Non è ancora tempo di vere e proprie classifiche di album e di calcoli matematici, ma per ora possiamo darvi qualche consiglio di ascolto per la prima parte del 2017. Canzoni tratte da nuovi album che abbiamo amato ascoltare, e che forse arriveranno a fine anno a riempire anche la nostra classifica dei Best Of. Per ora potete lasciare accompagnare la vostra estate con questi ascolti in ordine sparigliato.
26. ARCA – DESAFIO
Arca, XL Recordings
Non pare forse esagerato suggerire che Arca possa essere considerato uno degli esponenti cardine più vitali e rappresentativi, nel panorama experimental-elettronico degli ultimi anni. Il suo stile è immediatamente riconoscibile, inimitabile e fondamentalmente tanto padrone di sé da non risultare debitore di influenza alcuna, provatelo qui per capire. Spagnolo compreso.
27. ALGIERS – THE UNDERSIDE OF POWER
The Underside of Power, Matador Records
Shakerate suoni soul che si rifanno agli anni 60 della Motown, punk, dance, basi elettroniche e influenze gospel. Aggiungete la calda voce di Franklin James Fisher. Il risultato, che potrebbe suonare incredibilmente ambizioso quanto potenzialmente disastroso, è il marchio di fabbrica degli Algiers, la band di Atlanta che con solo due dischi ha già costruito un sound pienamente riconoscibile. E al terzo giro si conferma.
28. MARK LANEGAN BAND – NOCTURNE
Gargoyle, Heavenly Records
Gargoyle si è annunciato con un singolo decisamente scuro, Nocturne, ed è attraversato interamente da questa tensione, e poco importa che si tratti dei brani più confacenti alle origini come Dead’s Head Tattoo, con i suoi basso e batteria incalzanti, o Emperor con le sue chitarre vagamente stoner ed i coretti fatti da Josh Homme, oppure di pezzi dall’incedere liturgico, come un gospel sommesso, sulla base di organi sommessi ed arpeggiatori come Blue Blue Sea con l’ermetismo dei suoi testi. Lanegan è sempre Lanegan.
29. CLOUD NOTHINGS – MODERN ACT
Life Without Sound, Carpark Records
Non è oggetto di discussione che abbiamo ancora bisogno dei Cloud Nothings e dei loro suoni. E Modern Act allora traspare come simbolo di questo umano bisogno. Prendete una pausa e ascoltate.
30. TIM DARCY – TALL GLASS OF WATER
Saturday Night, Jagjaguwar
Che bello questo dischetto di Tim Darcy, non possiamo risparmiarci un consiglio di ascolto. Si tratta dell’esordio solista del frontman degli Ought, band a cui siamo legati da un’ipotetica linea sentimentale che segue le scie moderne del punk. E poi i riferimenti di Darcy ci piacciono, Lou Reed aleggia per tutto il disco come un vecchio fantasma, sin dalla primissima traccia Tall Grass of Water. Provare.
31. BIG THIEF – SHARK SMILE
Capacity, Saddle Creek
La voce di Adrianne Lenker vi cullerà per tutte le 11 tracce di Capacity, sophomore album dei Big Thief da Brooklyn che è semplicemente uno dei più originali dischi di questa prima parte dell’anno. Definiti anche poeti del folk rock per la vena della Lenker di sussurrare storie, i Big Thief riescono a registrare un disco fresco e catartico, con colpi di classe come Shark Smile o Mythological Beauty. Scegliamo la prima.
32. EDDA – BRUNELLO
Graziosa Utopia, Woodworm
Brunello ha un’andatura decisamente rock. È un pezzo che sa di spazi chiusi e caldi, e ancora una volta vengono fuori i temi della punizione. Un artista autentico capace di raccontare e raccontarsi, attraverso testi visionari e una voce che è impossibile da descrivere con semplici parole.
33. JULIE’S HAIRCUT – GATHERING LIGHT
Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin, Rocket Recordings
Se proprio dovessimo cedere a sentimenti nazionalisti di tanto in tanto sarebbe anche colpa di pezzi del genere. Provate a non cadere in tentazione con noi.
