L’indiependente | Best New Tracks 2017 So Far

Non è ancora tempo di vere e proprie classifiche di album e di calcoli matematici, ma per ora possiamo darvi qualche consiglio di ascolto per la prima parte del 2017. Canzoni tratte da nuovi album che abbiamo amato ascoltare, e che forse arriveranno a fine anno a riempire anche la nostra classifica dei Best Of. Per ora potete lasciare accompagnare la vostra estate con questi ascolti in ordine sparigliato.

ASCOLTA QUI L’INTERA PLAYLIST


1. FLEET FOXES –  I AM ALL THAT I NEED / ARROYO SECO / THUMBPRINT SCAR

Crack-Up, Nonesuch Records

Tornano i Fleet Foxes e non potevano mancare nella nostra playlist. I Am All That I Need / Arroyo Seco / Thumbprint Scar è il pezzo inaugurale di Crack-Up, una suite in tre parti che si apre dolcemente minimal, con il sussurrare di una voce femminile a contorno, per poi cedere il passo a un’esplosione acustica, ripiegarsi a tratti su se stessa, e tornare poi a una dimensione intimista dove pare di sentire l’eco del rumore delle onde. Magica, da portare in cuffia.


2. MAC DEMARCO – THIS OLD DOG

This Old Dog, Captured Tracks

Title-track del nuovo album di DeMarco, è anche una delle tracce più alla DeMarco dell’album, chitarra sognante a contorno. Le canzoni d’amore di DeMarco sono rivolte alla compagna di sempre: Kiera McNally. Tanto che lei diventa nell’immaginario di Mac un vecchio cane, per sottintendere un atto di fedeltà. Eccola qui.


3. SLOWDIVE – SUGAR FOR THE PILL

Slowdive, Dead Oceans

Le otto tracce di cui è composto il disco che segna il ritorno degli Slowdive sono una parabola onirica di malinconia e nostalgia, in cui i singoli Star Roving e Sugar for the Pill sono il punto più alto. Un’amalgama che crea un ambiente sonoro morbido, liquido e rarefatto, dove lasciarsi andare ai sentimenti senza remore. Provate con questa qui.


4. PRIESTS – NOTHING FEELS NATURAL

Nothing Feels Natural, Sister Polygon Records

La voce di Katie Alice Greer è punk e riot come si deve, e arriva diritta al punto, accompagnata dalle distorsioni grezze delle chitarre che ci rendono indietro la sana atmosfera di un vecchio locale davvero devoto al post-punk – quelli che resistono insomma. La title-track è spettacolare.


5. CIGARETTES AFTER SEX – EACH TIME YOU FALL IN LOVE

Cigarettes After Sex, Partisan Records

Chiudiamo gli occhi. Durante il viaggio tra le pagine di questo diario sonoro le lacrime scendono calde e copiose sul viso, fino a diventare pioggia tra i sospiri di Each Time You Fall In Love. Se non esistessero bombe, dolore e sangue la vita avrebbe questo disco in sottofondo. Relax.


6. (SANDY) ALEX G – POISON ROOT

Rocket, Domino Records

Capire cos’è Rocket è difficile, ma forse a rifletterci meglio il filo conduttore c’è, e il cubo di Rubik si risolve pensando a cosa può essere il lo-fi aggiornato per i nostri tempi rumorosi. Poison Root è decisamente il pezzo più bello di questo cubo.


7. BEACH FOSSILS – THIS YEAR

Somersault, Bayonet Records 

Il singolo di lancio dell’album, This Year, che è anche il pezzo che apre Somersault, è probabilmente il più bello di tutto il disco. È il segno della freschezza devastante che travolge le nostre orecchie grazie alle chitarre soffuse e alla voce di Payseur, che a forza di ripetere nel chorus “No, I won’t be there in time” mantiene l’effetto di un sussurratore notturno di fairytales.


8. FUTURE ISLANDS – RAN

The Far Field, 4AD

Nel nuovo album dei Future Islands domina una combinazione di batteria e linea di basso impiegata senza variazioni sostanziali in tutte le dodici tracce. Il risultato porta a raccordare tra di loro le canzoni, ottenendo ritmiche che si appiccicano alla testa come nel caso di Ran, Cave o di Ancient Water. Avete paura di provare eh? Domani diteci com’è andata.


