[Live Preview] Julie’s Haircut – Ashram Equinox

Musei Civici di Reggio Emilia, 22 settembre 2013, ore 20.44. La prima nota suona insieme all’arrivo dell’autunno e alla caduta delle prime foglie. Il cortile del museo si riempie di persone scappate dai rimpensamenti di fine estate, alla ricerca di un modo per occupare una silenziosa domenica di settembre o, semplicemente, perché attirati dalla musica dei Julie’s Haircut che, in una location che ha più dell’inimmaginabile, suonano, in anteprima, il nuovo album Ashram Equinox, sesta fatica della band.

C’è un telo a nascondere la band, su cui sono proiettati dei video a ripetizione e che seguono la musica. Complice il luogo e le immagini che si disegnano sembra di essere tornati a scuola, quando le maestre i primi giorni ti portavano al museo e ancora ti stupivi della vecchiaia del mondo mentre tenevi per mano il tuo compagno di banco che non vedi da una vita. Ma era quel periodo in cui ti piaceva andare a scuola e le maestre ti sembravano piene di saggezza, per la tua poca conoscenza della realtà. La musica diventa materia d’esame e le persone si siedono, come se dovessero prendere appunti. Non serve una matita, in questi casi il bar ti fornisce una cancelleria migliore, le orecchie fanno il resto, non resta che rimanerne abbagliati ed imparare qualcosa di nuovo.

Il nuovo album si caratterizza per una commistione di generi, lo spazio è dato tutto alla musica, per la prima volta non ci sono parole, i video sono stati selezionati personalmente dalla band riempiendo gli spazi, creando una sensazione che ha quasi del surreale, ma considerarlo un disco ambience sarebbe sottovalutarlo. La potenza degli strumenti si libera e lascia il resto all’immaginazione di chi ascolta. La solitudine di cui diventi schiavo e che ti costringe all’introspezione è forse il primo riflesso che i Julie’s Haircut hanno voluto dare al loro album. Nessuno parla durante il concerto, anche gli applausi sono timidi, non per la qualità (alta) della performance ma piuttosto per la paura di rovinare l’ambiente che si sta formando. Le peculiarità del disco emergono nellinesistenza pause tra un pezzo e l’altro, che passano senza che se ne avverta la presenza, in un continuum riflessivo. Nonostante ogni traccia conservi la propria indipendenza è come se si sviluppasse una tale complicità fra pezzi da rendere, come nel quotidiano, l’imprevisto una parte del tutto. Se al rock-grunge psichedelico, componente basilare di questo disco, si sostituisce l’elettronica, a volte quasi minimale, lo si accetta per la completezza, come un corpo nei suoi arti. Ogni evoluzione sembra coincidere con il flusso di cui si compone, mai disordinato, conservando un’armonia tangibile e mai incoerente, senza che, per questo, le sperimentazioni della band vengano danneggiate o sminuite. In questo senso la minimale Taotie, penultima traccia del disco, si unisce in maniera quasi sorprendente a Han, dalle sonorità etnico-new age, o al jazz di Ashram, primo brano. Non è sbagliato nemmeno l’inserimento di una traccia più ritmata, ma non esagerata, forse più nello stile classico dei Julie’s, come Equinox, a ribadire la sensualità di un album che ascoltato senza interruzioni sembra essere composto da un’unica traccia, come un equinozio in cui non sai distinguere tra giorno e notte, in cui tutto si fonde, testa e cuore pulsano al ritmo della stessa melodia.

Le parole in questo album non servono, è come se i vagabondi del Dharma avessero fatto tappa a Reggio Emilia prima di ripartire per un altro folle viaggio. Un disco quasi spirituale e non per tutti, che si sviluppa per unioni musicali che si aggrappano ad una sentimentalità fatta di constrasti e profondi mutamenti. L’eclettismo diventa valore aggiunto per le sonorità che, quasi sussurrate, formano un clima intimo e riservato.

Il live dura una cinquantina di minuti, come l’intero disco che uscirà l’11 ottobre per Woodworm/Santeria, mentre il primo singolo, Tarazed, è già disponibile in free download qui. Il concerto si conclude senza averti fatto sudare, ma ti lascia il mal di testa, quello buono, che per una volta significa che la testa ti è servita a qualcosa.

Foto a cura di Francesco Pattacini – Tutti i diritti riservati ©

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Woodworm/Santeria, 2013

Tracklist:

  1. Ashram
  2. Tarazed
  3. Johin
  4. Taarna
  5. Equinox
  6. Sator
  7. Taotie
  8. Han

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