Musica per il cinema | Tycho @Estragon, Bologna

Le fotografie sono a cura di Alise Blandini

Mi sono sempre chiesto come sarebbero i film di Christopher Nolan se nessuno dei loro personaggi parlasse. Viaggi nello spazio, mondi paralleli, supereroi, follia, amnesia e nessuna distinzione tra sogno e realtà. Questi temi, supportati da effetti speciali mozzafiato, diventano ogni paio anni un’ottima occasione per andare al cinema, anche se tutte le volte che esco dalla sala mi pongo la stessa domanda: “ma chi glielo ha fatto fare di scrivere questi dialoghi?”. Certo, è soltanto la mia opinione personale, per nulla fondata tra l’altro visto che non mi occupo di cinema, però ogni volta non posso nascondere la mia delusione quando mi accorgo che i suoi dialoghi sono così poco credibili e pieni di cliché, rispetto alle immagini che li accompagnano. Mi sono ripromesso di andare al cinema con le cuffie e ascoltare un paio di bei dischi durante il suo film.

Perché questo – necessario – inciso vi chiederete. Durante il concerto di Tycho all’Estragon di Bologna ho capito che il muto sarà il genere cinematografico del futuro.

 

 

Fin da subito si capisce che ogni brano suonato dal quartetto californiano racconta una storia diversa. Con il suo consueto velo nostalgico, la musica di Tycho ci parla di infanzia, di natura, di futuro. Le note di Gilder si uniscono perfettamente alle immagini, creando un cortometraggio di circa 5 minuti dai contorni psichedelici. Mi viene subito da pensare di trovarmi di fronte a un nuovo genere cinematografico, in cui le storie si raccontano solo per immagini e musica. Bella musica. Niente parole quindi, nessun dialogo imbarazzante à la Nolan, ma solo effetti speciali per occhi e orecchie.

Con Source vediamo sorgere il sole dietro al riflesso delle montagne. I riff delle chitarre ci portano lontano, in un canyon, forse è la Death Valley dove, agli albori del rock, gli artisti di Los Angeles andavano per aprire le porte della loro percezione. Il sole sorge di nuovo all’inizio di Spectre, una delle tracce più belle dell’ultimo disco, e accompagna tutto il brano circondato dalle nuvole. Alcuni definiscono la musica di Tycho come electrogaze e, anche se non sono un grande amante delle etichette, sono in pezzi come questo che capisco come questa definizione sia azzeccatissima. Le movenze sul palco dei quattro musicisti, le luci colorate, i droni accennati con le chitarre e il muro sonoro che creano, ricordano gruppi come My Bloody Valentine ma in un outfit decisamente più elettronico. I fuzz sono qui sostituiti dagli oscillatori dei synth analogici, ma il producer californiano rimane in grado di trasmettere al suo pubblico quel brivido sotto pelle e quella patina malinconica tipica del primo shoegaze britannico.

Mentre Tycho continua a raccontare i suoi personaggi in A Walk e Dive, mi accorgo che ogni spettatore resta ipnotizzato e concentrato a ondeggiare sul posto, seguendo la natura liquida della  loro musica e le immagini che l’accompagnano. Ma ecco che all’improvviso si spengono le luci e il lento ondeggiare si interrompe, almeno fino alle prime due note di Awake che svegliano il pubblico da questa ipnosi collettia. Mi torna subito in mente quando qualche anno fa un mio coinquilino mi svegliava ogni mattina con questa canzone dall’altra stanza e io, invece di odiarla come ogni altra sveglia, rimanevo lì ad ascoltarla.

Arriva il momento di Epoch, il brano sicuramente più cinematografico di tutti. Le luci rosse puntano direttamente sugli occhi degli spettatori, il palco si riempe di un fumo denso che deforma le immagini proiettate sul retro, lo scenario diventa quello di un film di fantascienza. I sintetizzatori che entrano ed escono liberamente dai tappeti riverberati di chitarra, sembrano preannunciare il conto alla rovescia di un lancio nello spazio. E allora: 3, 2, 1… e proprio all’apice della canzone tutto il pubblico viene lanciato su un’altro pianeta. E ora che il concerto arriva alla fine posso assicurare alla NASA che c’è vita nello spazio e che gli alieni suonano da paura.

Esco dal locale con un senso del dubbio che si avvicina a quello delle proiezioni di Nolan. “Dopo i localini, arene, palazzetti, stadi, teatri, piazze e colossei, sarà proprio Tycho sarà il primo artista che vedrò suonare in un cinema?”

 

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