9. PERFUME GENIUS – SLIP AWAY

No Shape, Matador Records

Con Slip Away Perfume Genius affronta incisivamente la relazione con il compagno Alan Wyffels, e si lascia accompagnare da una bella scarica di musica adrenalinica. No Shape è il disco che consacra Perfume Genius, questo pezzo semplicemente impeccabile. Talento.


10. ALT-J – 3WW

Relaxer, Infectious Music

Ci troviamo davanti al disco più breve degli Alt-J ma anche al suo corrispondente più denso, enigmatico e mutevole, fatto di introduzioni musicali costanti, protratte nel tempo per scendere all’interno della storia, ognuna fedele a se stessa ma nemmeno così indipendente al contesto in cui si inserisce. 3WW e, poi, In Cold Blood, cinematic folk costantemente mescolato da una voce innocente, ottoni e una Casiotone che scavano piccole trincee prima del colpo di scena finale.


11. DIRTY PROJECTORS – KEEP YOUR NAME

Dirty Projectors, Domino Records

Keep Your Name è una vera e propria invocazione a ritmi soul che a poco a poco si aprono in una contorsione hip-hop ricca di effetti vocali (“I don’t know why you abandoned me / You were my soul and my partner“). Il talento di Longstreth per i frammenti sonori che tendono a riunirsi in un unico grande disegno sopravvive tutto in questa primissima traccia. Godetevela tutta.


12. THUNDERCAT – UH UH

Drunk, Brainfeeder 

Thundercat, al secolo Stephen Bruner, è un assoluto virtuoso del suo strumento. A volte la sua capacità di songwriting prevale sulle sue abilità tecniche, così come il fatto che sappia anche cantare in modo meraviglioso ci distrae dal fatto che il manico del suo fidato basso Ibanez a sei corde sia un parco giochi per le sue manone, che può farci praticamente tutto quello che vuole con una facilità disarmante. Il suo ultimo album Drunk ha pezzi che riescono a farcelo ricordare, come Captain Stupido e soprattutto Uh Uh.


13. KENDRICK LAMAR – DNA.

DAMN., Top Dawg Entertainment

Il nuovo album di Kendrick Lamar vede un grande ritorno in un lavoro di questo livello, quello di uno strumento che negli ultimi anni era spesso stato lasciato languire in una specie di purgatorio musicale, a smaltire i propri peccati d’ego: la chitarra. C’è veramente tanta sei corde nel disco, per lo meno per ¾, in modo evidente in PRIDE. o in LUST. e in modo più discreto in altre tracce come FEAR. Altra caratteristica di alcuni dei migliori pezzi sono gli improvvisi e geniali “beat changes” come in DNA. Curiosi?


14. THE XX – I DARE YOU

I See You, Young Turks

In I See You nessuno porta la maschera, la strada degli xx è rischiarata da una luce tenue, lo dimostrano le finezze pop di Say Something Loving e di I Dare You o le atmosfere soul e r’n’b di Lips e di Replica che danno un tocco di sensualità all’intera raccolta. Affinate le orecchie.


15. PHOENIX – J-BOY

Ti Amo, Glassnote Records

J-Boy è stato il primissimo singolo di lancio del nuovo album dei Phoenix e ha messo subito in chiaro l’ispirazione italo-dance di Ti Amo. Poteva non conquistarci al primo ascolto?


16. KASABIAN – YOU’RE IN LOVE WITH A PSYCHO

For Crying Out Loud, Columbia Records

Alzi la mano chi non ha ancora ascoltato o canticchiato questo singolo dei Kasabian (altro che Harry Styles!). Una delle cose che ci porteremo dietro quest’estate. Attenti a non innamorarvi, o a diventare psycho che fanno innamorare. Vi abbiamo avvisato per bene, voi infrangete le regole.


17. DEPECHE MODE – WHERE’S THE REVOLUTION

Spirit, Columbia Records

Altro singolo che come un fantasma si aggira nelle nostre radio estive quello dei Depeche Mode. Tornano tonanti, da un passato di grandi successi, e lo fanno con questa rivoluzione minimal, a portata di tutte le orecchie. Davvero non la conoscete ancora?


