Quando la Generazione Z e la trap non esistevano ancora, i Millennials andavano al liceo ascoltando musica da sconquassati walkman appartenuti a fratelli e cugini più grandi. Sembra la preistoria, ma una volta funzionava così ed eravamo felici lo stesso anche senza l’ultimo modello di smartphone. La scena ska punk italiana ci ha accompagnato fino alla metà degli anni 2000 con il sound di Linea 77, Punkreas, Matrioska, 99 Posse, Après La Classe e tanti altri, ci ha fatto sentire parte di un circuito pulsante e, cosa più importante, per la prima volta nella nostra vita abbiamo sognato di diventare indipendenti.
Non riesco a immaginare quali siano le aspirazioni dei quindicenni di oggi, ma spero che possano incontrare sul loro percorso un gruppo come i Meganoidi che li facciano sentire liberi di essere chiunque vogliano e invincibili come quando noi ascoltavamo Supereroi. Dopo sei anni da Welcome in disagio, i Meganoidi sono tornati lo scorso 16 febbraio con il loro sesto album, Delirio Experience. Fin dal primo istante questo ritorno ha suscitato stupore e commozione in quelli che, come me, sono cresciuti ascoltando tra le pareti della propria cameretta e in piazze piene di studenti Into the Darkness, Into the Moda e Outside the Loop, Stupendo Sensation.
Con queste premesse andare a un live dei Meganoidi può sembrare semplicemente un tuffo nel passato per “vecchi” trentenni nostalgici, ma non è così. In un tranquillo giovedì sera di metà maggio, lungo i Murazzi di Torino quella scena e quell’entusiasmo tornano a vivere all’interno della rassegna di musica indipendente Indi(e)avolato. Il Magazzino sul Po non è un punto di ritrovo per aggrapparsi ai ricordi, ma un luogo dove smuovere la polvere e tornare a pogare.
Le nuove canzoni di Delirio Experience si mescolano ai classici senza tempo della band genovese e il risultato è un cocktail di sensazioni fresche che spazzano via i pensieri pesanti della settimana. Ancora tante chitarre, bassi, ritmi incalzanti e la voce di Davide Di Muzio che arriva ovunque, dirompente e allo stesso tempo lieve, rimbalzando sui mattoni del locale. Eravamo punk, ora siamo peggio, un’esplosione racchiusa in una frase sulla scia di Inside the Loop, Meganoidi e King of Ska?
Una girandola di colori, risate e sguardi turbina sempre più velocemente sotto il palco, le mani si sfiorano fino a toccarsi, le spalle si scontrano, i capelli delle ragazze oscillano con la frenesia di chi non riesce a smettere di saltare. I sensi si distendono sulle note di Accade di là, Gocce e Fra 20 anni fa, tre dei pezzi della loro nuova raccolta che mettono a nudo emozioni che fino a oggi i Meganoidi non erano ancora stati in grado di raccontare in modo così spontaneo e fluido. Spirali di luci infuocano il Magazzino sul Po, un urlo di gioia alle prime note di Supereroi come se fossimo rimasti per tutto questo tempo a sfilare coraggiosi alle manifestazioni studentesche.
Il vero momento clou arriva verso la fine, quasi non ci fosse neanche bisogno di dirlo o di sottolinearlo, si tratta di Zeta Reticoli, la canzone che, nel corso della loro ventennale carriera, è diventata il manifesto di una generazione. Qui, tra queste mura che hanno visto l’evoluzione della musica e della scena underground torinese, la sappiamo tutti a memoria e senza incertezze le voci si uniscono velocemente formando un coro compatto. Le braccia e le gambe non si fermano, vanno avanti come i nostri cuori che battono veloci e le nostre menti che questa sera pensano liberamente. Camminiamo verso casa e pensiamo alla corrente del fiume e a quel quadro che è sempre stato di fronte ai nostri occhi anche quando non lo guardavamo. Certe cose in fin dei conti non cambieranno mai.