Riccione in un sabato sera piovoso di marzo ha la stessa atmosfera di un lunapark chiuso. Ad accoglierci in città c’è l’insegna dell’Acquafan, spenta, sotto la pioggia, chè ancora ti chiedi come sia possibile che abbiano scritto fan con la “a”.
Per fortuna arriviamo allo Spazio Tondelli, ex Teatro del Mare, rinnovato, fresco di pacca, con i muri illuminati di blu e un minimalismo sobrio che già ti fa immergere un po’ nell’atmosfera acquatico-glaciale dei Múm che stasera sbarcano dalle gelide lande islandesi alla riviera romagnola, per musicare dal vivo Gente di Domenica, realizzato da quattro registi, i due fratelli Siodmak (Robert e Curt), Edgard G. Ulmer e Fred Zinneman e uno sceneggiatore dal grande avvenire, il geniale Billy Wilder.
La serata è l’anteprima del 23° Riccione TTV festival, che ha scelto di cominciare proprio da questo connubio tra la musica elettronica dei Múm e il capolavoro del cinema muto tedesco Menschen am Sonntag, girato tra il 1929 e il 1930 , che racconta le vite di un gruppo di giovani berlinesi in una città libera, ancora per poco, dall’incubo nazista e che, come ci preannuncia il direttore artistico di Riccione Teatro, Simone Bruscia, sarà “uno spettacolo da ascoltare con gli occhi”.
Gunnar Örn Tynes e Örvar Dóreyjarson Smárason, i fondatori di quella che è diventato ormai una delle band più rappresentative del post-rock ambient e più in generale della musica islandese insieme a Bjork e ai Sigur Rós, salgono sul palco ai lati opposti dello schermo. Circondati dai loro strumenti digitali e analogici, iniziano a suonare le tipiche melodie eteree e sognanti che caratterizzano da sempre la loro produzione musicale e che forse stridono e si adattano solo a tratti alle scene del film che, seppure pregno di poetica dei volti e momenti delicati, è pur sempre un’opera che trasuda realismo ad ogni fotogramma, rappresentando la frenesia delle macchine , l’industriosità rapida di una nazione fiera della sua ripresa economica, e che inizia infatti proprio seguendo la targa di una taxi, che si scoprirà poi, porta a bordo uno dei quattro protagonisti della pellicola.
La trama è in realtà solo abbozzata, in quanto l’intento del film è quasi documentaristico, incentrato su un preciso scopo: osservare i comportamenti e i movimenti dell’essere umano nelle ventiquattro ore domenicali. Influenzato da Berlin. Die Sinfonie der Grossstadt di Walter Ruttmann, realizzato nel 1927, Menschen am Sonntag è comunque un film di fiction, anche se interpretato da attori non professionisti e in parte improvvisato. I cinque protagonisti, tre ragazzi e due ragazze, si spostano dalla caotica e trafficata Berlino di cui ci vengono mostrati tutti i moderni mezzi di trasporto in movimento e le persone che la popolano di ogni età, sesso e ceto, alla riva del lago Wannsee, tra le più classiche delle mete domenicali dei berlinesi.
Qui tutto si calma, insieme alla musica che diviene più lieve e dolce, scampanellii e armonie soavi accompagnano la poesia dei volti in sequenza, di un cappello di paglia finito su un albero, delle piccole gelosie sulla riva del fiume, il torpore tipico della domenica pomeriggio, la sensualità dei corpi finalmente rilassati , gli sciocchi screzi a causa di dischi rotti, il suono che noi non possiamo sentire di giradischi a manovella. La musica a scandire il ritmo delle passeggiate, della penombra.
Verso il finale la dolcezza della musica lascia però spazio ad un incedere sempre più sferzante e a ritmi e volumi più travolgenti, in un crescendo turbinoso che incalza le immagini allo stesso modo in cui una certa ansia prende alla bocca dello stomaco la domenica sera, quando si sente l’arrivo della fine del week-end e si pensa alla dura settimana che sta per cominciare. Se il tono del film è da commedia infatti, tra le righe si percepisce un’inquietudine di fondo che, dall’Espressionismo in poi, non si è più dileguata: inquietudine portatrice di presagi poi drammaticamente confermati dalla Storia.
Alla luce dei fatti , non si può non guardare con tenerezza e malinconia agli ignari protagonisti del film, inconsapevoli di quello che sta per avvenire nel loro Paese e nel mondo intero. Il finale è appunto un boato a cui i Múm ci portano gradualmente ma inesorabilmente, fino all’ultima didascalia che dice : “4 milioni di persone aspettano la prossima domenica”.
Usciti dal teatro dedicato allo scrittore che era molto legato alla città di Riccione, andiamo a fare un salto a vedere il mare d’inverno. Sfidiamo le onde e ce ne torniamo nella piovosa Bologna ancora più bagnati di come eravamo partiti, ma insieme all’acqua salata non possono che restarci addosso anche le emozioni che lo spettacolo di stasera ci ha lasciato: dell’effimera leggerezza della domenica, degli ultimi giorni di spensieratezza prima che il lunedì, un lunghissimo e tragico lunedì, sarebbe arrivato a spazzarlo via.
Foto di Margherita Cenni e Lorenzo Longhi