18. SOHN – CONRAD

Rennen, 4AD

La prima quartina di brani di Rennen scivola via meravigliosamente con perle come Conrad, uno dei brani più forti dell’album. Un disco per ballare, ma anche un disco da ascoltare per cogliere appieno le sfaccettature del talento di colui che ormai è riduttivo chiamare producer.


19. CLAP! CLAP! (FEAT OY) – HOPE

A Thousand Skies, Black Acre

Crisci è un artigiano itinerante, che parte dalla Toscana e cesella e intarsia la sua opera campionando voci, percussioni e sonagli atrraverso il Mediterraneo fino in Africa, per poi saltare ai ritmi footwork di Chicago, al funky made in UK, senza farsi mancare una strizzatina d’occhio ai vari producer losangelini, in testa a tutti Flying Lotus e Thundercat e alla loro wonky-house. Hope dà prova del suo talento.


20. TODD TERJE (FEAT DET GYLNE TRIANGEL) – MASKINDANS (EROL ALKAN REWORK) 

Maskindans, Olsen Records

Lo aspettavamo da It’s Album Time il nostro Todd Terje, e lo ritroviamo in forma smagliante a proporci un nuovo revival dance. Feat d’occasione e la presenza di Erol Alkan non fanno mancare di farsi sentire. Todd, guidaci in trance.


21. POPULOUS – AZULEJOS 

Azulejos, Wonderwheel Recordings

Emozioni pure, intuizioni, ritmi che ci fanno quasi sentire il sole sulla pelle, il sale fra i capelli, ed il sudore scendere giù sulla schiena mentre siamo impegnati a ballare, con in una mano un bicchiere e l’altra libera ad accompagnare la musica in un gioco intimo e personale, eppure così facilmente e meravigliosamente condivisibile con gli altri. Tutto questo (e non solo) è Azulejos di Populous, e la title-track non poteva mancare tra le tracce consigliate.


22. CLARK – PEAK MAGNETIC

Death Peak, Warp Records

Il producer inglese continua nel suo lungo viaggio nella sperimentazione, mutando costantemente fino a una totale integrazione con le macchine. Questo è Death Pick, settimo passaggio che spazia dal drone, la deep house e la techno più cruda. Godetevi Peak Magnetic per carpirlo.


23. JLIN – BLACK ORIGAMI

Black Origami, Planet Mu

Una title-track spettacolare rapisce subito l’attenzione e cattura con i suoi ritmi tribali, spezzati, dando un saggio di ciò che è footwork e di quanto le vibrazioni dance siano fondamentali nel ritmo di questa ramificazione elettronica. Provare per credere.


24. KELLY LEE OWENS (FEAT JENNY HVAL) – ANXI.

Kelly Lee Owens, Smalltown Supersound

Kelly Lee Owens esordisce con l’omonimo album di debutto, quel tipo di lavoro che rapisce ed imprigiona fin dal primo ascolto. Dieci tracce sapientemente texturizzate, dall’invitante retrogusto lisergico, in grado di fondere insieme techno minimal, dream pop, qualche elemento krautrock e di drone ambient, in un’alchimia capace di sfuggire piacevolmente a facili categorizzazioni. Quasi non fosse sufficiente, in Anxi. la collaborazione con Jenny Hval è l’ingrediente finale che sublima il tutto.


25. NATHAN FAKE – PROVIDENCE

Providence, Ninja Tune

Providence è un disco di inaspettata e rara lucentezza, inciso durante i primi sei mesi del 2016 direttamente nel suo studio di casa. Caratterizzato da un continuo alternarsi di paesaggi sonori onirici e surreali, il tratto distintivo che ne accomuna inequivocabilmente tutte le tracce è il suono creato tramite un Korg Prophecy, sintetizzatore cult di metà anni ’90. La title-track è una traccia caleidoscopica che preannuncia qualcosa di più inquieto.