34. COLIN STETSON – SPINDRIFT
All This I Do For Glory, 52Hz
All This I Do For Glory, primo vero album solista dal 2013, funziona come una suite di quaranta minuti, formata da sei pezzi indipendenti in cui emergono fortissimi alcuni dei tratti salienti dell’estetica e della tecnica musicale di Colin Stetson. Sprindrift è tutta da godere.
35. BONOBO – KERALA
Migration, Ninja Tune
Il suono di Migration sa abbassarsi di tono senza scendere di livello, contaminarsi senza rinunciare all’immediatezza nè alla qualità, senza appiattirsi quando il jazz si apre al drumbeat o dilaga nell’house, né rinunciare a essere groovy quando passa a momenti puramente ambient o suoni aerei che attingono dalla musica orientale o africana. Kerala non fa eccezione.
36. RADIOHEAD – LIFT
OK Computer OKNOTOK, XL Recordings
L’anno di un anniversario importante come OK Computer ci ha regalato, con la ristampa del disco, la pubblicazione di alcuni singoli inediti dei Radiohead. Lift è tra questi, e non possiamo certo restare indifferenti. Provate voi.
37. KAMASI WASHINGTON – TRUTH
The Armony of Difference, Young Turks
13 minuti di Kamasi Washington, come resistere a perdersi in questa magnifica Odissea sonora. Vi sembra un’impresa? avete paura di affaticarvi? Non abbiate paura, fatevi del bene e lasciate partire la traccia.
38. FATHER JOHN MISTY – TOTAL ENTERTAINMENT FOREVER
Pure Comedy, Bella Union
America di Donald Trump, America di Father John Misty, America di Pure Comedy e total entertainment, America di una rivolta in forma di lattina di Pepsi. L’ironia di Joshua Tillman è sempre stata sottile, cercando di scavare dentro le profonde contraddizioni della società in cui siamo capitati: quello strato di instant reality in cui ci siamo compromessi. Pure Comedy, e questo pezzo in particolare, non fanno eccezione. Conferma.
39. LAURA MARLING – SOOTHING
Semper Femina, Kobalt Music Group
Semper Femina è un disco di grande forza e intensità. Dopo sei dischi, la cantautrice britannica è diventata grande e, sebbene fin dagli esordi abbia dato prova di un notevole spessore compositivo, Semper Femina è l’indagine più lucida e matura del proprio percorso. Soothing vi colpirà.
40. VAGABON – FEAR & FORCE
Infinite Worlds, Father/Daughter Records
Una voce così bella al femminile, e che sappia mantenere una certa originalità laddove quasi tutte le strade sono state battute da Elena Tonra o Chan Marshall, è difficile da trovare nel panorama odierno. Eppure le atmosfere create da Lætitia Tamko sono una bella boccata d’aria. Vi lasciamo giudicare da soli, vale la pena.
41. JULIE BYRNE – NATURAL BLUE
Not Even Happiness, Universal Music New Zealand Limited
Not Even Happiness è un disco di classe, il ritorno al bel folk, dove la voce della Byrne accompagna raffinatamente la chitarra. In alcuni momenti sembra di star sentendo echi di una Joni Mitchell adattatasi alla contemporaneità, o di una prima Cat Power. Anima randagia di Buffalo, la folksinger americana che ha lavorato come guardia forestale al Central Park di New York, prova a raccontare un disagio contemporaneo delle metropoli che si risolve in una fuga dalle città per un’immersione nella natura. Così in Natural Blue si evoca il cielo.
42. PETER SILBERMAN – NEW YORK
Impermanence, Anti/Epitaph
Con Impermanence, Peter Silberman (The Antlers) ci trasporta in una dimensione in cui, di malinconia, sembrano essere permeate tutte le cose. Un incidente di percorso, l’udito che se ne va parzialmente, i rumori di una città (New York) che diventano improvvisamente insostenibili. Sono questi gli ingredienti con cui Silberman ha costruito il suo primo lavoro solista, facendo del suo esilio forzato l’incubatrice ideale per svilupparlo. Delicatamente, come se dovesse ri-imparare ad ascoltare.
