Libera: da Marx a Marx

Libera. Diventare grandi alla fine della storia” di Lea Ypi, pubblicato da Feltrinelli e tradotto da Elena Cantoni, è un memoir che attraversa la storia dell’Albania dal regno di Zog, al socialismo di Enver Hoxha sino al passaggio all’economia di mercato avvenuto dopo il crollo prima del Muro di Berlino e poi dell’URSS.

Protagonista è la stessa Lea, Leushka, insieme a tutta la sua famiglia: i genitori che più diversi tra loro non potrebbero essere, una nonna che appare come la figura granitica della famiglia, un piccolo fratello. E poi ci sono gli amici, i vicini, gli abitanti del quartiere nell’affresco di Durazzo che Ypi ci offre man mano, in un andirivieni temporale che ha il suo inizio negli anni ’80.

Enver Hoxha in un dipinto di Zef Shoshi

Enver Hoxha è al potere dal 1944 e l’Albania è uno dei paesi più isolati del blocco socialista, ha rotto i rapporti con l’Unione Sovietica, con la Jugoslavia ed è fuori dal patto di Varsavia. Il messaggio che arriva dal potere è quello dei più chiari: l’Albania è l’ultimo paese rimasto veramente fedele alla causa, l’unico paese nel quale può avvenire il salto dal socialismo al vero comunismo. E in questo la piccola Lea ha assoluta fiducia.

La vita di Lea si muove in assoluta fedeltà al Partito, in un’età in cui l’appartenenza sembra ancora quasi una trama giocosa, la vita da Pioniera, le colonie estive, le grandi manifestazioni collettive. Lea si muove con passo sicuro verso la strada che il partito ha tracciato per lei, è un’entusiasta, e in segno di ringraziamento per quanto ricevuto non vede l’ora di appendere in casa una bella foto dello Zio Enver. Se tutto ha sempre volto più o meno per il meglio, proprio quell’affissione fotografica inizia ad essere il primo vero mistero della vita di Leushka. Sembra che questa foto non s’abbia d’appendere. Una volta manca il giusto spazio, la volta dopo manca una cornice abbastanza bella e tutte queste volte iniziano ad accumularsi sino ad instillare in Lea il dubbio: perché in questa casa nessuno sembra amare lo Zio Enver quanto me?

La risposta a questa domanda la si trova all’interno della storia stessa dell’Albania intrecciata con la storia familiare dell’autrice che piano piano verrà svelata capitolo dopo capitolo.

Chi è veramente la nonna di Leushka? Cosa significa avere delle brutte biografie? Come può una biografia essere brutta di per sé? Tutte queste domande bombardano la mente della Lea bambina nel suo percorso di crescita, sino a renderle chiaro un mondo che non aveva mai avuto la possibilità di vedere.

Mausoleo di Enver Hoxha, wikicommons

Intanto gli anni passano, lo zio Enver è morto, il muro di Berlino è caduto e quello che era il blocco socialista è sconvolto da veri e propri terremoti interni. Numerosi sono gli albanesi che decidono di abbandonare il paese di origine cercando fortuna altrove, in particolare in Italia, incontrando però anche tragici e poveri destini, vedendo i propri sogni demoliti da un sistema che del più debole non sa che farsene.

Nel mentre le prime elezioni e i successivi rovesciamenti di governi portano l’Albania verso una economia di mercato, una terapia shock come quella che ha sconvolto la Russia di Eltsin disintegrandone il tessuto sociale.

Sono i primi anni ’90 e mentre l’Albania cerca di costruire se stessa, i Balcani sono sommersi da bombe e proiettili e tutti sembrano più impegnati a distruggersi con il germe della disgregazione che emerge ovunque ci si volti.

Il cambio di sistema economico sconvolge la vita quotidiana di Lea, i genitori si addentrano all’interno di nuovi impieghi e intanto la protagonista cresce e prende le sue prime cotte, si muove nell’ambito delle sue prime esperienze nel mentre che la Coca-Cola diventa una bibita qualunque, perdendo il suo status di reliquia, eco di un mondo lontanissimo.

Ma il cambiamento non porta alla fioritura sperata, dove Hoxha reprimeva schiacciando, il capitalismo distrugge divorando.

La prima metà degli anni ’90 è infatti trascorsa, e gli albanesi sono diventati un popolo di investitori, attratti dai succosi tassi di interesse promossi dalle varie finanziare avventatasi come predatori feroci sul paese. Ciò che gli albanesi non sanno è l’esistenza di un preciso sistema ideato da un italiano nato a Lugo, in Emilia-Romagna, nel 1882: Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi, conosciuto come Charles. La quasi totalità dei soldi dei cittadini albanesi viene risucchiata attraverso il suo schema. Non rimaneva più niente. Siamo nel 1997.

È l’anno della Crepa. Non solo per il Paese, che si trova gettato nel terrore della guerra civile scaturita dall’assenza di ogni cosa, ma anche per Lea, travolta dalla posizione del padre e dalle decisione della madre, in quello che sarà uno dei più grandi shock della sua vita.

Lea Ypi

Gli anni passano, la scrittura si avvicina sempre più al nostro tempo e Lea ci rende partecipi della sua vita adulta, delle sue scelte. I frammenti di una vita sconvolta dalle infinite fratture la portano a non interessarsi a saperi specifici, ma a cercare una tela da intessere per poter ricompattare la storia e poter ricompattare se stessa: Lea vuole studiare filosofia, ma a casa non ne vogliono sentire parlare. È una lotta, dove alla fine a vincere è un compromesso.

Studierai filosofia, le viene detto, ma mai e poi avrai qualcosa a che fare col marxismo che tanto aveva squarciato le loro vite.

Oggi Lea Ypi insegna Political Theory alla London School of Economics. I suoi autori chiave? Immanuel Kant e Karl Marx.

Perché gli spettri non possono morire.

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