Oltre la soglia della forma, della natura e del reale: è lì che va in scena Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, la mostra temporanea in esposizione al Castello di Rivoli. Un’immersione nell’arte multidisciplinare tra installazioni, sculture, azioni performative, video e dipinti di giovani artisti internazionali, curata da Chus Martínez.
Sin dal cigolio della porta d’ingresso del Museo d’Arte Contemporanea e dal gigantesco fiore che vi si cela dietro, The Passion Flower (La passiflora, 2017) di Ingela Ihrman, la sensazione di spaesamento è funzionale per i visitatori nel processo di cambiamento. E li accompagna per i 147 metri della Manica Lunga del Castello, tra i sette progetti inediti degli artisti – oltre ad Army of Love di Alexa Karolinski e Ingo Niermann e I Have left You The Mountain a cura di Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin e Åbäke – in una metamorfosi che non è solo dell’arte ma delle sue dimensioni e degli elementi. Dalla gommapiuma alla plastica, dal pane alla farina di frumento, la natura entra nelle opere di Nicanor Aráoz, Ingela Ihrman, Eduardo Navarro, Reto Pulfer, Mathilde Rosier, Lin May Saaed e Ania Soliman. E vi dona movimento.
Un intento chiaro già all’inizio del percorso, leggendo le frasi urlate da Martinez sul muro. “Nella società tecnologica contemporanea, dominata dalla cultura digitale e dall’esperienza indiretta e virtuale della realtà – scrive la curatrice – la trasformazione della soggettività potrebbe passare attraverso una relazione metamorfica con il mondo naturale”.
Quel mondo naturale è protagonista della mostra. Così esagerato, come appare nelle opere di Ihrman. Dopo la gigante Passiflora – realizzata con tessuto, farina, colla bianca, gommapiuma, plastica, cinghia di nylon, legno, nastro, lacca, palloncino, vernice acrilica, bibita analcolica al frutto della passione e cannucce – il processo di cambiamento prosegue tra I litci e il rambutan, L’Aro Titano e La Panace gigante di 6 metri, che mostra la sua duplice natura, tanto velenosa quanto delicata.
Se la natura è conoscibile, non lo sono le figure di Mathilde Rosier nella serie Blind Swim (Nuotata cieca). Sagome senza forme o identità, con gambe e braccia che danzano liberamente sulle tele immobili. Forme sciolte che, nello sguardo di Lin May Saeed, assumono le sembianze di animali da liberare. Vernice acrilica, polistirolo, legno e acciaio si stagliano brillanti sulla parete per raccontare La liberazione degli animali dalle loro gabbie VII, 2018. Un quadro nel quale immergersi completamente, o almeno è quanto chiede l’artista che invita lo spettatore ad abbandonare la realtà per entrare, grazie anche alle cuffie in dotazione, nella dimensione artistica. Per indagare il rapporto uomo-animale, che l’artista berlinese racconta nelle sue opere di fiamme, arcobaleni, uomini e bestie che cercano la libertà.
La sensazione di spaesamento raggiunge il culmine tra le opere di Ania Soliman. Disegni a matita con testi appena percettibili, come in Untitled (Surrealists Welcome the Digital Unconscious – Alice and Bob) in cui vengono utilizzate frasi dai bot di Facebook. E si estetizza nell’esplosione di colori che chiude alla vista la lunga navata. Con Numeri Celestiali di Eduardo Navarro, due abachi di 4X4 metri, fatti di solo pane e legno, che riportano la mente a una condizione originaria, infantile, esasperata da Il Sogno di Theaceae di Reto Pulfer, un labirinto colorato di teli e abiti, lino e cotone, che prende la forma dal contesto, lasciando uno spiraglio che invita a essere oltrepassato. Come passeggiare nella propria mente, tra domande, dimensioni parallele, incognite e colori.
La transizione si ferma oltre l’incertezza, nella beatitudine della consapevolezza di I Have Left You The Mountain (Ti ho lasciato la montagna), opera già esposta nel Padiglione Albania della Biennale di Architettura di Venezia del 2016. Un progetto sonoro collettivo: alcuni sgabelli, dieci testi da leggere nel silenzio della propria mente e una finestra che dà sul mondo. Ostacolata solo da un mobile, con un giradischi che girando piano, accompagna con una musica trascendentale nella lettura delle poesie, fino a ritrovarsi.
“Ammettilo che è finita. Così tutto sarà chiaro e sapremo che cosa fare. Basta saperlo quello che si vuole. Non è così? Rispondi. Non è così?”.
La mostra è visitabile al Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea fino al 24 giugno 2018.
Tutte le foto sono di Cristina Palazzo