L’incanto trasformista di Vinicio Capossela | Flowers Festival, Collegno

La calura ha sempre accompagnato Vinicio Capossela in tutti i suoi viaggi e continua a seguirlo anche quest’estate in occasione del tour di presentazione del suo nuovo disco, Canzoni della Cupa. Si tratta di un album che ha visto la luce dopo tredici anni di rielaborazioni e che risente della maturità di un uomo che prima di essere un cantautore è soprattutto un cantastorie. Nelle ventotto canzoni che compongono Polvere e Ombra, le due parti che riflettono la duplice anima del disco, ci sono quella lentezza e quella vitalità che potrebbero appartenere soltanto al Sud e alle origini irpine di Capossela.

A Torino, invece, dall’altro capo della penisola, nelle notti di luglio afa e frenesia immobilizzano il respiro anche quando il sole tramonta il sole dietro le Alpi e le luci artificiali iniziano ad accendersi attraendo insetti di ogni specie. Sopra il palco del Flowers Festival è tutto pronto per accogliere Vinicio Capossela e la sua band, mentre i torinesi Mau Mau suonano e cantano facendo gli onori di casa. Nel cuore del Parco della Certosa di Collegno una pioggia di sudore avvolge un pubblico accaldato, ma trepidante. Ci sono tanti ragazzi, ma anche numerose famiglie e coppie che si dispongono ovunque, anche sulla collinetta vicino allo stand della birra alla ricerca di brezza e idratazione.

Dietro una siepe di frumento appare un inedito Capossela travestito da fauno, la divinità protettrice dei raccolti e dei pascoli, mentre inizia a intonare La bestia nel grano. Il torso scoperto, le corna da caprone in testa e il flauto al collo: l’esibizione parte da qui e dalla vocazione trasformista del performer nato in Germania, ma a tutti gli effetti italiano. Lo spettacolo pone, infatti, l’accento sul rapporto tra l’uomo e la natura e sulla devozione unilaterale dell’uno nei confronti dell’altra.

La prima parte del concerto è un inno nei confronti dell’immutata bellezza della campagna e al susseguirsi inesorabile delle stagioni, ma è anche una presa di posizione contro coloro che senza scrupoli distruggono le tradizioni millenarie dei propri avi. Le sonorità di una festa di paese, tra luminarie colorate e mariachi, sono le immagini che maggiormente ci rimangono impresse insieme al continuo cambio di copricapi e costumi di Capossela.

La musica fluttua nell’aria bollente, sempre più carica di umidità, mentre i pensieri vorticano veloci. Se i brani di Le Canzoni della Cupa sono uno spunto di riflessione, canzoni come Maraja, Che cos’è l’amor o Il ballo di San Vito fanno presto a diventare danze travolgenti che non risparmiano nessuno dei presenti. A scalfire più di tutte le altre canzoni il cuore dei torinesi è, però, il Tanco del Murazzo, la ballata dedicata alle notti passate in riva al Po in attesa di albe magiche e di incontri che non passano inosservati. Le fantasie e le istantanee di un concerto di Vinicio Capossela difficilmente si possono trovare in altre esibizioni: avete mai provato nostalgia per epoche mai vissute? Il Polvere Tour vi fornisce le risposte che cercate.

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