43. GIRLPOOL – 123
Powerplant, ANTI
Le Girlpool non sono ancora un gruppo maturo, ma si stanno lentamente avvicinando ad avere un’identità marcata, basta ascoltare tracce come Sleepless, Soup e Its Gets More Blue per capire quanto potenziale ancora inespresso abbiano queste giovani californiane. Ci sono molti mondi opachi da spolverare e li potete trovare concentrati in questi 28 minuti. Fatevi conquistare dalla loro leggerezza. 1,2,3.
44. PAOLO BENVEGNÙ – SE QUESTO SONO IO
H3+, Woodworm
Il nuovo album di Benvegnù è un viaggio interstellare come metafora dell’uomo, quello che vuole raccontarci Benvegnù è l’avventura che tocca all’anima, un ritorno agli immensi e sconfinati segreti che sono chiusi dentro di noi. Se questo sono io è uno di quei segreti-rivelazione.
45. MOUNT EERIE – REAL DEATH
A Crow Looked At Me, P.W. Elverum & Sun
Real Death avrebbe potuto essere la title track dell’album. Come un mantra queste due parole ritornano infatti in molti degli 11 pezzi che compongono il disco e proprio la morte e il reale sono le due colonne portanti dell’intero lavoro, binari lungo il quale corrono via 40 minuti di barely music, pescando sempre dalle parole di Elverum. Con questo disco Mount Eerie fa uno sforzo magnifico di apertura per raccontare la morte della moglie. Real Death.
46. KEVIN MORBY – COME TO ME NOW
City Music, Dead Oceans
Il viaggio dal Texas al cuore dell’America, con le sue metropoli, i suoi treni e le sue occasioni mancate, è il tema di City Music, che si apre con le meravigliose atmosfere soffuse di Come To Me Now, dove per un attimo Morby abbandona la chitarra e si lascia trasportare in un mondo personale di attese e suoni corposi. Il pezzo più originale del disco.
47. BEACH HOUSE – CHARIOT
B-Sides and Rarities, Sub Pop
Il disco si apre con uno dei due inediti, Chariot, un microcosmo di tutto ciò che i fan dei Beach House amano: un organo di chiesa che si fa spazio e si fonde con un tamburo prima e un crescendo di chitarra poi, in una cornice di glassa emozionale avvolgente. Sopra questa miscela si adagia stoica la voce di Victoria, rassicurante e curativa, come uno strato di aloe sopra bruciature emotive. Un inizio che è un marchio di fabbrica inconfondibile.
48. GORILLAZ (FEAT JENNY BETH) – WE GOT THE POWER
Humanz, Parlophone
Nei sette anni trascorsi in soffitta dai Gorillaz l’hip-hop è profondamente cambiato, e Albarn, che ha da sempre visto questo progetto come lo sfogo nella musica black che i Blur non avrebbero mai potuto dargli, ha scelto di mettere in primo piano la contemporaneità, la big picture, prima che sé stesso, la propria individualità e la propria storia, lasciando che il suono della sua band venisse reinventato di registrazione in registrazione. Tanti i feat d’autore, scegliamo quello con Jenny Beth delle Savages.
49. FOREST SWORDS – THE HIGHEST FLOOD
Compassion, Ninja Tune
L’immagine riassuntiva perfetta per Compassion è fornita dalla copertina del disco, raffigurante un uomo in posizione fetale che sorregge un pesante masso con le ginocchia, moderno Sisifo, ma dall’espressione placida: in questo senso, gli amanti dell’elettronica più scura non potranno che adottare la medesima mimica facciale nel pensare che, con la sua Compassion, Forest Swords ha trovato la formula vincente per interpretare il mondo attuale.
50 NICK MURPHY – I’M READY
Missing Link, Future Classic / Pias
Murphy stravolge quasi del tutto l’electro pop-soul morbido e dominato dai sintetizzatori, per concentrarsi più sulla parte meramente elettronica e su una voce che cerca nuove possibilità espressive. Ecco a voi l’ex Chet Faker sussurrarci di essere pronto a diventare Nick Murphy.
BONUS TRACK. THE WAR ON DRUGS – HOLDING ON
In questi primi sei mesi sono usciti fuori anche bellissimi singoli. Quello dei War on Drugs ve lo buttiamo dentro come bonus track, in attesa del loro nuovo album.