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Non è ancora tempo di vere e proprie classifiche di album e di calcoli matematici, ma per ora possiamo darvi qualche consiglio di ascolto per la prima parte del 2017. Canzoni tratte da nuovi album che abbiamo amato ascoltare, e che forse arriveranno a fine anno a riempire anche la nostra classifica dei Best Of. Per ora potete lasciare accompagnare la vostra estate con questi ascolti in ordine sparigliato.

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26. ARCA – DESAFIO

Arca, XL Recordings

Non pare forse esagerato suggerire che Arca possa essere considerato uno degli esponenti cardine più vitali e rappresentativi, nel panorama experimental-elettronico degli ultimi anni. Il suo stile è immediatamente riconoscibile, inimitabile e fondamentalmente tanto padrone di sé da non risultare debitore di influenza alcuna, provatelo qui per capire. Spagnolo compreso.


27. ALGIERS – THE UNDERSIDE OF POWER

The Underside of Power, Matador Records

Shakerate suoni soul che si rifanno agli anni 60 della Motown, punk, dance, basi elettroniche e influenze gospel. Aggiungete la calda voce di Franklin James Fisher. Il risultato, che potrebbe suonare incredibilmente ambizioso quanto potenzialmente disastroso, è il marchio di fabbrica degli Algiers, la band di Atlanta che con solo due dischi ha già costruito un sound pienamente riconoscibile. E al terzo giro si conferma.


28. MARK LANEGAN BAND – NOCTURNE

Gargoyle, Heavenly Records

Gargoyle si è annunciato con un singolo decisamente scuro, Nocturne, ed è attraversato interamente da questa tensione, e poco importa che si tratti dei brani più confacenti alle origini come Dead’s Head Tattoo, con i suoi basso e batteria incalzanti, o Emperor con le sue chitarre vagamente stoner ed i coretti fatti da Josh Homme, oppure di pezzi dall’incedere liturgico, come un gospel sommesso, sulla base di organi sommessi ed arpeggiatori come Blue Blue Sea con l’ermetismo dei suoi testi. Lanegan è sempre Lanegan.


29. CLOUD NOTHINGS – MODERN ACT 

Life Without Sound, Carpark Records

Non è oggetto di discussione che abbiamo ancora bisogno dei Cloud Nothings e dei loro suoni. E Modern Act allora traspare come simbolo di questo umano bisogno. Prendete una pausa e ascoltate.


30. TIM DARCY – TALL GLASS OF WATER

Saturday Night, Jagjaguwar

Che bello questo dischetto di Tim Darcy, non possiamo risparmiarci un consiglio di ascolto. Si tratta dell’esordio solista del frontman degli Ought, band a cui siamo legati da un’ipotetica linea sentimentale che segue le scie moderne del punk. E poi i riferimenti di Darcy ci piacciono, Lou Reed aleggia per tutto il disco come un vecchio fantasma, sin dalla primissima traccia Tall Grass of Water. Provare.


31. BIG THIEF – SHARK SMILE

Capacity, Saddle Creek

La voce di Adrianne Lenker vi cullerà per tutte le 11 tracce di Capacity, sophomore album dei Big Thief da Brooklyn che è semplicemente uno dei più originali dischi di questa prima parte dell’anno. Definiti anche poeti del folk rock per la vena della Lenker di sussurrare storie, i Big Thief riescono a registrare un disco fresco e catartico, con colpi di classe come Shark Smile o Mythological Beauty. Scegliamo la prima.


32. EDDA – BRUNELLO

Graziosa Utopia, Woodworm

Brunello ha un’andatura decisamente rock. È un pezzo che sa di spazi chiusi e caldi, e ancora una volta vengono fuori i temi della punizione. Un artista autentico capace di raccontare e raccontarsi, attraverso testi visionari e una voce che è impossibile da descrivere con semplici parole.


33. JULIE’S HAIRCUT – GATHERING LIGHT

Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin, Rocket Recordings

Se proprio dovessimo cedere a sentimenti nazionalisti di tanto in tanto sarebbe anche colpa di pezzi del genere. Provate a non cadere in tentazione con noi.


