Quando nel 2013 esce Impersonator dei Majical Cloudz si respira una bella boccata d’aria: il disco consacra subito il duo canadese come uno dei progetti più interessanti e originali del panorama musicale. La voce di Devon Welsh è profonda come quella di un autentico folk singer (e del resto a leggere bene i testi anche le parole flirtano con la profondità), e riesce a incastrarsi bene nel sound elettronico e soffuso che ricrea l’atmosfera Majical Cloudz. Un marchio di fabbrica, da cui ci aspettiamo il salto di qualità e la consacrazione (un po’ come è accaduto a Kurt Vile quest’anno con l’ultimo disco). Provate ad ascoltare la struggente I Do Sing For You da Impersonator per entrare nel mood Majical Cloudz, e lasciatevi avvolgere dalle carezze della voce di Welsh.
Le atmosfere rarefatte dei Majical Cloudz sono vive anche in Are You Alone?: cantori della tristezza in So Blue, che si dipana nei sound creati alla perfezione da Matthew Otto, perfettamente letali in Change, che inizia con un dissacrante oggi non mi sento bene. Qualcosa di questa tristezza si crogiola dentro se stessa, ed è come scorrere nella memoria certe ballate dei Magnetic Fields (provare If You’re Lonely per crederci) con scorazzate dei Beach House a suoni alterni.
Downtown ha quell’inizio perfetto, beat elettronici che seguono la voce di Welsh in una malinconia autunnale.
L’album è insostenibile per una scampagnata o una gita fuori porta, ma perfetto per le occasioni in cui fa freddo fuori. La title-track vi conquisterà, con quel suo senso interrogativo, quell’aria di indagatore da retrobottega della vostra anima che ha Welsh. Il disco è corposo, ma non siamo ancora davanti alla consacrazione dei Majical Cloudz, al salto di qualità definitivo post-Impersonator. Li aspettiamo al prossimo giro, ma senza smettere di tenerli in cuffia.