Ma la Terra è davvero di tutti?

Oggi è la giornata mondiale della Terra (ebbene sì, doveva arrivare anche quella di giornata), e una domanda continua a trascinarsi assieme alla ricorrenza: la Terra, questa terra su cui camminiamo, è davvero di tutti? Come l’aria, che per un quieto vivere postmoderno si dice esser di tutti, prima di incappare in qualche attivista contro il fumo per le strade che rivendica l’aria per sé. Riformulando: l’umanità che abita la terra è tutta uguale nelle sue mille (e meravigliose) differenze, oppure esisterà sempre un’umanità che ha più diritti e un’altra che ne ha di meno? La terra, su cui abbiamo costruito confini e distanze, fondato religioni e nazioni, è davvero un posto su cui tutti abbiamo diritto di muoverci? Insomma, se la terra fosse di tutti potremmo muoverci da un pezzo di terra all’altro senza problemi o conseguenze. Io potrei camminare fino alla Russia senza un visto, visitare San Pietroburgo immersa nella luce dell’estate. Potrei ridiscendere la terra attraversando il Kazakistan fino all’Iran. Perché la terra è libera.

Prendiamo il caso di un africano, che attraversa il deserto del Sahara con una mappa delle coste d’Italia in mano: il suo obiettivo è partire, muoversi per terra e per mari, perché è stanco di tutto il resto, perché si sente parte di quei diseredati della terra che sono curiosi di sapere se la terra è davvero tutta uguale. Se in qualche angolo del mondo non c’è guerra, fame, disperazione e qualche altra cialtroneria.

Credit: Karlos Zurutuza/IPS

La foto in alto è del 2013, ed è stata scattata a Tripoli da Karlos Zurutuza: racconta quest’umanità di migranti che aspettano di lavorare per pagarsi un viaggio per Lampedusa.Le barche in genere si fermano a novembre per le difficili condizioni del mare, ma c’è ancora una piccola possibilità di lasciare il paese prima della fine dell’anno”, aveva dichiarato qualcuno a Zurutuza, lasciando intendere la voglia di lasciare la Libia al più presto.  Sono giorni che l’Occidente recita il suo blando mea culpa: ci si pente di aver tirato giù Gheddafi dal suo trono, che sembra esser diventato nella memoria collettiva umana il grande stabilizzatore. Non ci sono più tracce del cruento dittatore, e se ce sono somigliano sempre più al ”male minore”. La domanda successiva è: siamo davvero così disperati da dover giocare a scegliere quello che riteniamo il minore tra tutti i mali?

Qualunque genere di domanda vi frulli per la testa in proposito, la risposta è sempre la stessa da secoli: la terra non è di tutti, e ci sarà sempre chi ne scriverà la storia e chi ne subirà le conseguenze. E poi, all’angolo delle strade, ci saranno i cantori della terra, ma di quelli per fortuna possiamo ancora fidarci.

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