34. COLIN STETSON – SPINDRIFT

All This I Do For Glory, 52Hz

All This I Do For Glory, primo vero album solista dal 2013, funziona come una suite di quaranta minuti, formata da sei pezzi indipendenti in cui emergono fortissimi alcuni dei tratti salienti dell’estetica e della tecnica musicale di Colin Stetson. Sprindrift è tutta da godere.


35. BONOBO – KERALA

Migration, Ninja Tune

Il suono di Migration sa abbassarsi di tono senza scendere di livello, contaminarsi senza rinunciare all’immediatezza nè alla qualità, senza appiattirsi quando il jazz si apre al drumbeat o dilaga nell’house, né rinunciare a essere groovy quando passa a momenti puramente ambient o suoni aerei che attingono dalla musica orientale o africana. Kerala non fa eccezione.


36. RADIOHEAD – LIFT

OK Computer OKNOTOK, XL Recordings

L’anno di un anniversario importante come OK Computer ci ha regalato, con la ristampa del disco, la pubblicazione di alcuni singoli inediti dei Radiohead. Lift è tra questi, e non possiamo certo restare indifferenti. Provate voi.


37. KAMASI WASHINGTON – TRUTH

The Armony of Difference, Young Turks

13 minuti di Kamasi Washington, come resistere a perdersi in questa magnifica Odissea sonora. Vi sembra un’impresa? avete paura di affaticarvi? Non abbiate paura, fatevi del bene e lasciate partire la traccia.


38. FATHER JOHN MISTY – TOTAL ENTERTAINMENT FOREVER

Pure Comedy, Bella Union

America di Donald Trump, America di Father John Misty, America di Pure Comedy e total entertainment, America di una rivolta in forma di lattina di Pepsi. L’ironia di Joshua Tillman è sempre stata sottile, cercando di scavare dentro le profonde contraddizioni della società in cui siamo capitati: quello strato di instant reality in cui ci siamo compromessi. Pure Comedy, e questo pezzo in particolare, non fanno eccezione. Conferma.


39. LAURA MARLING – SOOTHING

Semper Femina, Kobalt Music Group

Semper Femina è un disco di grande forza e intensità. Dopo sei dischi, la cantautrice britannica è diventata grande e, sebbene fin dagli esordi abbia dato prova di un notevole spessore compositivo, Semper Femina è l’indagine più lucida e matura del proprio percorso. Soothing vi colpirà.


40. VAGABON – FEAR & FORCE

Infinite Worlds, Father/Daughter Records

Una voce così bella al femminile, e che sappia mantenere una certa originalità laddove quasi tutte le strade sono state battute da Elena Tonra o Chan Marshall, è difficile da trovare nel panorama odierno. Eppure le atmosfere create da Lætitia Tamko sono una bella boccata d’aria. Vi lasciamo giudicare da soli, vale la pena.


41. JULIE BYRNE – NATURAL BLUE

Not Even Happiness, Universal Music New Zealand Limited

Not Even Happiness è un disco di classe, il ritorno al bel folk, dove la voce della Byrne accompagna raffinatamente la chitarra. In alcuni momenti sembra di star sentendo echi di una Joni Mitchell adattatasi alla contemporaneità, o di una prima Cat Power. Anima randagia di Buffalo, la folksinger americana che ha lavorato come guardia forestale al Central Park di New York, prova a raccontare un disagio contemporaneo delle metropoli che si risolve in una fuga dalle città per un’immersione nella natura. Così in Natural Blue si evoca il cielo.


42. PETER SILBERMAN – NEW YORK

Impermanence, Anti/Epitaph

Con Impermanence, Peter Silberman (The Antlers) ci trasporta in una dimensione in cui, di malinconia, sembrano essere permeate tutte le cose. Un incidente di percorso, l’udito che se ne va parzialmente, i rumori di una città (New York) che diventano improvvisamente insostenibili. Sono questi gli ingredienti con cui Silberman ha costruito il suo primo lavoro solista, facendo del suo esilio forzato l’incubatrice ideale per svilupparlo. Delicatamente, come se dovesse ri-imparare ad ascoltare.


