Simboli di una maggiore età passata, presente e futura, nata in Emilia. Per questo Emilia Parabolica, il progetto di Massimo Zamboni (ex-CCCP e CSI), non è un concerto ma una storia intima e personale, per chi la fa e per chi la vive. È una storia perché ci sono tanti protagonisti diversi. Dei tanti che si vedono sul palco, Danilo Fatur, Mara Radeghieri (Ustmamò), Angela Baraldi, Max Collini e Daniele Carretti (Offlaga Disco Pax), e di quelli che non salgono mai ma è come se ci fossero, perché li avverti silenziosi muoversi nell’ambiente. Le storie dentro la storia, di chi ha perso compagni di strada e ancora si sa commuovere, sopra e sotto al palco, di chi attende fino all’ultimo che il gran cerimoniere del Tuwat di Carpi appaia e ne rimane deluso, perché anche questa volta Ferretti non è tornato, ma è la quiete a svelare i conti in sospeso, l’assenza fa il resto. E, poi, c’è chi quelle storie le ha vissute per davvero sopra la propria pelle, chi ne ha sentito solo parlare, chi si dice, invece, che è nato nell’epoca sbagliata. Emilia contenitore di parabole del progresso, inscindibile dal passato folkloristico e dalla tradizione partigiana, capace di far sentire l’odore di quello che dovevano essere le feste dell’Unità un tempo, prima che tutti si lasciassero più soli e si dimenticassero che sapere da che parte stare è una posizione già fondamentale.
Prove tecniche di resurrezione, incipit ed esordio di Massimo Zamboni, l’inizio del racconto dalle sue ceneri. Dedica prima che il concerto o,
meglio, la narrazione vera e propria cominci. Canzone di ritorni, come quello di Mara Radeghieri, voce degli Ustmamò, lontana dalle scene da tanto tempo, sommersa dagli applausi e dai brividi di chi la ascolta cantare Quando se non ora e Don’t Forget, prima di chiamare sul palco la sua band-progetto di ricerca anarchica Dio Valzer, piccolo sipario prima che arrivi il secondo capitolo. Sferzante e improvviso, come la stanca muscolatura di Fatur, perché è Max Collini a dar voce, in maniera sorprendentemente ferrettiana, ad Allarme, mentre Daniele Carretti e Jukka Reverberi (Giardini di Mirò) gli danno le chitarre, prima che Zamboni, silenzioso padrone di casa che non ha bisogno del centro della scena per farsi notare, lasci di nuovo il palco alle parole di Cinnamon, Kappler e Palazzo Masdoni. Le storie raccontate e quelle a cui invece le parole non bastano per spiegarsi, di questo si tratta. Lo capisci dalle lacrime e dai ricordi, davanti e intorno a te, e non si tratta di essere solo lettori o comparse, perché lo spettacolo ti risucchia nel suo continuo procedere. Max Collini è rimasto sul palco quando Zamboni ritorna, Militanz e Sono come tu mi vuoi, il terzo capitolo è servito. Prosegue Angela Baraldi, in successione rapida e senza tregua, ci sono Mi Ami?, Huligani Dangereux, Io Sto bene,Curami e Spara Jurij prima di Eptadone degli Skiantos. Un altro pezzo di quella trama parallela e silenziosa che si manifesta in continuazione, prima che si chiuda la prima parte con Trafitto, imbeccata ai Modena City Ramblers che saliranno successivamente sul palco. La seconda parte è quella del ricordo e della riscoperta, canzoni partigiane e piene di dialetto, che quasi non si pronunciano più per paura di perdere terreno nella grande corsa a trovare lo spazio meno ostile possibile. Ma le sorprese non sono finite, perché viene chiamato un ospite non previsto, a Cisco Bellotti, ex membro degli stessi MCR, viene affidata forse una tra le canzoni più delicate dei CCCP. Annarella è la canzone di chiusura quando il microfono viene girato al pubblico prima che le luci si spengano sul palco, perché non ci sono protagonisti e ascoltatori, ma un unico grande movimento.
Non è finita, però, dopo due ore di concerto, c’è ancora tempo per le ultime due canzoni prima di tornare a casa, ossa rotte, occhi lucidi e attesa. Ultimo volo America, Zamboni e Marina Parente, prima che tutti insieme salgano sul palco per quell’Emilia Paranoica così tanto attesa che sa di arrivederci piuttosto che di addio. La conclusione, così, non è una fine, perché non è ancora giorno, perché non si parla di sole ma di quella parte più lontana dell’Emilia dei CCCP. Paranoica, addormentata ma tuttavia sveglia, che a Berlino ha sempre preferito Carpi, prima che una parte di tutto questo venisse perduto nelle macerie del tempo, dei muri e dei cambiamenti. In qualche modo Emilia Parabolica, dove la parte più spessa del punk si è ammorbidita in un rock più indipendente dall’assenza del suo cantore e adatto ai vari interpreti, è l’evoluzione più naturale di quella parte dei germi ex CCCP. Come la conversione di Ferretti, un trans europa express, in alexander platz come in piazza del duomo, che assorbe e manipola tutto quello che tocca, lungi dal potersi fermare. Una di quelle lezioni che, come medicine, vanno assunte per non addormentarsi definitivamente. Un continuo progredire, in attesa del suo atto conclusivo.
Ma tutte le storie hanno una morale, anche quelle che non finiscono, e questa continua, perché magari l’anno prossimo, Giovanni Lindo Ferretti torna e anche quel capitolo avrà finalmente seguito.
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FOTO DI LAURA FRATAGNOLI
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Setlist:
Prove tecniche di resurrezione – Massimo Zamboni
Quando se non ora – M.Zamboni e Mara Radeghieri
Don’t Forget
Inno dei Malfattori – M. Radeghieri con i Dio Valzer
Il Galeone
Oh! Battagliero
Allarme – M. Zamboni con Max Collini e Daniele Carretti (ODP) e Jukka Reverberi (GDM)
Cinnamon – M. Collini, D. Carretti e J. Reverberi
Kappler
Palazzo Masdoni
Militanz – M. Zamboni con M. Collini
Sono come tu mi vuoi
Mi Ami – M. Zamboni con Angela Baraldi
Huligani Dangereux
Io sto bene
Curami
Spara Jurij – M. Zamboni con A. Baraldi e M. Collini
Eptadone (Skiantos) – M. Zamboni con A. Baraldi
Trafitto
Al Fiomm – Modena City Ramblers
S’ciòp e Picòun
Il violino di Luigi
Fischia il vento
Bella Ciao – MCR e Cisco Bellotti
Annarella – M. Zamboni e C. Bellotti
Encore:
Ultimo Volo America – M. Zamboni e Marina Parente
Emilia Paranoica – Tutti