Forse le parole più importanti le ha pronunciate proprio il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, intervistato un anno fa dal New York Times: “Noi non vogliamo essere occupati dai turisti.”
Forse è ancora troppo presto per fare bilanci “a freddo” su quello che è stato quest’ultimo anno per Matera, ma di turisti ne sono passati certamente tanti. Anche troppi.
Forse i fischi al Presidente della regione Basilicata, Vito Bardi, durante la cerimonia di chiusura “Open Future, Together!” sono il segno di una contestazione che esiste al di là delle promesse di prosperità post-capitale lanciate durante i saluti istituzionali.
Ma è proprio il modo in cui è stata organizzata la stessa festa conclusiva di Matera 2019 che mette dei dubbi sull’operato dell’intero anno. A cominciare dall’annuncio ufficiale del suo programma, a soli 4 giorni dalla cerimonia, che ha spiazzato un po’ tutti con il nome di Damon Albarn, ospite internazionale di punta di tutta la serata.
Un altro motivo di polemica è stato dato dalla modalità di accesso allo stesso evento: in teoria bisognava presentare il Passaporto per Matera 2019 e la prenotazione effettuata sul sito. In pratica, nel giro di pochi minuti le prenotazioni online non erano più disponibili e molti hanno fatto ricorso al metodo classico all’italiana: trovare il biglietto tramite conoscenze. In realtà, già a partire dalle 19,30 le persone hanno iniziato a entrare presentando solo il Passaporto.
Fortuna che c’è la musica ad offuscare tutto il resto. Il cartellone degli artisti è stato scelto da Manuel Agnelli – un nome che non ha bisogno di presentazioni per i nostri lettori – e Stefano Senardi, consulente alla programmazione nonché noto produttore discografico.
La precedenza ovviamente viene data al re del Britpop degli anni Novanta in un’inedita veste piano e voce. Canta i successi dei Blur (Boys and Girls, Out of time, Tender, The Universal), quelli dei Gorillaz (On Melancholy Hill, Busted and Blue) e i suoi (Lonely Press Play, Heavy seas of love). Come Albarn stesso ammette, è la prima volta in cui suona dal vivo in questa versione lounge e non nasconde il suo nervosismo. Ma il pubblico ne è entusiasta – anche se viene rimproverato dal cantante per non riuscire a battere le mani a tempo durante la hit Boys and Girls. Nella suggestiva location della Cava del Sole, l’atmosfera si riscalda (solo metaforicamente, in realtà si gela) e Albarn prende sempre più confidenza: scende dal palco a salutare le prime file dei presenti e chiede come si dice in italiano “I’m enjoying this”. È diventato un perfetto gentleman inglese e non manca di citare la Brexit come catastrofe inevitabile. C’è anche un quartetto con metà Afterhours in coro a chiudere l’intera performance.
Sono proprio gli Afterhours i protagonisti della serata: escluso l’interludio di Lous And The Yazuka – duo belga presentato come la promessa della musica pop contemporanea europea – Manuel Agnelli & Co hanno suonato insieme a Fatoumata Diawara, Carmen Consoli, Daniele Silvestri e Rancore.
C’è poco da aggiungere: gli Afterhours sono ormai una band rodata di rockstar professioniste, e godono di una popolarità mainstream dopo trent’anni di onorata carriera a cui si aggiungono le recenti intrusioni di Manuel su programmi TV come X Factor e Ossigeno. La loro performance infatti è impeccabile, forse perché sanno di essere una sorta di host della serata: sono loro che conducono il gioco, per cui si sentono in casa.
Più che la chiusura di un anno da capitale europea della cultura, lo show diventa dunque una serata tra amici, in cui si riprendono i vecchi e nuovi successi e si canta tutti insieme: c’è Carmen Consoli che riscopre L’Ultimo Bacio, Daniele Silvestri che si cimenta in Male di Miele e Argentovivo, e Fatoumata Diawara che paga tributo a Nina Simone con la cover di Sinnerman. Infine, l’ultimo pezzo che chiude la festa è un classico dei Beatles, Across The Universe, che viene rivisitato con un interludio rap in italiano di Rancore (un azzardo davvero non necessario).
Anche se Matera 2019 è finita e fra poco svanirà anche l’ebbrezza dell’anno appena passato, sarà meglio darsi una lista di buoni propositi per non perdere quanto si è fatto finora; un suggerimento lo ha dato proprio Damon Albarn, salutando il pubblico al termine della sua performance:
“Let’s just have faith in ourselves for next year, not politicians, ourselves.”
Rivedi qui l’intero live.