Un etereo sguardo a questa sponda dell’oceano. Ovvero Lisbona è soltanto uno degli sfondi (insieme a South Dallas) che ha caratterizzato il preludio alla pubblicazione di quest’album.
I newyorkesi The Walkmen sono giunti alla loro sesta opera, apice d’una crescita costante forse poco valorizzata quanto ben lontana dallo sfornare prodotti “mordi e fuggi”. Per godere appieno di questo terreno bisogna assaporarne ogni angolo, sentirlo, risentirlo, fino a notare quando meno te l’aspetti piccoli eccelsi particolari tra le sinfonie in risalto.
Probabilmente nessun brano in particolare passerà alla storia ma poco importa, i The Walkmen sono cresciuti cercando di massimizzare ciò che sanno far meglio: disegnare atmosfere, ambienti con trame ben definite ma un pò privi di melodie accattivanti. Scelte.
Ciò che passa è un pensiero cupo e inafferrabile, carico di malinconia in chiave più shoegaze che puramente rock, qualificato da sfaccettature caratteristiche della band, come l’estrema cura per i dettagli nell’uso delle strumentazioni.
Questi ragazzi hanno raggiunto un’elevata maturità compositiva che non può far altro che rafforzare il concetto The Walkmen, un paradigma ben definito, un’impronta ch’è sempre stata chiara e lucida sin dai loro primi album in studio.
Brani significativi: Juveniles, Angela Surf The City, Blue as your blood, Lisbon.
Se ti piace prova anche: The National, Wolf Parade, Arcade Fire.