L’Etiope e la necessità dell’indie-rock

Visto il nome, questo potrebbe essere un disco celebrativo di tanti anni di carriera, Tutti i successi. E invece si tratta del disco d’esordio della band milanese L’Etiope.

La storia di questa band, inizia tre anni fa, col chitarrista e cantante Andrea Cocco, il bassista Alex Roggero e i fratelli Tosi, Gianluca alla batteria e Guido ai sintetizzatori, chitarra e seconde voci.

Il nome è un tributo a una famosa scena del film Ecce Bombo di Nanni Moretti, regista tanto amato dalla cultura indie nostrana. In realtà musicalmente il disco presenta un indie-rock che è relativamente distante dall’idea contemporanea di indie, più vicina probabilmente ai vecchi dischi dei Marta sui Tubi e questa, va da sé, è una bellissima somiglianza.

Le tracce che compongono il disco si muovono con disinvoltura una dopo l’altra, regalando all’orecchio un bel sound alternative che parte da ballate che nascono dal grunge fino ad arrivare a sonorità più leggere.

Prosopopea è il brano d’apertura, e subito si percepiscono spinte energiche positive e un ritmo che si incastra perfettamente con il testo rigorosamente in italiano, che fa l’occhiolino a prodotti cantautoriali d’eccellenza.

Basta con le donne, mi prendo un cane colpisce fin dal primo ascolto ed è praticamente già pronta ad essere diffusa in radio, visto non solo il titolo evidentemente provocatorio che la presenta, ma anche la sua capacità di essere riconoscibile sin da subito, senza trascurare l’ottima qualità musicale.

I dieci brani che compongono il disco creano il giusto ambiente per poter apprezzare al meglio le capacità tecniche e compositive della band: la voce solista di Andrea ha mille sfaccettature, suona libera ma decisa, potente ma composta.

Una piacevole sorpresa è L’assenza del tempo, che ha quello stile scanzonato ma non per questo poco serio che un po’ riporta alla mente il sound di Lorenzo Kruger e dei suoi Nobraino, sempre accompagnato da una voglia di muoversi e ballare; poi si torna subito ad una serietà apparente e più tendente al rock con la sesta traccia del disco, Vestiti male, che in realtà è una più o meno esplicita denuncia della superficialità dilagante.

Vestiti male
Che una gonna non fa altro che distrarre da ciò che sta a cuore al cuore
Vestiti male
Sai quel gesto e quello sguardo bastan soli a farmi perder la ragione!
Il mio respiro è l’abito per te.

Ritmi misti di riff grintosi che si intrecciano a movimenti musicali meno acuti, più morbidi e orecchiabili, facili da ricordare ma senza mai scadere nel banale. L’album presenta una novità dietro l’altra, un sound che ogni volta si presenta coerente ma diverso e nuovo, tanto che in Ommo, per esempio, si ricorre al dialetto sardo per una canzone dalle inclinazioni progressive rock, a cui la lingua isolana si adatta perfettamente.

L’ultima traccia dell’album, che chiude questo Tutti i successi, si ispira senza nasconderlo troppo al misterioso racconto “The Music of Erich Zann” di H.P. Lovecraft: si può considerare riuscito il tentativo di trasformare in un brano musicale, un’opera scritta che parla di musica. Echi e risonanze riempiono e danno sostanza al racconto, e sembra quasi che i suoni che il musicista sente leggendo il racconto, prendano improvvisamente vita.

Questo album è un lavoro unico, che dà risalto a un sound organico dei brani nell’insieme, piuttosto che al singolo “pezzone”. Siamo abbastanza lontani dalla malinconia indie a cui ormai le nostre orecchie si sono abituate, siamo più vicini, forse, ad un collage di elementi, assemblati in maniera particolare ma coerente. Senza dubbio i ragazzi de L’Etiope hanno un’anima rock che in questo lavoro è riuscita a venir fuori, passando attraverso molteplici elementi stilistici.

 

Exit mobile version