conservatorio a soli quattro anni laureandosi a sedici e da quel momento mettendo momentaneamente da parte il training classico ricevuto per approfondire il mondo jazz e contemporaneo, continuando a studiare nelle migliori scuole e con i migliori maestri del mondo. Cristophe ha quarantuno anni, sulla carta, ma dal vivo ne dimostra come minimo una decina di meno. La prima cosa che mi dice accogliendomi calorosamente nel camerino è quanto “il concerto è andato bene, le vibrazioni erano buone, la gente fantastica. Mi è sembrato che stessero veramente ascoltando, ed anche che percepissero come noi apprezzassimo il fatto che loro se la stavano godendo.”
L’importanza del rapporto con il pubblico dal vivo me la conferma subito dopo, quando gli ricordo la data di Roma di qualche mese prima: “Se devo comparare il concerto di Roma con quello di Torino preferisco quest’ultimo, ma solamente per il posto, l’atmosfera da club è quella giusta per le mie canzoni. Allo Spring Attitude lo spazio era troppo grande ma è andata comunque molto bene, era anche primavera quindi bene.”
Christophe esordisce come compositore e pianista dall’indiscutibile talento ma abbastanza “canonico”. Chassol è però in un certo senso l’inventore di un genere, o meglio di una modalità compositiva, che deriva dal suo amore per il cinema e per la musica da film e che negli ultimi anni lo ha fatto conoscere parecchio e gli sta dando diverse soddisfazioni: l’ultra-score. In pratica tramite il montaggio audio-visivo di immagini, spezzoni di film o riprese di eventi dal vivo, Christophe costruisce un’ideale colonna sonora per ciò che ha montato, spesso e volentieri – soprattutto negli ultimi progetti, musicando il reale.
Come è facilmente immaginabile la nascita di una piattaforma come Youtube, fonte inesauribile e gratuita di materiale audio-visivo, è stata per lui fondamentale: “L’idea dell’ultra-score è uscita fuori perché sono un compositore di musica, ne ho scritta veramente tanta fin da quando avevo vent’anni, ora ne ho quarantuno, e quando nel 2005 circa è “esploso” Youtube io avevo già familiarità con il prendere un video e sincronizzarci della musica sopra. Ed ora avevo così tanto materiale nuovo grazie a Youtube, e quindi tutti quei suoni ho cominciato a pensarli, scaricando i video e samplandoli. Ad esempio il video di un cane che abbia lo posso prendere, scaricare, tagliare in vari pezzi, samplare e suonarci sopra una scala, un sintetizzatore. Mentre editi il video componi anche la musica: più avanti ho anche iniziato a produrre del materiale video originale.”
Nascono così progetti come “Indiamore” e l’ultimo “Big Sun” (i più recenti e riusciti) che fondono immagini meravigliose con le composizioni a cavallo fra classica e jazz del nostro, con un risultato impossibile da descrivere a parole, cosa che infatti Chassol evita di fare lasciando parlare la musica: “Se dovessi descrivere la mia musica a chi non la conosce partirei dai miei ascolti: adoro le colonne sonore, la musica orchestrale e la classica “strana”, così come Miles Davis, Frank Zappa ed Ennio Morricone. Dato che siamo nel 2017 poi è tecnologicamente possibile prendere dei video ed editarli creando suoni che vanno a comporre una nuova colonna sonora per ciò che viene fuori dall’editing del video. Poi la musica che esce è Jazz, Rock, musica classica contemporanea, hip-hop, roba che ricorda Marvin Gaye.”
Non è un caso che abbia iniziato questo articolo parlando di arte, non di musica. Questo perché ciò che Chassol ci regala è un’esperienza artistica a tutto tondo, una gioia per le orecchie e per gli occhi, è il creare un ponte fra diversi mondi e restituirceli tutti arricchiti l’uno dall’altro. È però innegabile come siano nel campo musicale lo sforzo e l’innovazione maggiore, con armonizzazioni geniali prese in prestito tanto dal mondo della classica quanto da quello del jazz (che prende il sopravvento nelle trascinanti improvvisazioni dal vivo) in un matrimonio artistico fra i più felici che mi sia capitato di ascoltare.
Questo talento fenomenale per l’armonia, per le orchestrazioni e gli arrangiamenti non è passato inosservato all’orecchio di una delle star contemporanee che più presta attenzione a questi elementi, Frank Ocean, che ha voluto Chassol con sé agli Abbey Road Studios durante la registrazione del suo ultimo meraviglioso lavoro, “Blonde” : “Lavorare con Frank Ocean è stato molto figo, abbiamo imparato tanto l’uno dell’altro, quel ragazzo ha una voce che mi emoziona ed ha un modo di lavorare molto intelligente, tramite immagini e quadri. Le pareti dello studio sono ricoperte da immagini che ha stampato con una piccola stampante che ha lì con lui, e poi ti dice cose come – puoi lavorare su questa traccia? Assomiglia a questa macchina- oppure indica l’immagine di una statua che ha lì vicino, dandoti indicazioni molto particolari di questo tipo, in più lavorando sempre di notte. Frank è famoso e molto curioso, ha tanti soldi da investire nella musica, ha libertà estrema può permettersi di chiamare chiunque voglia a collaborare.”
Una carriera che ha ancora tantissimo da dire e dare alla musica e all’arte in generale, con la promessa fattami dallo stesso Chassol di rivederlo molto presto qui da noi, e soprattutto che “al momento sto lavorando ad un nuovo film-album, sempre con la formula dell’ultra-score ma questa volta con qualche cambiamento, avrò ad esempio dei cantanti in carne ed ossa ri-cantare ciò che compongo , faranno cose pazze”.
Il tempo a mia disposizione è purtroppo terminato, Cristophe mi chiede il nome e per chi scrivo, mi dà la mano e mi abbraccia regalandomi un sorriso sornione, sincero e furbo allo stesso tempo. Mi ha accolto nel backstage praticamente subito dopo la fine del concerto e sembra rilassarsi del tutto solo ora che abbiamo finito di parlare: mentre il manager mi sta dicendo che sicuramente torneranno presto in Italia lo sento dire quasi a sé stesso, con meno energia nella voce ed un tono molto più riflessivo “it was a nice evening, a nice vibe…”