43. GIRLPOOL – 123

Powerplant, ANTI 

Le Girlpool non sono ancora un gruppo maturo, ma si stanno lentamente avvicinando ad avere un’identità marcata, basta ascoltare tracce come Sleepless, Soup e Its Gets More Blue per capire quanto potenziale ancora inespresso abbiano queste giovani californiane. Ci sono molti mondi opachi da spolverare e li potete trovare concentrati in questi 28 minuti. Fatevi conquistare dalla loro leggerezza. 1,2,3.


44. PAOLO BENVEGNÙ – SE QUESTO SONO IO

H3+, Woodworm

Il nuovo album di Benvegnù è un viaggio interstellare come metafora dell’uomo, quello che vuole raccontarci Benvegnù è l’avventura che tocca all’anima, un ritorno agli immensi e sconfinati segreti che sono chiusi dentro di noi. Se questo sono io è uno di quei segreti-rivelazione.


45. MOUNT EERIE – REAL DEATH

A Crow Looked At Me, P.W. Elverum & Sun

Real Death avrebbe potuto essere la title track dell’album. Come un mantra queste due parole ritornano infatti in molti degli 11 pezzi che compongono il disco e proprio la morte e il reale sono le due colonne portanti dell’intero lavoro, binari lungo il quale corrono via 40 minuti di barely music, pescando sempre dalle parole di Elverum. Con questo disco Mount Eerie fa uno sforzo magnifico di apertura per raccontare la morte della moglie. Real Death.


46. KEVIN MORBY – COME TO ME NOW

City Music, Dead Oceans

Il viaggio dal Texas al cuore dell’America, con le sue metropoli, i suoi treni e le sue occasioni mancate, è il tema di City Music, che si apre con le meravigliose atmosfere soffuse di Come To Me Now, dove per un attimo Morby abbandona la chitarra e si lascia trasportare in un mondo personale di attese e suoni corposi. Il pezzo più originale del disco.


47. BEACH HOUSE – CHARIOT

B-Sides and Rarities, Sub Pop

Il disco si apre con uno dei due inediti, Chariot, un microcosmo di tutto ciò che i fan dei Beach House amano: un organo di chiesa che si fa spazio e si fonde con un tamburo prima e un crescendo di chitarra poi, in una cornice di glassa emozionale avvolgente. Sopra questa miscela si adagia stoica la voce di Victoria, rassicurante e curativa, come uno strato di aloe sopra bruciature emotive. Un inizio che è un marchio di fabbrica inconfondibile.


48. GORILLAZ (FEAT JENNY BETH) – WE GOT THE POWER

Humanz, Parlophone

Nei sette anni trascorsi in soffitta dai Gorillaz l’hip-hop è profondamente cambiato, e Albarn, che ha da sempre visto questo progetto come lo sfogo nella musica black che i Blur non avrebbero mai potuto dargli, ha scelto di mettere in primo piano la contemporaneità, la big picture, prima che sé stesso, la propria individualità e la propria storia, lasciando che il suono della sua band venisse reinventato di registrazione in registrazione. Tanti i feat d’autore, scegliamo quello con Jenny Beth delle Savages.


49. FOREST SWORDS – THE HIGHEST FLOOD

Compassion, Ninja Tune

L’immagine riassuntiva perfetta per Compassion è fornita dalla copertina del disco, raffigurante un uomo in posizione fetale che sorregge un pesante masso con le ginocchia, moderno Sisifo, ma dall’espressione placida: in questo senso, gli amanti dell’elettronica più scura non potranno che adottare la medesima mimica facciale nel pensare che, con la sua Compassion, Forest Swords ha trovato la formula vincente per interpretare il mondo attuale.


50 NICK MURPHY – I’M READY

Missing Link, Future Classic / Pias

Murphy stravolge quasi del tutto l’electro pop-soul morbido e dominato dai sintetizzatori, per concentrarsi più sulla parte meramente elettronica e su una voce che cerca nuove possibilità espressive. Ecco a voi l’ex Chet Faker sussurrarci di essere pronto a diventare Nick Murphy.


BONUS TRACK. THE WAR ON DRUGS – HOLDING ON

In questi primi sei mesi sono usciti fuori anche bellissimi singoli. Quello dei War on Drugs ve lo buttiamo dentro come bonus track, in attesa del loro nuovo album.

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