a cura di Giuseppe Mancino
Finisce il 2016, e come di consueto si tirano le somme.. anche in ambito Black Music. Eh già, perché anche quest’anno alla voce “Hip-Hop/R&B” c’è tanta, tanta roba, sicuramente più di quanto si pensi. Può sembrare infatti che dopo un’annata memorabile come il 2015 questa sia stata poco di buono, ma non è così.
Per l’Hip Hop il 2016 è stato in primis l’anno delle certezze: a dominare le classifiche mondiali è Drake col suo album Views, disco sempre più pop-oriented del rapper canadese che viene trainato dai singoli Hotline Bling e One Dance su tutti. Non può mancare Beyoncé e il suo variegatissimo LP Lemonade, che ha fatto breccia nelle menti della critica e nei cuori dei fans, ottenendo un disco di platino in due mesi e nove nomination ai Grammy Awards.
Non delude neanche The Weeknd: il suo Starboy, trainato dall’omonimo singolo, vende più che bene e soprattutto non delude nessuno: feature importanti come Kendrick Lamar e i Daft Punk ma soprattutto un Abel in grande spolvero nel cantato. Non si può non menzionare anche il solito Kendrick Lamar, che col suo disco untitled unmastered. dimostra di poter dare lezioni alla scena con un album composto completamente da scarti di quel To Pimp a Butterfly che abbiamo imparato a conoscere.
In realtà, però, questo 2016 è stato il grande anno delle sorprese.
La prima pagina se la prende di diritto Chance The Rapper, che col suo Coloring Book ha letteralmente cambiato la musica indipendente: il suo mixtape è stato così influente da essere riuscito a debuttare nella Billboard 200 alla posizione numero 8 con un album disponibile solo su streaming, risultando essere il primo della storia. Ma non è tutto. Chance ha costretto i Grammy a cambiare le regole: dalla 59esima edizione, infatti, è ammessa all’ambitissimo premio anche la musica disponibile solo in streaming. Un successo incredibile per il rapper di Chicago, che è riuscito a guadagnarsi ben 7 nomination ai Grammy Awards rilasciando la propria musica gratuitamente e soprattutto senza l’appoggio di alcuna etichetta.
Subito dietro Chance vi è Frank Ocean, che pubblica Blonde, secondo album personale e segnale di una crescita improvvisa e inaspettata: secondo alcuni già blueprint nel mondo R&B, il disco è ricco di personalità e presenta uno storytelling molto introspettivo. Il più sorprendente, nel vero senso della parola, è Childish Gambino, che riporta in auge i ’70 con Awaken, My Love!, geniale miscuglio di Funk, R&B, Soul e Blues-Rock, colmo di riferimenti a grandi del passato come i Funkadelic Parliament, Prince e Bootsy Collins.
Tra gli altri, i meritevoli di essere citati sono innumerevoli: passiamo da Anderson .Paak e il suo florido Malibu all’R&B di Solange, che descrive drammi e gioie del quotidiano di una donna afroamericana. Ammiriamo il glorioso ritorno dello storico gruppo A Tribe Called Quest, con una ventata di jazz-rap anni ’90 in We Got It from Here… Thank You 4 Your Service – disco sobrio ma incredibilmente efficace.
Valgono un ascolto anche Danny Brown – Atrocity Exhibition, aggressivo, tagliente e diretto, oltre che la conferma di Schoolboy Q al secondo album con una major, Blank Face LP, che continua lo stile gangsta di Oxymoron e si guadagna due nomination ai Grammy e Still Brazy di YG, scoppiettante tributo al G-Funk made in West Coast. Ultima ma non ultima è Noname, rapper donna al debutto nella scena col raggiante progetto Telefone, completamente gratuito e arricchito dai featuring di Saba e Chance The Rapper in persona.
È pur vero, a malincuore, che il 2016 è stato anche l’anno delle delusioni
Prima su tutti The Life of Pablo di Kanye West, un album orecchiabile e poco altro, con sperimentazioni poco ispirate e testi ai limiti dell’indecenza: sicuramente non all’altezza di Kanye West. Molto deludente anche Travis Scott, che infrange l’ottimismo derivato dal suo album di debutto Rodeo in un confuso e inconcludente Birds in the Trap Sing McKnight, che non riesce a replicare le fortune del predecessore. Allo stesso modo delude J.Cole – 4 Your Eyez Only, che paga l’hype eccessivo e offre un risultato che sembra soffrire una sorta di ansia di prestazione, nonostante non sfiguri affatto.
Seguono poi Khalifa, il sesto disco del rapper Wiz Khalifa, ancora distante dai vecchi fasti di Rolling Papers; l’ultimo lavoro di Macklemore & Ryan Lewis, privo di hit da radio significative e soprattutto incapace di sfruttare l’ottimo The Heist come trampolino di lancio, che comunque si rivela ascoltabile e nasconde qualche picco nel suo velo di già visto. Si annovera tra le molte occasioni mancate anche Post Malone – Stoney, debut ripetitivo e opaco che non rende giustizia alle buone aspettative.
In definitiva, mi piace considerare questo 2016 come un anno di costruzione: abbiamo osservato la nascita di molti astri nascenti e l’arrivo di influenze fortissime dagli anni ’70 e ’80, oltre alla fioritura definitiva dal punto di vista commerciale della nuova Black Music, quella che vedremo in tutta probabilità esplodere nel prossimo quinquennio. Si spera che già dal prossimo anno si possano notare i frutti della fioritura di Chance The Rapper, che concretamente potrebbe portare un afflusso sempre maggiore di nuovi talenti e un aggressività maggiore nell’arte del self-promoting, la recente tendenza pubblicitaria degli artisti indipendenti.
Ora, però, più che pensare al futuro è preferibile dare un ultimo sguardo ai dodici mesi che abbiamo vissuto, godersi per bene le new-entry e i capolavori che ci hanno donato, perché probabilmente nei dodici mesi a venire non avremo il tempo per tornare indietro.