Più di un piccolo film di Natale. Più di un omaggio a una lettera che Elsa Morante scrisse il 21 dicembre del 1971 al suo caro amico Goffredo Fofi quando, per augurargli buon natale e felice anno nuovo, coglie l’occasione per raccontargli un aneddoto realmente accaduto, o “vero almeno in parte, e fino a un certo punto”. Con il suo bel cortometraggio lungo trentasette minuti, Le pupille, Alice Rohrwacher ci regala una storia che rilegge le parole di Elsa Morante, le dilata nel tempo e, pur continuando a rispecchiarle, stravolge tutto.
Caro Goffredo
con questa mia lettera ti mando i miei auguri di Natale e Anno Nuovo, e ti racconto, per l’occasione, un fatto vero (vero almeno in parte, e fino a un certo punto).
Proprio come raccontato nella lettera a cui, come dichiara la sua regista, “maldestramente, liberamente” si ispira, il piccolo film di Rohrwacher è ambientato in un collegio religioso alla vigilia di Natale. La “decina di ragazzetti” a cui fa riferimento nella lettera diventano qui “le pupille”, dal latino pupillă che, originariamente, significava proprio bambina, orfanella. Le pupille, infatti, sono le “orfanelle sante” che pregano per chi arrivasse da loro a chiedere una loro innocente intercessione, sotto la guida di una severa e intransigente Madre Superiora interpretata da Alba Rohrwacher e delle altre suore, tutte a loro modo particolarmente caratterizzate. Il ragazzetto Egidio di Morante diventa, per Rohrwacher, Serafina (Melissa Falasconi): una bambina diligente, timida, forse outsider rispetto alle proprie compagne, ma sempre precisa, o almeno ci prova.
Il fulcro del racconto, vero o presunto, di Morante non viene mai perso di vista: sia nella lettera che su pellicola c’entra sempre un dolce molto invitante, una zuppa inglese molto bella e molto buona dal diametro di almeno quarantacinque centimetri (nel film, inoltre, viene posto l’accento più volte sul fatto che, in tempo di guerra, tale prelibatezza fosse stata preparata addirittura servendosi di settanta uova). Mentre Morante sorvola sulla natura di questo dono delizioso, Rohrwacher ci racconta che a portarlo al collegio è una ricca signora, l’innamorata Rosa – un personaggio sopra le righe che fa da effetto calamita interpretato da Valeria Bruni Tedeschi –, che cerca la mediazione delle orazioni da parte delle orfanelle sante, come lei stessa le chiama per ritrovare l’amore dell’uomo che ama e che è, purtroppo, un po’ sfasato e per questo motivo l’ha abbandonata per un’altra donna. In entrambi i casi, questo è il momento del fioretto, che ha come protagonista la famosa zuppa inglese.
Sempre nella lettera, Morante lo racconta così:
Figlioli, in questo santo giorno vi invito a pensare a tanti poveri bambini che non hanno nemmeno il pane: e nel pensiero di questi poverelli vi invito a offrire un fioretto a Gesù. A ciascuno dei presenti qui raccolti a questa tavola tocca, o toccherebbe, una fetta della torta che qui vedete. Ebbene, ecco la mia proposta: rinunciare alla propria fetta di torta, offrendola come fioretto a Gesù. Tutti i bambini buoni che sono d’accordo su questo fioretto, adesso si alzeranno da tavola. Va bene?
Fioretto che sia Egidio che Serafina rifiutano, aggiudicandosi un pezzo di torta che, tuttavia, non mangeranno. Questo loro gesto, anarchico, per niente remissivo, li qualifica come cattivi. Nel film Le pupille il climax da cattiva di Serafina è preceduto da un altro evento: le pupille sono in ascolto solenne di un comunicato radiofonico sulle sorti della guerra (la seconda guerra mondiale, rispetto alle coordinate temporali date da Morante a Fofi, il tempo della storia è evidentemente sbalzato in avanti, eppure l’atmosfera si ritrova perfettamente). Qui, per un’interferenza, gli eventi bellici lasciano spazio a una canzone gioiosa e proibita: Ba-ba-baciami piccina, motivo per cui tante piccole lingue saranno (letteralmente) lavate col sapone dalla Madre Superiora in persona, inclusa quella di Serafina, protagonista inconsapevole di tutto il fattaccio.
Le pupille è una riflessione magica e reale sull’innocenza di essere bambine in un mondo che si fa fatica a comprendere. Un film puro e delicato, che segue quelle atmosfere già di casa per Alice Rohrwacher e ne riprende le tematiche dei lavori precedenti: questo accade un po’ per l’intero cortometraggio, ma di più nella scena, iconica, di quella che doveva essere di fatto una recita di Natale che diventa occasione una presentazione di doni da parte delle fedeli.
Una bella prova di recitazione per Alba Rohrwacher, che quando è diretta dalla sorella trova sempre la sua dimensione, ma qui ha modo di uscire dalla sua comfort zone, dato che forse è uno dei rari casi in cui si è ritrovata ad interpretare un ruolo algido e severo come quello della Priora.
La protagonista, la piccola Melissa Falasconi, è proprio come ci immagineremmo Serafina che, tutt’altro che cattiva, è solo una bambina. Un plauso anche a tutte le altre bambine, le orfanelle compagne di Serafina, letteralmente un uragano di visi e risate che contrasta col grigiore di tutto quel collegio.
Le pupille è un corto scritto e diretto da Alice Rohrwacher, girato in pellicola 16mm a Bologna, prodotto da Alfonso Cuarón insieme a Carlo Cresto-Dina, è stato presentato in anteprima all’ultimo Festival del cinema di Cannes ed è recentemente entrato tra i quindici cortometraggi candidati nella short list per i prossimi Oscar. È in catalogo su Disney+. Chissà se Elsa Morante avrebbe apprezzato, ci sono buone possibilità.