Fare l’elenco delle cose popolari made in Canada è facile: Leonard Cohen e Neil Young (ma non dimentichiamoci di Joni Mitchell), la squadra nazionale di hockey sul ghiaccio, parte delle cascate del Niagara e dei Grandi Laghi, e lo sciroppo d’acero (anche se preferiamo bere altro ascoltando Cohen). Negli ultimi tempi si sono aggiunte a questo vago elenco di stereotipi canadesi alcune band della scena indie, cominciando con i Broken Social Scene di Kevin Drew, e gli ormai conosciutissimi Arcade Fire. E ancora: Braids, The New Pornographers, Ought, Viet Cong, Ps I Love You, Wolfparade e persino Dan Snaith (aka Caribou). Insomma, la situazione in Canada si è improvvisamente surriscaldata, e per Joni Mitchell che disegnava mappe del Canada è diventato più difficile – forse – narrare di cosa parliamo quando parliamo del Canada. Dai suoni sporchi e acidi di Ought e Viet Cong, all’elettronica di Caribou fino agli Arcade Fire, chi più saprebbe dirlo? Esiste una musica nazionale canadase? Esiste una bevanda tipica migliore dello sciroppo d’acero?
Tra i recentissimi padri putativi di un genere un po’ noise e un po’ punk canadese ci sono i Metz, che hanno esordito nel 2012 per la Sub Pop con il disco omonimo. Ci avevano subito incantato per quella capacità di smuovere le orecchie, far casino e ricordarci i Nirvana sporchi di Bleach. Con questo secondo capitolo i Metz si confermano. II esce sempre per la Sub Pop Records (che fu etichetta indovinate di chi?), e in fatto di suoni duri, punk e sporchi non ci delude. Alex Edkins (chitarra e voce) è un arrabbiatissimo new-Cobain dell’Ontario che sbraita su Acetate. Basso e batteria accompagnano perfettamente il sound Metz per tutta la durata del disco. Possiamo parlare dei Metz come la cosa più vicina al grunge fine Ottanta inizio Novanta rieditato per il Duemila. Del resto sono tre ragazzi che dal vivo si sbattono un sacco. The Swimmer è un pezzo che potrebbe tranquillamente trovarsi in Bleach senza stonare con tutto il resto.
La formazione a tre tipica di quel sound aiuta i ragazzi a trovare la propria direzione sonora. In realtà i Metz sono una commemorazione vivente di vecchie emozioni, lo sciroppo d’acero al sapore di birra, i figli prodigio di una generazione che ci è morta a far musica. La Sub Pop che fa talent scout per ritrovare certe cose. Hanno talento e il disco è una manna dal cielo. Ne sentivamo davvero il bisogno? Sì. Scimmiottano un po’? Chissenefrega.