Sono entrato in una fase della vita a cui non avevo mai neanche pensato, quella in cui cominci a vedere che in campo nei vari campionati ci sono giocatori della tua età, e anche più giovani, che guadagnano milioni di euro all’anno, mentre io faccio il tifo, dal divano o allo stadio. Stessa cosa nella musica. Sono nato il 4 Aprile 1996, Mura Masa, il genietto che ha pubblicato l’album di cui vado a parlare, il 5 Aprile 1996.
Partiamo da questo, tralasciando le sensazioni contradditorie che mi ha provocato personalmente questa presa di coscienza, cominciamo dal fatto che Mura Masa ha 21 anni e da almeno quando ne aveva 19 è considerato uno dei maggiori prodigi nella produzione che viene fuori dal circuito mainstream, grazie a singoli incredibilmente efficaci e dal gusto musicale abbastanza inedito. Singoli che hanno sorpreso perché trovano una efficace sintesi del gusto tipicamente inglese del nostro con quello dell’hip-hop e del pop a stelle e strisce, cosa perfettamente dimostrata anche dai featuring di calibro altissimo; troviamo pop-star inglesi come Charli XCX o un mostro sacro come Damon Albarn nello stesso lavoro, insieme a due della più recenti e soprattutto convincenti rap-star americane, come Asap Rocky e Desiigner. Un piede a Londra e l’altro a Los Angeles, perfettamente in equilibrio.
C’era quindi una grande attesa, pregna di aspettative che devo dire non sono state smentite. Nonostante circa metà dei tredici pezzi che compongono il lavoro fossero già stati ascoltati, alcuni anche parecchio tempo addietro, (tipo Lovesick e One Night) ciò non riduce il piacere di sentirli suonare tutti assieme, sentirli comporre quello che non fatico a definire uno dei migliori album dell’anno, all’interno della sua sfera operativa.
Sì, perché la sensibilità dimostrata da Mura Masa dona uno spessore melodico e strumentale decisamente sopra la media rispetto alle produzioni con cui l’LP è destinato a “gareggiare”, e pur non facendosi mancare super hit estive come All Around the World featuring un altro enfant prodige come Desiigner, o canzoni spensierate ed ironiche tipo Nuggets con Bonzai (il ritornello canta letteralmente “I got nuggets” a ripetizione), piazza anche dei colpi molto interessanti come la già citata collaborazione con Damon Albarn in Blu o l’intermezzo “give me the ground” con una inaspettata chitarra acustica di stampo decisamente vintage unita ad una voce pesantemente effettata dal vocoder.
Si potrebbe in realtà parlare di ciascuna canzone in modo abbastanza approfondito, grazie anche ai featuring mai banali, il che è sicuramente un segno dell’eterogeneità dei pezzi, che nonostante tutto convivono perfettamente insieme. C’è il pop più spudorato, c’è il trip-hop, la trap, l’hip-hop, l’elettronica, ci sono anche accenni di indie e brit-pop insomma c’è un po’ di tutto, amalgamato in modo incredibilmente maturo.
Alex Crossan è un polistrumentista, suona la chitarra, il basso, il pianoforte e la batteria, il che, come accennavo prima, è un elemento che si fa sentire eccome: in termini di profondità dei suoni, di accortezza negli incastri e di puro gusto musicale. In più ciò fa si che dal vivo le canzoni non perdano nemmeno un briciolo dell’incisività che hanno in studio, ma anzi, trovino una nuova veste più “strumentale” e profonda, tutta da scoprire. Il fatto è particolarmente evidente nelle molte collaborazioni che si trovano con la cantante irlandese Bonzai (l’unica ad avere due featuring nell’album, oltre ad una carriera solista interessantissima).
Insomma, la conferma che l’hype fosse giustificato è arrivata, ora è lecito aspettarsi cose ancora più interessanti per il futuro. Intanto siamo sicuri che il primo omonimo album di Mura Masa ci accompagnerà per tutta l’estate e anche oltre.