Secondo un pezzo uscito su Repubblica siamo una brand generation, ogni decennio col suo marchio di fabbrica. Se credessimo a Repubblica sembrerebbe che siamo diventati lentamente scemi come brand generation (che ha già quel nome che si merita, poco evocativo rispetto alla beat di generation, o a quella lost). Dalla generazione perduta a cui fregava il cazzo dei brand a quella attaccata al brand, dal paio di jeans Levi’s fino all’iPad. La sintesi è questa qui: la Coca Cola ci attraversa tutti.
ANNI ’70
Per la musica guadagnano una citazione la disco music, i cantautori e il punk; non trovano molto spazio quelli che venivano da Woodstock con tutti gli hippies appresso, e la new wave. Per tutto il resto sembra che quello che ha profondamente influenzato sono l’apparizione della tv a colori e i videogames, con Guerre Stellari come film di riferimento. Che diavolo ne è del Padrino? I marchi sono: Levi’s, Cloggs, Schott, K-way, Casio, e Olivetti. C’è spazio anche per romanticherie stile eskimo e kefiah.
ANNI ’80
Secondo Repubblica la musica negli anni ’80 è tutta Madonna, Hip Hop e Blues Brothers. Nemmeno una citazione per quei darkettoni dei Cure (o a scelta il noise dei Sonic Youth). Per il resto come fatti profondamente culturali sono citati solo Blade Runner e Umberto Eco. I marchi sono Timberland, Moncler, Invicta, Nintendo, Commodore e Walkman.
ANNI ’90
Il grunge è l’unico evento musicale per Repubblica, dall’altro lato abbiamo Trainspotting e Tarantino, Baricco e il Gsm, Internet e le sit com. Come marchi Swatch, Diesel, Ikea, Playstation, Nokia e Napapijri. Napapijri.
ANNI ’00
Okay, qui il discorso musicale si fa complesso: solo emo, nu metal e house music. Per il resto è tutto un Harry Potter, social network e fumetti. Per i marchi in primis la Apple, seguono Hogan, Zara, H&M, Crocs, Bose, Abercrombie.
Siamo alla frutta, mele biologiche please.