Lo Stato Sociale @ La Guerra Fredda

16 novembre 2012

La Guerra Fredda – Onda Sonora, Angri (SA)


Che la seconda battaglia abbia inizio! Ad Angri continua a consumarsi La Guerra Fredda e questa volta lo fa con un’affluenza di pubblico davvero sorprendente. Sono in tanti, un po’ per moda, un po’ per amore, ad essere giunti all’Ondasonora per ascoltare dal vivo Lo Stato Sociale. Io appartengo allo stuolo dei curiosi, di quelli che “Turisti della democrazia” l’hanno ascoltato e anche apprezzato a suo modo e a suo tempo. Entro nella sala quando gli Shak & Spears stanno già suonando da un bel po’, il loro folk da combattimento mi assale, ma dura piuttosto poco, c’è il cambio di palco e prenderà un po’ di tempo. E’ quasi mezzanotte quando i cinque de Lo Stato Sociale salgono sul palco. L’apertura del live è affidata ai brani dell’EP “Welfare Pop”: Febbre figlia dei peggiori pezzi dei Subsonica prova a scaldare l’ambiente e a giudicare dalla reazione del pubblico, ci riesce anche. Sul palco i ragazzi si agitano, saltano, ripetendo gli ossessivi slogan che compongono i testi delle loro canzoni. I primi brani reggono l’impatto, nonostante l’acustica sia davvero confusionaria, tanto da non riuscire a capire una parola di quello che dicono. I suoni arrivano confusi e poco definiti, nonostante questo la botta c’è e il pogo che si sviluppa su una tiratissima Brutale, a metà strada tra hip-hop e punk di gomma, ne è la dimostrazione. Il pubblico apprezza, io un po’ di meno, sarà che i brani dell’Ep, li conosco davvero poco, sarà che sono in modalità “esigente”. Fatto sta che quando parte “Sono così indie” e un’incomprensibile logorrea prende il sopravvento sulla struttura del pezzo, non riesco proprio a ricredermi sul fatto che Lo Stato Sociale dal vivo non riesce assolutamente a coinvolgermi. L’esecuzione dei pezzi è confusa, mi verrebbe quasi da dire arronzata (ne è la prova l’imbarazzante versione di “Amore ai tempi dell’Ikea” che riesce a rovinare un brano in fondo bello). Peccato, davvero peccato che i nostri pensino più a dimenarsi e a fare cabaret di quart’ordine (certi sketch ricordano la brutta copia di Elio e le storie tese), che a dare ai loro brani una veste dignitosa. E’ come se la loro musica fosse ridicolizzata dalla stessa band ed è una cosa che infastidisce molto. Provano a risolvere la situazione Cromosomi, Mi sono rotto il cazzo e Abbiamo vinto la guerra, e un po’ riescono ad andare nella direzione giusta. Il set ufficiale del live termina, ci sarà una pausa e un bis, che preso dalla delusione, non avrò la pazienza di ascoltare.

Non me ne vogliano i ragazzi che si sono divertiti a saltellare e a pogare nelle prime file, che hanno accolto gli stage diving e, probabilmente per qualche momento hanno pensato di essere a un concerto figo, non me ne vogliano se penso che la musica vera stia tutta da un’altra parte. Ad ogni modo è pur sempre una questione di gusti.

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