Il festival acieloaperto si conferma uno dei festival più interessanti dell’estate, non solo per i suoi luoghi, ma per il cartellone sempre più ricco anno dopo anno e che, in questa edizione, ha raccolto alcuni dei nomi più interessanti del panorama mondiale ed europeo. Di location parlavamo, e di grandi nomi che trovano, certo, conferma nel concerto di Devendra Banhart a villa Torlonia, a San Mauro Pascoli. L’atmosfera lì è magica e ad aumentare tutta la sua poesia c’è l’indie folk dell’autore statunitense.
I concerti cominciano nel palco esterno con Campo, trio folk blues e Isak Suzzi, prima di spostarci all’interno della villa per i live di H. Hawkline e Rogov, supporter per tutto il tour di Banhart. Cominciano insieme ma poi Hawkline rimane da solo sul palco presentando qualche pezzo dell’ultimo I Romanticize, a confermare quella vena romantico-malinconica che ci rapisce sotto al palco, mentre tutti apprezzano e applaudono.
Raccolti i dovuti applausi il palco viene lasciato a Banhart, che entra accompagnato dalla sua chitarra, in camicia scura e la consueta barba lunga, ormai un po’ brizzolata. Saturday Night è il pezzo di apertura, seguito da Für Hildegard von Bingen, che ci cala subito in quel suo modo di fare particolare ed elegante, che riesce a coinvolgere il pubblico e incitarlo senza perdere il controllo della situazione. Lo stile è quello suo, che passi dall’ultimo Ape in pink marble o ritorni improvvisamente alle divagazioni su Mala e dintorni (Daniel, Mi Negrita). Nemmeno l’accenno elettronico di Golden Girls, i sussurri e la sua natura intrigante, riescono a spostare il clima su altre sensazioni.
A un certo punto Banhart si rivolge al pubblico, chiedendo se fra i presenti ci fosse qualcuno che non aveva mai fatto ascoltare il suo brano davanti a qualcuno. Salta fuori Giack Buzz, un ragazzo modenese, che viene invitato a suonare sul palco. Non ci sentiamo lontani, siamo diventati tutti un po’ lo stesso gruppo che da ragazzini si sedeva intorno a chi sapeva raccontare le storie, e ascoltiamo incuriositi.
Combacia tutto, dicevamo, qui a San Mauro, bella musica e bella location, la cornice migliore, forse per noi, forse un po’ per l’emozione, che poteva accompagnare Devendra mentre suona pezzi più lontani come Foolin‘ e ci fa venire la pelle d’oca per un po’, un piccolo miracolo romagnolo, quello dell’acieloaperto.
Devendra ci concede solo un bis, Carmencita, per dirci addio, con la sua solita dolcezza.