Un album che comincia con la dolcezza della title-track, atmosfere quasi folk, e cambia subito ritmo con un singolo fresco ed estivo che potrai ritrovare anche in spiaggia quest’estate, Lampshades on Fire. I Modest Mouse tornano dopo che non si erano fatti vivi dal 2007, e lo fanno convincendo a metà chi li stava aspettando. Se cercate unità in questo disco, meglio guardare ad altre uscite. La vena indie-rock è sempre presente, anche mentre cerca di nascondersi in pezzi come Pistol (A. Cunanan, Miami, FL. 1996), sta lì pronta a riesplodere. E definitivamente torna in Andel e nelle sue chitarre.
Chi lo sa se però questi 15 pezzi raccolti nei 7 anni di assenza dei Modest Mouse sono piuttosto il risultato di sperimentazioni diverse messe insieme per far venir fuori un album. Uno di quegli album da ”prima o poi dobbiamo farlo”. Tanto sembrano distaccati l’uno dall’altro i percorsi e le direzioni prese dalla band americana. Tra piccole imitazioni del sound dei Walkmen (Coyotes), e ritorni a vecchie ballate (Pups to Dust), l’album sembra mancare di carisma. E non lo ritrova neppure quando vuole divertire con le voci zingaresche e la confusione di pezzi come Sugar Boats.
Si annunciavano come uno dei grandi ritorni di questo 2015, che di ritorni in scena ne sta vedendo già tantissimi (dai Verdena in Italia, agli attesissimi Radiohead), eppure sembra sempre di esser sospesi a metà della visione di un UFO che non riesci bene a capire cos’è, come la canzone che ha ispirato Isaac Brock e che parla di un avvistamento di un oggetto volante in cielo, The Best Room. Che cos’è quest’UFO-album dei Modest Mouse? Chiariamoci le idee: questi son musicisti di razza, ma son lontani i tempi di Float On. Se proprio cercate qualcosa del genere rivolgetevi a lampi come Lampshades On Fire.