Lucio Corsi: un live per gente che sogna

Avete presente quell’amico brillante, ma un po’ caustico, che ogni tanto tira fuori la sua invettiva nichilista sulla facilità con cui personaggi di dubbio spessore vengono fregiati del titolo di “artisti”, in modo talmente ingiustificato? Se non ce l’avete presente, forse è perché quell’amico brillante, un po’ caustico, siete voi. Fatto sta che alla domanda di repertorio “ti viene in mente un cantautore italiano contemporaneo che si può definire artista?”, oggi potete rispondere affermativamente senza troppi timori. Il nome che stavate cercando è Lucio Corsi.

Lucio Corsi è un cantautore di Grosseto, classe 1993, che da qualche anno ha dato una controrisposta convincente alla deriva cincense che la figura del performer glam ha preso in Italia. Il suo abbigliamento, il suo trucco, la sua gestualità: fa tutto parte di un modo di esprimersi che non distrae dal vero contenuto. La sua musica resta il prodotto finale della sua arte, a cui tutto il resto fa da contorno. Tra eredità raccolte più o meno consapevolmente e fonti d’ispirazione edificanti, i nomi da elencare sono tanti: si va da Ivan Graziani e Flavio Giurato – spesso nominati, in quanto suoi artisti preferiti e di riferimento – a Renato Zero, da Lucio Dalla a Marc Bolan.

La cosa interessante è che a fornire questo ricco elenco è proprio Lucio stesso, che in questo live fa quello che dovrebbe fare chiunque ami la musica più del proprio ego: parlare dei propri artisti preferiti. E ne canta le canzoni, con grande personalità. Fa un paio di cover di Randy Newman, tra cui una bellissima versione di “A Friend In Me”, scritta da Newman per la colonna sonora di Toy Story e interpretata nella nostra lingua da Riccardo Cocciante, e il suo personale adattamento italiano di “Short People”. Il punto di vista esasperato di chi è pieno di bias cognitivi e pregiudizi, ribaltato in una visione in cui la bassezza rappresenta la statura morale, non quella fisica. In questa scelta, come in tante altre compiute per questo tour, c’è tutto il gusto e la sagacia di artista fuori dal comune.

Propone anche “Ho un anno in più” di Battisti e due brani dei T-Rex, ovvero “Children of the Revolution” e “20th Century Boy”. Ma a parte le cover, cosa ci dice l’attuale repertorio di Lucio Corsi? Che con soli tre dischi, siamo già di fronte a uno degli act più ricchi e interessanti del panorama indie nazionale. Per esempio, lo show parte con un primo segmento fortemente rock. La cosa è anche leggermente sorprendente, perché un tiro così era difficile da presagire dall’ascolto in cuffia e perché, a memoria, il gruppo non aveva mai suonato così potente dal vivo. Merito delle tre chitarre elettriche, del grande tiro della cosiddetta “banda” di Corsi, ma anche della straordinaria presenza scenica del frontman, in continua crescita. Poco importano le lente accordature – “sono tutte corde nuove” – tra un brano e l’altro, le ripartenze per i testi errati . Anche queste imprecisioni sembrano far parte del pacchetto, rendendolo più autentico, più vivo. Persino le corde che suonano da sole si trasformano nell’input di chi riesce a vedere sempre oltre: “c’è uno spirito sul palco, non fatelo arrabbiare”.

Il palco, oltre agli spiriti, ospita anche moltissimi strumenti: oltre alle tante chitarre elettriche e acustiche, troviamo batteria, basso, pianoforte, tastiere, chitarra slide e una preziosa armonica a bocca con la quale Lucio flirta, litiga e amoreggia. La seconda parte della serata, quella più folk, è anche quella in cui i testi di Lucio sovrastano i suoni e si impongono come formidabile attrattiva di questo progetto musicale. “Credo che le canzoni dovrebbero parlare una realtà diversa dalla nostra. Meglio raccontare di altri mondi”, dice Lucio, pronto a lanciare al pubblico dell’Hiroshima Mon Amour la sua personale visione artistica. Da qui scaturiscono animali astronauti, persone visibili e volanti, treni capi tribù, astronavi giradisco, e tanti altri elementi dell’affascinante e variopinto mondo fantasy di Lucio Corsi. Volete canzoni che parlino didascalicamente di voi e dei vostri problemi? Guardate altrove. Volete canzoni che diano forma a pensieri liquidi, creando immagini surreali ma straordinariamente vivide? Avete trovato il vostro cantastorie.

“La Gente che Sogna”, terzo album in studio uscito lo scorso mese per Sugar Music, pone Lucio Corsi al centro del discorso sulla qualità produttiva dei cantautori italiani. Ma la sua veste live, nelle sue due ore abbondanti di durata, lo rende il performer italiano da andare a vedere al più presto. Così, senza indugi, potrete dire al vostro amico brillante, ma un po’ caustico, che voi, quell’artista, l’avete pure visto con i vostri occhi.

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